Dal fondo della scalinata che porta al Campidoglio fin su alla piazza è tutto un tripudio di giallo: gialli i palloncini che svettano in cielo, gialle le bandiere che ondeggiano al vento, gialli i cappellini, gli ombrelli e le bandane che vengono regalati ai passanti, turisti, curiosi, giornalisti, gialli gli stand con i tavolini su cui vengono offerti per la degustazione svariati tipi di formaggio, mozzarelle, bottiglie di latte e prodotti caseari vari. Al centro della piazza un maxischermo per poter permettere a tutte le persone di assistere allo spettacolo: il mega spot pubblicitario indetto questa mattina dalla Coldiretti in molte piazze italiane, tra cui, ovviamente, non poteva mancare la nostra bella capitale.
E poi loro, tantissimi, la piazza gremita di allevatori provenienti da tutto il paese.
“Allevatore per un giorno” in occasione della “più grande mungitura pubblica mai avvenuta”, questa l’ideona lanciata per contrastare il calo di vendite del latte “made in Italy” sorretta da slogan del medesimo tenore nazionalista che vanno da “mamma difendiamo il latte italiano” a – su volantini, depliant e opuscoli distribuiti a man bassa – “Il latte si fa mungendo le mucche, non spremendo gli allevatori” e “siamo tutti allevatori: scegliamo latte e formaggi italiani”.
Qualcuno mi passa un cartoncino rettangolare dell’A.I.A (Associazione Italiana Allevatori) dove a lettere cubitali mi si informa che “essere allevatori vuol dire: benessere animale, protezione dell’ambiente, tutela del territorio, tutela delle biodiversità animali, rispetto delle tradizioni e altro ancora.
Mi faccio largo tra la folla, qualcun altro tenta di passarmi un cartellino da appendermi al collo con su scritto: “allevatore per un giorno”. Lo rifiuto gentilmente.
Sulla sinistra rispetto alla scala che porta al palazzo principale la folla si infittisce, delimitata da un cordone di polizia, vigili urbani e controllori privati dell’ordine pubblico. Sono attesi esponenti del mondo della politica istituzionale, il sindaco Ignazio Marino, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il Ministro dell’Agricoltura, esponenti del governo in carica, del Movimento Cinque Stelle, esponenti del mondo dello spettacolo e poi Presidenti di varie associazioni tra cui, almeno sulla carta in quanto ad adesioni e sostegno, il Presidente della Lipu, Greenpeace e Legambiente.
Insomma, vista da fuori sembrerebbe veramente una bella festa. Peccato che il lato oscuro di questa vera e propria operazione mastodontica di pubblicità ingannevole non tardi a rivelarsi.
Laggiù infatti, oltre il cordone di polizia e oltre la ressa di persone accalcate si intravedono quattro povere mucche – tirate a lucido come si conviene per un evento mediatico di questo tipo, visibilmente giovani, ma già decornificate, trattenute da una corda – in attesa di essere munte dai vari personaggi pubblici. Ora è il turno del sindaco Marino, accompagnato dalla scorta e dal suo solito sorriso, che divertito si appresta a tirare le mammelle della mucca (c’è da dire che lui, da ex-vivisettore che era, sicuramente sa come si tratta un animale) – il tutto ripreso sul maxischermo nella piazza – per poi concedersi ai fotografi nell’atto di baciarla e di bere un bicchiere di latte “appena munto”. Applausi e risate in sottofondo, una voce che spiega al microfono quanto sia duro, ma anche appassionante e in qualche modo “necessario”, il lavoro degli allevatori. Poi è il turno del Ministro dell’Ambiente Galletti (anche lui con gli animali ha una certa dimestichezza, ama molto gli orsi ad esempio), che ripete più o meno lo stesso schema – mungitura, bacio, foto – e poi ancora dell’ex Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, la quale suggerisce che dovrebbero essere solo gli uomini a mungere le mucche – chissà come mai, forse perché sotto sotto, lì dove il bluff della mistificazione non arriva, si fa strada un sentimento di solidarietà femminile nei confronti della povera mucca? O per semplice sfottò di stampo sessista?; per finire, curiosa la presenza di jimmy Ghione – noto inviato di Striscia la Notizia, trasmissione tv che ha più volte mandato in onda servizi proprio sulle mucche a terra.
Grandiosa operazione di pubblicità ingannevole, dicevamo. Festa degli allevatori e dei politici. Già. Perché dei veri soggetti coinvolti, che non sono gli allevatori, e nemmeno i vari Ministri e Presidenti vari, nulla si è detto. Non una parola, ad esempio, sulla vera realtà della produzione del latte, una realtà ben occultata di sfruttamento, violenza, dominio e morte. Le mucche non sono animali che “fanno” il latte per noi. Sono mammiferi che, proprio come tutti i mammiferi, per poter produrre latte devono prima mettere al mondo un cucciolo. Un cucciolo che, al fine di soddisfare la richiesta di latte – non necessaria, visto che anche noi, come tutti i mammiferi, abbiamo bisogno del latte, quello della nostra madre, solo fino allo svezzamento – gli verrà strappato praticamente due o tre giorni dopo la nascita e che, se maschio, verrà macellato dopo pochi mesi, mentre se femmina farà la stessa fine della madre. La produzione del latte è legata a doppio nodo a quella della carne perché senza vitellini non ci sarebbe latte. Banale e semplice, eppure ignorato da molti perché la storiella che i media ci raccontano è quella della mucca felice che scorrazza libera nei prati e che ci dà il latte perché altrimenti, così mirano a far credere, di tutto quel latte proprio non saprebbe che farsene. Una farsa, una menzogna, un vero e proprio inganno teso a celare il feroce trattamento di queste mucche costrette a essere sfruttate fino a che, letteralmente, non si reggono più in piedi; dopodiché verranno, come già ogni loro figlio maschio, condotte al macello.
Ricordiamo che in natura la vita media di un bovino sarebbe di venti anni, mentre le mucche cosiddette “da latte” vivono al massimo sei/sette anni, forse anche meno, poi, quando divenute improduttive, vengono uccise. I vitellini maschi vivono al massimo sei mesi.
La festa dei politici e degli allevatori sta per finire. Ma l’inferno degli animali sfruttati di tutto il mondo va avanti inesorabilmente.
Mi guardo attorno un’ultima volta: che strano, non vedo più tutto quel tripudio di giallo, scorgo solo rosso ora attorno a me. Rosso di sangue.
(foto di Marco Cioffi e l’ultima in ordine di apparizione di Eloise Cotronei, scattata col cellulare)