lunedì 29 dicembre 2014

Le mie impressioni sugli ebook

(immagine presa da Wikipedia)

Da un paio di settimane sono passata a leggere gli ebook. Come supporto ho scelto il Kobo e finora ne sono molto soddisfatta. Ho pensato quindi di scrivere un post per condividere le mie impressioni.
Le ragioni che mi hanno spinta a compiere questo passo - anche se non significa che abbandonerò la lettura dei libri cartacei, ma solo che a questi affiancherò anche gli ebook - sono diverse. 

La prima, per quanto mi riguarda, è la possibilità di poter ingrandire i caratteri quanto mi pare e piace. Non avendo più una vista perfetta, pur con tutti gli occhiali, negli ultimi tempi mi ero accorta che stavo rinunciando a leggere alcuni testi perché stampati con caratteri troppo piccoli. Io poi ho sempre amato leggere la sera prima di andare a dormire e a fine giornata è facile che la vista sia più stanca. 
Il Kobo permette di regolare l'illuminazione, e anche di eliminarla del tutto. Questo facilita la lettura e dà meno fastidio alla vista.

Un altro motivo è stato quello del costo dei normali libri di carta. Le edizioni Einaudi, tanto per fare un esempio - che poi, non so perché, ma tutti i miei autori preferiti vengono pubblicati da Einaudi - si aggirano sui venti euro a testo, a volte anche 25. Meno i tascabili, ma non sempre si ha la pazienza o la voglia di aspettare. Alcuni Mondadori costano anche 32-35 euro. Non so voi, ma io che divoro un romanzo dietro l'altro, non potevo più permettermi di spendere queste cifre e così ero costretta a fare delle rinunce. Gli ebook invece costano molto meno. E spesso ci sono offerte in alcuni giorni speciali in cui vengono venduti a meno di un euro o addirittura regalati. 

Altro motivo, il risparmio di carta, e così la salvaguardia delle foreste. Non mi dite che a fronte c'è quello del consumo di corrente perché la batteria del Kobo (non so degli altri, ma immagino siano simili) dura circa due mesi. Forse, leggendo tanto, qualcosina in meno, ma sicuramente più di un mese. 
Il supporto di ebook permette inoltre di tenere insieme e portarsi dietro, con pochissimo peso, tantissimi libri. Comodissimo in viaggio, ma anche sui comuni mezzi pubblici presi per spostarsi in città. Io prima difficilmente mi portavo dietro i libri (a meno che non dovessi affrontare viaggi di almeno un'ora) perché comunque pesano, mentre ora giro con il Kobo nella borsa e ad ogni occasione lo tiro fuori e lo apro. Non serve nemmeno di spegnerlo o accenderlo ogni volta, ha un sistema comodissimo e veloce: basta chiudere la custodia. 
Ci sono poi delle agevolazioni come il dizionario incorporato, anche in lingua straniera (ho letto un romanzo in inglese e mi è stato molto utile, con un clic si accede alla traduzione), il collegamento a Wikipedia, la possibilità di annotare appunti, e altre cose che devo ancora scoprire. 

Un altro motivo ancora, per me non indifferente, è stato quello dello spazio. Il mio compagno ha ereditato nel corso degli anni i libri dei suoi genitori, entrambi lettori appassionati, poi quelli di uno zio e di altri parenti. A tutto ciò si erano aggiunti i suoi e i miei. Praticamente casa nostra era sommersa di libri. Nelle librerie non c'era più posto. Bello da immaginarsi, anche a vedersi, un po' meno da vivere perché comunque poi i libri se non sono tenuti bene si rovinano, si impolverano e l'intera casa finisce per diventare un enorme mucchio di carta impolverata. Un casino poi per trovarli. Mantenere un certo ordine era impossibile. A tutto ciò aggiungiamo il fatto che con noi convivono nove gatti e un cane e che molti libri finivano preda delle loro fauci e unghiette. Facile che compravamo un libro e dopo due giorni non riuscivamo più a trovarlo. Per poi scovarlo semi-distrutto sotto a un divano tempo dopo. Di alcuni avevamo tre o quattro copie, di altri edizioni differenti. La scorsa estate abbiamo dato via dodici scatoloni di libri, dopo una cernita accurata, per dare una sistemata. Ma continuare a comprarne, oltre che problematico, sarebbe stato assurdo. Gli ebook hanno risolto questo problema.

E ora veniamo alle impressioni più personali. 
Com'è leggere un ebook, un'esperienza migliore o peggiore rispetto al cartaceo? Io direi, semplicemente, diversa. 
Ammetto che la prima sera mi ha fatto un po' impressione tenere in mano quello schermetto e soprattutto non poter girare materialmente le pagine. Mi sembrava di vivere un'esperienza in qualche modo inconsistente, effimera, ma dopo pochi minuti sono stata catturata dalla storia e questa sensazione è svanita. L'assenza di materia cartacea non impedisce infatti di assaporare il piacere della lettura o la possibilità di estraniarsi dalla realtà presente per immergersi in altri mondi. 
Diciamo che il libro cartaceo favorisce un immediato trasporto nel mondo di finzione cui stiamo per accedere, dato anche dalle immagini della copertina, che sono come il primo ingresso nella realtà narrativa. L'odore della carta, la consistenza delle pagine, l'atto materiale dello sfogliarle, favorisce il passaggio da uno stato di realtà a quello di finzione. L'ebook inizialmente appare sprovvisto di tutto ciò: è più spoglio, più immateriale, è in bianco e nero e lo schermo è sempre lo stesso identico per tutti i romanzi. Ma dopo un po' che si legge, ecco che la storia particolare in cui siamo immersi fa acquisire anche al supporto i caratteri della sua unicità. Non so bene come spiegare questa cosa, ma è come quando ci squilla al telefono una persona che amiamo o riceviamo un suo sms; anche se lo schermo del telefono è sempre lo stesso, ne percepiamo una luminosità differente, o un suono diverso, perché la nostra capacità di immaginare e di dare un volto e sensazioni a un nome o a un numero, ci fa percepire le cose diversamente.
Così è con gli ebook. Lo schermetto è sempre quello, ma ogni romanzo, in virtù delle particolari sensazioni che riesce a scatenare, gli conferisce una sua unicità. 

Mi pare inoltre che si legga più in fretta. Forse perché i caratteri ingranditi sforzano meno la vista, o perché è più facile portarsi dietro il supporto e quindi leggere in molte più occasioni. Fatto sta che ho ricominciato a leggere alla grande, mentre ultimamente, causa stanchezza degli occhi, a volte la sera ci rinunciavo. 

In definitiva, per me l'esperienza è finora positiva. Né migliore, né peggiore, solo diversa, con in più gli svariati vantaggi che ho accennato. 

P.S.: per acquistare gli ebook, avendo il Kobo, posso parlare solo di questo. Mi sono fatta un account sul loro sito e poi ho preso delle carte prepagate (simili a quelle telefoniche). Ce ne sono di vari prezzi, a partire da dieci euro. Si inserisce il loro codice e si ha così un tot da spendere. Quindi si scelgono i libri dal catalogo - divisi in genere o per autore in ordine alfabetico - si mettono nel carrello e si fa l'acquisto con un clic. A seguire si fa la sincronizzazione sul proprio supporto, accendendo il tasto apposito. Dura pochi secondi. L'ebook è pronto da leggere a sincronizzazione terminata. 
Finora ho acquistato sette romanzi, spendendo meno di 50 euro. Ho controllato il relativo prezzo in cartaceo e poiché quasi tutti sono Einaudi, per quella cifra avrei potuto prenderne al massimo due. 

P.P.S.: auguri di buon anno a tutti e che sia un anno pieno di buone letture e di cambiamenti positivi. 

14 commenti:

Emmeggì ha detto...

Ciao Rita e buon anno a te. Io ancora non ho fatto il passaggio, sono abbastanza titubante per l'aspetto tattile/materiale dell'esperienza della lettura. Al tempo stesso però comprendo le tue buone ragioni. Intanto, mi sono letto qualcosa su un tablet con soddisfazione e, per imediare ai costi, ormai leggo quasi tutto da prestito bibliotecario.

Emmeggì ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Rita ha detto...

Ciao Emmeggì, che piacere sentirti. Spero tu stia bene e ti rinnovo gli auguri, estendendoli a tutta la famiglia. :-)

Sì, l'aspetto tattile/materiale è quello più particolare e non può ovviamente eguagliare quello di un libro cartaceo. Secondo me bisogna partire dal presupposto che sono due cose diverse e quindi sforzarsi di vivere il tipo di sensazione diversa che da l'esperienza di lettura di ebook. Non migliore, né peggiore, soltanto diversa.

Hai letto l'ultimo del nostro Murakami? A me è piaciuto. :-)

Martigot ha detto...

Ciao Rita, condivido le tue considerazioni sull'ebook.
Io ho il Kindle da circa due anni, l'ho preso soprattutto per una questione di risparmio, perché come dici anche tu i libri cartacei costano. Con l'ebook riesco a togliermi maggiori sfizi letterari, essendo il prezzo molto inferiore :-)
Ammetto però che ci sono dei libri che conto comunque di comperare anche cartacei, perché mi piace proprio l'idea di averli materialmente e occhieggianti dalla mia libreria, pian piano li acquisterò. Intanto comincio a leggermeli sul Kindle :-)
ciao!

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
è vero, hai detto bene, con gli ebook uno si può togliere più sfizi, comprare anche libri più commerciali per cui magari non si sarebbe disposti a spendere cifre alte, ma qualche euro sì.
Buona lettura allora! ;-)

Alessandro ha detto...

Condivido quasi tutto, l'unica cosa è che a me sembra che con il Kobo leggo più lentamente. Non so, probabilmente quello a cui non mi sono ancora abituato è la diversa concezione della pagina, la sua frammentazione, lo scorrere delle pagine cartacee è un invito alla lettura che quelle digitali ancora non hanno.

Emmeggì ha detto...

Certo e mi è piaciuto! A te?
Ho appena pubblicato da me con due-tre spunti di cinema e letture, se passi mi fai sapere che ne pensi eh.
Un caro saluto.

Rita ha detto...

Alessandro, strano, a me invece pare di leggere più velocemente, forse perché ho ingrandito abbastanza i caratteri e quindi "volto" pagina ogni pochi secondi, anche se non sono le stesse pagine che corrisponderebbero al libro cartaceo.

Rita ha detto...

Emmeggì, sì, anche a me è piaciuto. Mi ha ricordato molto il Murakami più intimista di Norvegian Wood.

Vengo subito da te. :-)

Alessandro Cassano ha detto...

Benvenuta nel mondo degli e-lettori :D
Io ho un Kindle da due anni, ma ti dirò... continuo a preferire la carta stampata.

Rita ha detto...

Grazie Alessandro. :-)

Io al momento sono entusiasta di aver affiancato gli ebook ai libri tradizionali. Ma non penso che potrei mai fare a meno dei secondi.

Giovanni ha detto...

ciao rita, per prima cosa auguri.
mi fa piacere che tu abbia preso un supporto per ebook.
io ho fatto il grnde passo l'anno passato e in buona sostanza sono d'accordo con quelc he scrivi. è una esperienza diversa, ma - secondo me - a suo modo, altrettanto bella e soddisfacente. Io presi il kindle di amazon; so che da poco è uscito tolino, e-book tuttom europeo. insomma, ce ne sono parechi. magari, si potrebbe ipotizzare di avere un oggetto e-book per ciascuno di questi formatoi: quattro tavolette al posto di migliai di libri!

anche io li regalo alle biblioteche, ma alcuni cartaeci, li custodisco come tesori di estremo valore e significato affettivo.

ad ogni modo, grazi agli ebook, ho potuto leggere il tuo consigliato NEVER LERT ME GO (in inglese) e tutti i libri di James Herriot, in inglese (che ho già cartacei in italiano e fsnno parte del 'mio trsoro' personale)

Rita ha detto...

Ciao Giovanni, auguri anche a te, anzi, doppi auguri perché ho letto che oggi è anche il tuo compleanno. :-)

Io penso che non serva avere quattro supporti, ne basta uno, tanto poi hanno tutte caratteristiche simili. Magari vedremo tra qualche anno come si evolverà la tecnologia, sicuramente questi attuali finiranno col diventare obsoleti e forse per allora li cambieremo. Ma al momento, facendo anche confronti con altri lettori che hanno i miei amici, non ho visto tutte queste differenze.

Ti è piaciuto Never let me go? Ne hanno tratto anche il film, ma trovo che il messaggio di fondo sia stato un po' banalizzato perché viene subito rivelato il loro destino ultimo e si perde un po' il senso dell'accettazione del libro. Nel libro il lettore capisce che i protagonisti accettano il loro destino perché sin da quando nascono gli viene presentato come "naturale e normale" anche perché, finché son piccini, non gli viene nemmeno detto esplicitamente cosa li attende; imparano a capirlo e quindi ad accettarlo a poco a poco. Non mettono in discussione la realtà, il senso delle loro esistenze. Invece nel film loro ne sono consapevoli e quindi risulta meno credibile il fatto che non tentino mai di ribellarsi; c'è più automatismo. Se ti interessa avevo scritto questi due post a proposito: http://www.ildolcedomani.com/2011/03/non-lasciarmi-di-kazuo-ishiguro-e.html

http://www.ildolcedomani.com/2011/08/non-lasciarmi-di-mark-romanek-analogie.html

Giovanni ha detto...

Grazie per gli auguri Rita, che ricambio per il 6 gennaio (lka Befana per me rimane pur sempre la Epifania, ovvero la rivelazione, che può anche intendersi : rivelazione di qualcuno o qualcosa di bello).

Pensandoci bene, forse basta un lettore solo: la mia riflessione abbastanza paradossale, derivava forse dalla mia incompetenza assoluta nel districarmi tra questi oggetti, per cui non so mai capirne a fondo differenze o ridondanze.
Fra parentesi, son stato da un amico giusto ieri sera: kui sta lavorando nella domotica fai-da-te e a casa sua vige una sorta di essenzialità placida, dove gli oggetti sono pocjhi, solo quelli affettivi; e i contenuti sono tutti (on air, o sul satellite, o in qualche cloud).

Sì, Nevere Let Me Go mi aveva intrigasto: era stato il primo libro letto su kindle.
Il film dovrei rivederlo, ma per quel che riguarda il libro, sono d'accordo con te. La loro scoperta di quel che sono e di quel che li attende, è davvero graduale e startificata - gtazie anche allo stile di scrittura di ishiguro, credo tra i più raffinati e elebvati dell'inglese contemporaneo - per cui è motivato il loro stato d'animo finale. I cloni, anche, come nostro specchio, pure in questo aspetto di assuefazione a una normalità che ci viene somministrata dall'esterno, e che normale non è - quanto, piuttosto, a volte, una banalità del male.
vado a leggere i due tuoi post. mi interessano, grazie!