Oggi ho partecipato a un sit-in davanti all'Ambasciata dell'Arabia Saudita organizzato da Amnesty International per chiedere di fermare la fustigazione di Raif Badawi, un blogger che è stato condannato a 10 anni di carcere (e il suo avvocato, colpevole di averlo difeso, a 15 anni) e a ricevere pubblicamente 1000 frustate, da suddividersi in 50 a settimana, per l'esattezza ogni venerdì, di fronte alla moschea di Gedda. Raif è stato condannato per aver invitato le persone al dibattito pubblico per discutere del ruolo della religione in Arabia Saudita nel forum da lui ideato - "Free Saudi Liberals".
Questa della fustigazione ripetuta di settimana in settimana è una tortura lenta che potrebbe di fatto portare alla morte del ragazzo in quanto le ferite non hanno la possibilità di rimarginarsi. Oltre, ovviamente, ad essere - come ogni altra punizione corporale - un'aberrazione che pensavamo esserci lasciati alle spalle dai tempi del medioevo.
La cosa paradossale, peraltro, è che i capi di stato dell'Arabia Saudita hanno partecipato alla marcia di Parigi di qualche giorno fa per difendere la libertà d'espressione.
Amnesty International ha detto che il sit-in si ripeterà ogni vigilia della fustigazione, sperando ovviamente che non ce ne sia bisogno, ossia che l'Arabia Saudita fermi questa atrocità.
Questa mattina nessun rappresentante politico si è affacciato, nonostante ci sia stato da parte dei manifestanti un esplicito invito al dialogo.
Dobbiamo partecipare in tanti. Non si può restare indifferenti di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, alla tortura e alla privazione della libertà, quali che siano le vittime, animali umani o non.
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