Riporto da un commento che ho lasciato su Facebook in una discussione in cui alcune persone continuano a sostenere che "gli animali non hanno colore politico".
Forse non avranno colore politico, ma il colore politico (e se avrete la pazienza di arrivare fino in fondo capirete cosa intendo io per politica) sicuramente determina le condizioni degli animali.
Se gli animali vengono sfruttati e uccisi non è perché ci sono persone più cattive di altre (visto che tutti noi abbiamo mangiato carne in passato o indossato pelle e quindi non è che prima eravamo cattivi e poi siamo diventati improvvisamente buoni), ma perché ci insegnano a vivere entro determinate logiche sociali e culturali di dominio e prevaricazione, che sono le stesse logiche che sostengono determinate ideologie politiche (come il fascismo, ad esempio, traducibile in gerarchie, nazionalismo, identitarismo, controllo, stato di polizia ecc.), più in generale tutto il sistema istituzionale della politica. Salvini, per restare in tema, è uno che strumentalizza la rabbia di pancia di persone esasperate dal malgoverno indirizzandola verso sentimenti razzisti, xenofobi e discriminanti e che tipo mai di rispetto per gli animali vorremmo pretendere da chi sulle discriminazioni (che siano di specie, etnie, orientamenti sessuali o genere poco importa) ci fonda e costruisce il proprio pensiero? Per cui dire che occuparsi degli animali non dovrebbe contemplare alcun pensiero politico è semplicemente assurdo perché la maniera in cui noi ci occupiamo della realtà che ci circonda è fondamentale anche per costruire una società in cui gli animali non saranno più sfruttati. Dovremmo essere libertari, per una società totalmente liberata da dominio, sfruttamento, oppressione e prevaricazione. E una società siffatta non sarà possibile realizzarla finché anche solo una persona o animale continuerà a essere discriminato. Liberare gli animali, lasciando inalterate le strutture di potere e dominio non avrebbe senso perché proprio tautologicamente la liberazione entro dinamiche sociali di dominio e sfruttamento non avverrà mai. Infine tutti facciamo politica, volenti o nolenti, la politica riguarda tutto. Anche aprire una gabbia è politica perché ha conseguenze sulla trama del tessuto sociale (a patto che si faccia con determinate strategie dietro, tipo di disobbedienza civile). Quindi questa cosa di dire che gli animali non hanno colore politico è falsa perché il loro sfruttamento è frutto di un condizionamento preciso e di precise strutture sociali che hanno tutte avuto colori politici. Semmai, per come la penso io, è la politica istituzionale ad essere sbagliata, quindi partitica poiché tutta collusa col potere e interessata a mantenere lo status quo fondato sulla logica di dominio, dovremmo infatti riappropriarci di una politica dal basso, attiva, libertaria, nel rispetto della libertà di ogni corpo animale, sostanzialmente anarchica. L'anarchismo non è caos, né assenza di regole, ma politica individuale dal basso sempre con lo sguardo rivolto verso il bene della collettività, di cui tutti facciamo parte, animali non umani inclusi.
Premesso questo, come sostengo da diverso tempo, la lotta per la liberazione animale ha una sua specificità che la rende diverse da tutte le altre, essendo gli animali non umani soggetti non in grado di autorappresentarsi o di negoziare la loro libertà - o meglio, si autorappresentano continuamente invero, ogni volta che si ribellano al dominio, che urlano, che scalciano, che lottano per la libertà che gli è stata sottratta, ma purtroppo non vengono ascoltati e quindi per il momento non possiamo fare di meglio che portare noi avanti le loro istanze di liberazione. Magari in futuro, quando almeno saranno stati fatti dei passi avanti per riconoscere che essi sono individui senzienti, può darsi che verranno ascoltati - per cui bisogna fare molta attenzione a non diluire le battaglie animaliste nella più grande battaglia per una società diversa, a non correre il rischio insomma che ancora una volta gli animali vengano relegati in fondo alle più svariate battaglie umaniste, come ultimi degli ultimi.
In fondo quello che ancora necessita di essere espresso con forza è di dare (e dobbiamo esigerla, per questo la nostra voce conta) dignità alle battaglie animaliste, non come se fossero minoritarie o meno importanti di altre.
Un'ingiustizia non è meno grave perché viene perpetrata su specie diverse dalla nostra o perché non ci riguarda direttamente, un'ingiustizia è un'ingiustizia punto, a prescindere da come la si voglia guardare.
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