Si
può - ed è anzi doveroso farlo - discutere sul sistema che permette e crea professioni come quella
del vivisettore, del macellaio ecc., ma rispetto a chi impugna il
coltello, mi pare evidente che l'animale ha comunque meno scelta, è
comunque il soggetto oppresso per eccellenza, colui che subisce il dominio in
assoluto.
È per questo che continuo
a pensare che l'oppressione degli animali non umani, per quanto
connessa a quella degli animali umani, abbia una sua specificità (nei
metodi e culturale, ossia che riguarda la maniera in cui noi comunque
culturalmente ci consideriamo al di sopra degli animali non umani) di
cui bisogna tener conto.
Siamo tutti oppressi, vero, ma l'animale non umano è
soggetto oppresso per eccellenza in quanto non ha possibilità alcuna di
ribellarsi al dominio. Quando ci prova (ci sono tanti casi di animali
che tentano di fuggire dalle gabbie, di ribellarsi all'aguzzino, vedasi
tentativi da parte degli animali nei circhi, negli allevamenti ecc.) il
suo rimane comunque un tentativo quasi sempre fallimentare.
Gli animali non impugnano coltelli, né fucili (il che potrebbe essere una parafrasi de "Il maiale non fa la rivoluzione").
Gli animali non impugnano coltelli, né fucili (il che potrebbe essere una parafrasi de "Il maiale non fa la rivoluzione").
3 commenti:
ci sono anche molti umani che non hanno alcuna possibilità di scelta e di opposizione, trovo triste fare le classifiche fra chi è più oppresso.
E non è che gli animali sono migliori degli umani altrimenti ricadiamo sempre in uno sgradevole specismo.
Non faccio classifiche Erika, dire che la forma di oppressione che riguarda gli animali non umani è diversa non significa stilare graduatorie di sofferenza o di dolore, ma solo rilevarne appunto uno specificità.
Posta un commento