Da qualche giorno leggo notizie in merito a una capra che si aggira nei corridoi di una stazione della metro A di Roma.
Tutti i commenti tendono a riflettere ironicamente sulle pessime condizioni della rete dei trasporti romani e sull’inefficienza di chi la gestisce, evidenziando quanto i convogli della metro siano sempre più paragonabili a un vero carro bestiame. A parte l’infelice analogia con i carri bestiame, come se fosse ovvio che gli animali debbano viaggiare in condizioni terrificanti, tutti stipati e ammassati, osservo un fatto curioso.
Nessuno che si preoccupi di come la simpatica capretta sia finita lì o del fatto che potrebbe finire in mezzo alle rotaie.
Un elemento insolito su cui fare battute ovvie, ma che non riesce a scalfire la patina specista attraverso cui l'umano guarda la realtà che lo circonda.
Nessuno che pensi al fatto che l'elemento insolito, in quella zona precisa di Roma, potrebbe essere la metropolitana, quindi l'antropizzazione e non la vita animale che in fondo cerca solo di riprendersi quegli spazi che le sono stati sottratti.
Mi immagino questa capretta incredula e curiosa, forse incapace di ritrovare la via per ricongiungersi al suo gregge, forse divertita di trovarsi in un ambiente così singolare, magari attratta dalle luci, dai colori, dal vociare della folla.
3 commenti:
Forse lì un tempo c'era un pascolo e quella capra è un po' come il fantasma di Canterville...
Pare che effettivamente ci sia ancora un pascolo nei dintorni.
Ma comunque bellissima la tua lettura della vicenda. :-)
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