E così ieri
sono entrata in una grande libreria in cerca di ispirazione, cercavo un
romanzo, uno di quelli che tengono lo sguardo incollato alle pagine, di quelli
che poi da quando lo cominci non pensi ad altro, ma ero scazzata, non mi andava
di cercare, mi capitavano sotto gli occhi tutti i grandi classici che ho già
letto, oppure quelli che non leggerei mai nemmeno a pagamento e poi c'era Open,
l'autobiografia di Andre Agassi che mi occhieggiava da uno scaffale posto al
centro della stanza intorno a cui continuavo a gironzolare.
È da quando è
uscito che volevo prenderlo, un po' perché ho seguito e giocato a tennis per un
periodo della mia vita e Agassi era, come per tutte le ragazzine dell'epoca, il
mio idolo, e un po' perché ho letto diverse recensioni positive (non è solo
un'autobiografia, ma un vero romanzo di formazione ecc. ecc..) e un po' perché
così, a pelle, mi andava, mi solleticava l'idea di ficcare il naso nei fatti
privati di questo personaggio che ha avuto una vita abbastanza movimentata e intorno
alla quale sono circolate diverse leggende.
Lui era un
vincente e un perdente al tempo stesso, di lui si diceva che avesse paura di
vincere i tornei davvero importanti, troppe pressioni, troppa insicurezza,
instabilità emotiva. In questo libro, pare, da quello che ho letto in giro, che
si racconti di quanto in realtà odiasse il tennis e di quanto avesse sempre
voluto smettere, ma senza mai riuscire a farlo perché in fondo il tennis era la
sua vita.
Insomma, sono
lì in libreria che continuo a soppesare questo libro, un bel mattoncino
edizioni Einaudi, costicchia anche, ho veramente voglia di leggere
l'autobiografia di Agassi, mi dico? A rafforzare i miei dubbi si aggiunge la
voce della ragione in fatto di libri, quella del mio compagno, ché se fosse per
me svaligerei librerie intere senza controllo, quando, dice lui, a casa
praticamente non abbiamo più un posticino uno per metterli, siamo invasi da
libri, perché devi comprarne altri?
La biografia di
Agassi poi - mi fa - ma davvero vuoi leggere la biografia su Agassi? Un libro
sul tennis? Davvero vuoi leggere un libro sul tennis? Ma non è meglio se ti
compri un bel romanzo come avevi detto allora? Sì, ma cosa? - faccio io. E mi
guardo intorno sconsolata, come se non fossi una lettrice veterana, come se fosse
la mia prima volta in una libreria e mi sentissi sperduta in mezzo a tutta
quella cellulosa scritta.
La lettrice
snob che è in me mi dice che no, non posso leggere l’autobiografia di Agassi,
la lettrice verace che pure è in me mi dice invece va bene tutto, ché nella
lettura bisogna essere anarchici, ché in fondo non sai mai se un libro può
essere bello o brutto fino a che non lo hai letto.
E poi ho voglia
di farmi sorprendere, anche in negativo, purchessia, ultimamente ho letto solo
saggi e robetta anche pesante e quindi senza pensarci un secondo di più arraffo
al volo il mio Agassi e mi dirigo alla cassa, soddisfatta come una che ha
appena deciso di fare l’acquisto della vita.
A piazza della
Repubblica il mio compagno si ferma a scattare alcune foto per provare un
obiettivo – dice - così io mentre aspetto, tiro fuori il mio libro nuovo
di zecca e comincio a leggere, lì in piedi più o meno in mezzo alla piazza,
incurante del fatto che le persone ci guardino, una strana coppia dobbiamo
sembrare, lui che scatta foto ad angoli improbabili di palazzi e io che gli sto
accanto con questo librone in mano e pure strizzando gli occhi, ché sono senza
occhiali.
Ricomincio lo
stesso periodo per cinque volte di seguito, tante sono le volte che il mio
compagno mi interrompe per chiedermi di tenergli la macchina fotografica mentre
cerca gli obiettivi da provare nella borsa, ma intanto vado avanti, scorro le
prime due e tre pagine e a un certo punto mi pare che non mi importi di niente
se non di sapere come proceda la vita di Agassi.
Faccio fatica a
sovrapporre le immagini dei miei ricordi dei suoi match più famosi ed
estenuanti con quelle intime che trapelano da queste pagine e poi a un certo
punto succede qualcosa di magico e inaspettato e capisco che in fondo quello
che sto leggendo è proprio il romanzo che ero andata cercando quando sono
entrata in libreria, uno di quelli che una volta cominciati non riesci a metter
via e che ti tengono sveglia la notte.
Open non l’ha
scritto Andre Agassi, lo dichiara apertamente nei ringraziamenti, pure se
ovviamente ha partecipato all’intera opera di stesura, raccontando, ricordando,
ricostruendo aneddoti, storie, eventi, dialoghi, ricompattando la memoria dei
tanti incontri, numeri, cifre, giorni, tornei, sentimenti, emozioni, vita privata.
È scritto bene,
con ironia e attenzione dei dettagli, realistico ed epico al tempo stesso, più
che un’autobiografia sembra un romanzo di fantasia e il fatto che ci siano nomi
conosciuti di persone che hanno fatto la storia del tennis rende tutto ancor
vagamente surreale, stranito e avvincente.
Arrivano le
quattro del mattino e nonostante gli occhi brucino e domani mattina – questa
mattina – devo alzarmi presto, sono ancora lì che leggo. Il mio compagno ogni
tanto mi guarda mi fa: ma puoi fare le tre del mattino per leggere
l’autobiografia di Agassi? Un libro sul tennis... ma si può?
Sì, si può,
faccio io.
Sono felice di
aver ritrovato la lettrice anarchica che ero, quella che i libri un po' li
sceglie anche a istinto, attratta da un argomento o da un titolo, quella che
delle recensioni si fida, fino a prova contraria, che ascolta consigli e pareri
amici di esperti, ma anche meno esperti.
E ora scusate,
ma Open è lì che mi aspetta e quasi quasi sono contenta di mandare
anarchicamente affanculo tutti gli impegni presi della giornata per sprofondare
nel divano cercando di ricordarmi quella pienezza inconfondibile del suono che
fa la pallina quando colpisce bene il telaio.
9 commenti:
Indovina che libro sto leggendo?
Non mi dire che stai leggendo proprio questo... non ci credo. ;-)
Anche io ho avuto un periodo in cui ero tennis dipendente ed era proprio nel periodo in cui Agassi stava diventando un campione. All'epoca andava pazza per Lendl (mi chiedo ancora perchè). Da un po' mi stavo chiedendo come sarà sto librone di Agassi e adesso quasi quasi un pensiero ce lo faccio...il tuo post mi è piaciuto molto.
Sara
guardando il tuo blog un po' più a fondo, c'è decisamente ben più del tennis e sono sempre più convinta di essere vegetariana.
Sempre Sara
Ciao Sara, secondo me il libro merita, è veramente avvicente, non si riesce a smettere di leggerlo. ;-)
Mi fa piacere che sei vegetariana. ;-)
vegetariana non basta , è uguale a mangiare carne, devi essere vegan
Erika, anche tu hai cominciato diventando prima vegetariana, no?
Se ci mettiamo a bacchettare una persona che magari sta facendo un percorso e che già ha fatto il passo di diventare vegetariana, poi veramente rischiamo di far passare la voglia alle persone di approfondire e informarsi.
CREDICI!! ;-) Ne parleremo...
Io l'ho quasi finito, mi sta piacendo molto e proprio perché le riflessioni che vengono fatte non sono applicabili solo al tennis, ma a tantissime altre situazioni, così che ognuno riesce ad applicare un po' a sé stesso, ci si ritrova insomma, pur vivendo una vita del tutto al di fuori dell'agonismo sportivo.
E comunque lui è una personaggio che mi piace molto, lo trovo autentico, sincero, perlomeno dal ritratto che ne vien fuori.
Posta un commento