(Foto dall'album di EssereAnimali relativo alla recente liberazione a volto scoperto di due maialini)
“Molta gente dichiara di amare gli animali.
I cacciatori dicono di amare la natura, anche se scaricano i loro fucili contro qualsiasi cosa si muova.
I bracconieri insistono che anche loro amano gli animali e sostengono che le tagliole che usano non sono troppo dolorose per gli sfortunati animali che vi restano intrappolati.
Persino i vivisettori millantano amore verso gli animali, insistendo che le torture cui sottopongono i nostri fratelli e sorelle sono necessarie per la salute umana.
L'egoismo e l'antropocentrismo delle convinzioni di cacciatori, bracconieri e vivisettori dovrebbe essere evidente anche per le persone che non si interessano di animali.
Ma per i liberatori, la visione di alcuni presunti "amanti degli animali", compresa quella dei membri di organizzazioni "umanitarie", è altrettanto ridicola.
Questi presunti amanti e difensori degli animali, sono degli ipocriti, per come la vedono i liberatori: torturare e uccidere animali nei laboratori è giustificabile, se si tratta di ricerca "necessaria", purché sia fatta in modo compassionevole.
Persino mangiare animali è accettabile, purché siano "macellati in modo umanitario".
Per i liberatori, che vedono gli animali come la propria famiglia, il concetto di "macellazione umanitaria" è un ossimoro, come "intelligence" militare.
I liberatori pensano che uccidere un essere innocente, umano o non umano, che non vuole morire non sia umanitario.
Gli animali non hanno bisogno di un movimento per l'educazione degli umani.
Hanno bisogno di un movimento per la liberazione animale!
Gli animali saranno rispettati o perché la gente li ama, o perché la gente avrà paura di quello che gli potrebbe accadere se non li si tratta con rispetto!
Questa è la regola che i liberatori usano per capire come gli umani trattano gli altri.
Poiché gli animali non possono ribellarsi all'aggressione e allo sfruttamento umano, sta ai liberatori farlo in vece loro.
Ci vuole tempo, per cambiare il nostro pensiero e comprendere quello dei liberatori.
Forse siete abituati a considerare come amici e membri della vostra famiglia soltanto gli esseri umani. Ma guardatevi intorno! Per il liberatore, ogni creatura che cammina, nuota, striscia o vola è una amico e fa parte della famiglia.
Piante, ruscelli, montagne, campi e laghi sono la casa di questa famiglia.
I liberatori trovano lì i propri affetti, tra gli esseri che considerano la propria famiglia."
(Screaming Wolf - Dichiarazione di guerra.)
La dichiarazione di cui sopra, molto diffusa tra gli animalisti, proviene da un testo anonimo pubblicato nel 1991 negli USA.
Chiunque si attivi per la liberazione animale dovrà prima o poi fare i conti con il complesso e dibattuto tema della violenza e ritengo che se ne dovrebbe parlare e discutere in maniera serena, senza pregiudizi o timori di sorta. Mi rendo altresì conto che formulare un’etica assolutista in questo senso è assai difficile poiché contesti e situazioni diverse richiedono talvolta soluzioni e approcci diversi.
Purtuttavia, sostengo, senza indugio alcuno, che noi attivisti dovremmo usare sempre e solo i metodi nonviolenti e della disobbedienza civile; nonviolenti - aggettivo che comprimo in un unico termine in quanto quello della “nonviolenza” è un concetto ben definito che racchiude una molteplicità di mezzi e contempla vere e proprie azioni strategiche: metodo che è stato dettagliatamente teorizzato, elaborato e messo in pratica da Gandhi – a sua volta ispirato dalle riflessioni contenute nel breve, ma denso saggio di Thoreau dal titolo “La disobbedienza civile” - ben distinto dal “pacifismo” in quanto la “nonviolenza” non indica appunto passività, bensì l’azione vera e propria, sebbene condotta senza ausilio di armi tradizionali, ma con l’esortazione a fare del proprio stesso corpo un’inedita arma di resistenza contro il potere e le ingiustizie sociali.
I cacciatori dicono di amare la natura, anche se scaricano i loro fucili contro qualsiasi cosa si muova.
I bracconieri insistono che anche loro amano gli animali e sostengono che le tagliole che usano non sono troppo dolorose per gli sfortunati animali che vi restano intrappolati.
Persino i vivisettori millantano amore verso gli animali, insistendo che le torture cui sottopongono i nostri fratelli e sorelle sono necessarie per la salute umana.
L'egoismo e l'antropocentrismo delle convinzioni di cacciatori, bracconieri e vivisettori dovrebbe essere evidente anche per le persone che non si interessano di animali.
Ma per i liberatori, la visione di alcuni presunti "amanti degli animali", compresa quella dei membri di organizzazioni "umanitarie", è altrettanto ridicola.
Questi presunti amanti e difensori degli animali, sono degli ipocriti, per come la vedono i liberatori: torturare e uccidere animali nei laboratori è giustificabile, se si tratta di ricerca "necessaria", purché sia fatta in modo compassionevole.
Persino mangiare animali è accettabile, purché siano "macellati in modo umanitario".
Per i liberatori, che vedono gli animali come la propria famiglia, il concetto di "macellazione umanitaria" è un ossimoro, come "intelligence" militare.
I liberatori pensano che uccidere un essere innocente, umano o non umano, che non vuole morire non sia umanitario.
Gli animali non hanno bisogno di un movimento per l'educazione degli umani.
Hanno bisogno di un movimento per la liberazione animale!
Gli animali saranno rispettati o perché la gente li ama, o perché la gente avrà paura di quello che gli potrebbe accadere se non li si tratta con rispetto!
Questa è la regola che i liberatori usano per capire come gli umani trattano gli altri.
Poiché gli animali non possono ribellarsi all'aggressione e allo sfruttamento umano, sta ai liberatori farlo in vece loro.
Ci vuole tempo, per cambiare il nostro pensiero e comprendere quello dei liberatori.
Forse siete abituati a considerare come amici e membri della vostra famiglia soltanto gli esseri umani. Ma guardatevi intorno! Per il liberatore, ogni creatura che cammina, nuota, striscia o vola è una amico e fa parte della famiglia.
Piante, ruscelli, montagne, campi e laghi sono la casa di questa famiglia.
I liberatori trovano lì i propri affetti, tra gli esseri che considerano la propria famiglia."
(Screaming Wolf - Dichiarazione di guerra.)
La dichiarazione di cui sopra, molto diffusa tra gli animalisti, proviene da un testo anonimo pubblicato nel 1991 negli USA.
Chiunque si attivi per la liberazione animale dovrà prima o poi fare i conti con il complesso e dibattuto tema della violenza e ritengo che se ne dovrebbe parlare e discutere in maniera serena, senza pregiudizi o timori di sorta. Mi rendo altresì conto che formulare un’etica assolutista in questo senso è assai difficile poiché contesti e situazioni diverse richiedono talvolta soluzioni e approcci diversi.
Purtuttavia, sostengo, senza indugio alcuno, che noi attivisti dovremmo usare sempre e solo i metodi nonviolenti e della disobbedienza civile; nonviolenti - aggettivo che comprimo in un unico termine in quanto quello della “nonviolenza” è un concetto ben definito che racchiude una molteplicità di mezzi e contempla vere e proprie azioni strategiche: metodo che è stato dettagliatamente teorizzato, elaborato e messo in pratica da Gandhi – a sua volta ispirato dalle riflessioni contenute nel breve, ma denso saggio di Thoreau dal titolo “La disobbedienza civile” - ben distinto dal “pacifismo” in quanto la “nonviolenza” non indica appunto passività, bensì l’azione vera e propria, sebbene condotta senza ausilio di armi tradizionali, ma con l’esortazione a fare del proprio stesso corpo un’inedita arma di resistenza contro il potere e le ingiustizie sociali.
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