Da
piccola giocavo con le bambole come tutte le bambine della mia età. Anzi, non è
esatto, in realtà giocavo con UNA bambola in particolare: sempre e solo lei,
Patatina; molte di voi se la ricorderanno, la bambola paffutella con i capelli
ricci e biondi e gli occhioni azzurri. La portavo dappertutto, d’inverno la
vestivo con abiti invernali, d’estate con quelli estivi, a Carnevale la
mascheravo e truccavo, prima di andare a dormire le davo la buonanotte e tutte
le mattine il buongiorno. Le avevo pure tagliato i capelli per sperimentare una
nuova acconciatura, tanto ricrescono, pensavo.
Ma
non si può dire che giocassi propriamente a madre e figlia, a dire il vero non
ho mai avuto, da che mi ricordi, il sogno di formare una famiglia, di sposarmi,
di mettere al mondo figli. Le mie amichette giocavano a moglie e marito, a
sposarsi, a formare famiglie numerose con minimo tre figli. Io mi annoiavo a
fare questo tipo di gioco. Preferivo quelli da tavolo, giocare a dama, o quelli
tipo Scarabeo in cui si devono formare le parole con le lettere a disposizione.
Più di tutti amavo leggere o passeggiare in mezzo alla natura pensando ai fatti
miei (sono cresciuta in un paesino e per un periodo ho abitato in una casa al
limitare della campagna).
Il
mio sogno era fare l’attrice. Recitare. In alternativa, fare la veterinaria.
Non
ho cambiato gusti, da allora. Ancora oggi mi piacciono i film, leggere,
passeggiare in mezzo alla natura e amo gli animali. Mi piace la solitudine per
scelta, l’avere tempo e luoghi per me sola. Non penso che in una famiglia
numerosa mi sarei sentita a mio agio, di conseguenza, non ho mai desiderato
avere una famiglia numerosa.
Così
non mi sono mai nemmeno realmente immaginata a formare una famiglia e si può
dire che nella mia vita si siano sempre e solo avverate quelle cose che in
qualche modo avevo già anche prima immaginato.
A
ripensarci oggi credo che Patatina fosse in effetti qualcosa di diverso dalla
mia bambina per gioco, probabilmente il mio alter ego, colei sulla quale
progettavo desideri e sogni e in qualche modo plasmavo la mia personalità o, più semplicemente, la mia amichetta.
Crescendo
le cose non sono cambiate. A un certo punto ho pensato di volermi sposare come
tutti, ma la cosa è durata solo un attimo, il tempo di rendermi conto che a me
di certe convenzioni sociali non importava proprio niente.
Piuttosto
ho sempre cercato l’amore, ossia un compagno di vita che condividesse la mia
stessa visione dell’esistenza e del rapporto di coppia.
Mi
sono resa conto molto presto di non provare alcun desiderio di voler diventare
madre. Non è esatto dire che i bambini non mi piacciano, diciamo che ci sono
quelli che trovo simpatici e tenerissimi e altri che mi lasciano indifferente
(un po’ come le persone adulte, del resto, non è che perché sono bambini
dovrebbero piacermi tutti per forza). Non provo tutta questa tenerezza quando
li vedo, mentre, al contrario, sono sempre impazzita di curiosità per le altre
specie animali. Non posso farci niente, sono fatta così. Se vedo una signora
col passeggino e un cagnetto al guinzaglio, mi viene spontaneo fermarmi per
fare i complimenti al cane e secondariamente al bambino.
Solo
un paio di volte mi è capitato di conoscere bambini così deliziosi, dolci,
intelligenti da pensare che forse sarebbe stato bello diventare madre... a
patto che mi fosse venuto un bambino esattamente come quello.
Insomma,
detto in altre parole, non ho quel che si definisce abbastanza impropriamente
“istinto materno” (dico impropriamente perché pare che molte donne lo
sviluppino solo DOPO essere diventate madri e che non sia affatto scontato
provarlo); per questo ho sempre avuto le idee abbastanza chiare: non voglio
avere figli.
Parole
come: gravidanza, pancione, nottate, allattamento, pianti, pannolini, poppate,
pappette, passeggino, parco giochi, festicciole di compleanno mi hanno sempre
provocato reazioni allergiche.
Il
solo pensiero di avere il mio corpo sformato da una gravidanza mi faceva
sentire depressa.
Più
di tutti mi ha sempre angosciata il pensiero di non essere più autonoma,
libera, di dover costantemente pensare a un’altra personcina che avrebbe
dipeso, per lo meno nei primi anni, in tutto e per tutto da me. Rinunciare a
dormire quanto mi pare, a viaggiare, a uscire, a fare tardi la sera, a
dedicarmi alle cose che più mi piacciono.
Sono
egoista, lo ammetto, non avrei mai voluto sacrificare la mia vita e le mie
priorità per mettere al mondo un altro essere vivente.
Tante
volte mi è capitato di ascoltare, senza invidia alcuna, i discorsi delle mie
amiche alle prese con la maternità: storie di stanchezza infinita, di notti
insonni, di pianti e preoccupazioni, di pannolini sporchi, rigurgitini di
latte, ruttini e smagliature. Non le ho mai invidiate. Mai, nemmeno una volta.
Alcune
volte le ho sentite dire: “se avessi saputo che era così, non lo avrei fatto”.
Questa
frase mi è sempre parsa un po' idiota. Come, “se avessi saputo”? Ma Dio
Santo, decidi di fare una cosa così importante come un figlio e non ti informi
prima su quello che ti aspetta? Ma che pensavi, che fosse come portare nel
passeggino il bambolotto con cui giocavi da piccola?
Mi
dicevano: ma l’amore che si prova supera tutto e poi tutte quelle cose lì del
fatto che diventare madre è un’esperienza talmente meravigliosa e unica da
compensare i sacrifici e tutto il resto; ma se io non sento questa cosa, se a
me non alletta provare questa esperienza, perché dovrei intraprendere
controvoglia questa strada? Non lo capivo.
Mi
dicevano: sì, ora non hai l’istinto materno, ma quando guarderai tuo figlio
negli occhi, a poco a poco ti verrà, non si diventa madre in un istante, ci
vorrà del tempo, ma poi capirai cosa vuol dire. Sì, rispondevo io, può essere,
ma perché devo andarmi a cercare una cosa che non mi convince affatto? Ma che
sta scritto da qualche parte che ogni donna deve diventare madre?
A
questa consapevolezza, come dire, intima, si sono andate ad aggiungere nel
corso degli anni tutta una serie di motivazioni razionali.
Viviamo
in un mondo sovrappopolato in cui c’è tanta povertà e ci sono tanti bambini
orfani, che non hanno alcun futuro. Se proprio un domani mi dovessi pentire di
non aver messo al mondo figli, ho sempre pensato, potrei adottarne uno.
Farei un’opera buona e soddisferei questo eventuale improvviso desiderio.
Poiché
quando dicevo che non volevo figli mi guardavano come se fossi un’aliena (più
le donne che gli uomini, devo dire) ho iniziato a interrogarmi più a fondo
sulla questione e sui miei sentimenti e ho capito che in fondo non ero affatto
la sola, che come me c’erano tante altre donne, solo che a differenza di me non
riuscivano ad ammetterlo e si facevano condizionare dalle convenzioni e
aspettative sociali.
Mi
sono resa conto che la nostra società funziona in un certo modo al riguardo e
che praticamente ti spinge a questa cosa della maternità già da quando sei
piccola. Come se ci si volesse assicurare il ricambio generazionale, il che lo
capirei, se non fosse che, per l’appunto, siamo in sovrannumero abbondante e
stiamo distruggendo le risorse del pianeta che ci ospita.
Basta
entrare in un qualsiasi negozio di giocattoli per rendersi conto che le bambine
vengono spinte a diventare madri sin dalla più tenera età, come se si trattasse
di un percorso obbligato, come se il loro fosse un ruolo predestinato e
ineludibile. Sugli scaffali si trovano piccole bambole che sono riproduzioni di
neonati in fasce, biberon, cambio di pannolini e vestitini e poi passeggini,
carrozzine e tutto il resto. Cucinette per giocare a fare la piccola massaia e
per preparare tanti piccoli pranzetti ai piccoli bambini-bambolotti.
Nei
parchi si vedono queste piccole mammine in miniatura che trascinano passeggini
in miniatura e che sgridano o coccolano i loro bambolotti in miniatura. Giocano
a fare le mamme. Si preparano per il ruolo che la società ha scelto per loro.
Slogan
pubblicitari ci avvertono che “mamma è bello”, che “non c’è nulla di più sexy
di una mamma col pancione” (ma quando mai? Ma che c’è di sexy in un corpo
deforme, nelle gambe con le varicose, i piedi gonfi, i labbroni e la peluria in
eccesso?).
Esiste
inoltre un vero e proprio business legato alla maternità e all’infanzia. Una
miriade di prodotti che da sola costituisce un quarto dell’ammontare del Pil di
un paese.
Ora,
non vorrei essere fraintesa. Non sto dicendo che tutte le donne che decidono di
fare figli stiano rispondendo come automi a determinati input sociali, sono
però sicura che moltissime donne non hanno piena consapevolezza di cosa
significhi mettere al mondo un figlio.
Innanzitutto
l’espressione “fare un bambino” è ingannevole perché quello che chiami bambino
prima o poi diventerà un uomo e quindi è un uomo (o donna), insomma, un essere
vivente che stai mettendo al mondo.
Fermiamoci
un attimo a riflettere sull’implicazione di tale frase: mettere al mondo un
essere vivente.
Sicuri
che in assoluto la vita sia il dono migliore che si possa fare?
Io
ho rispetto per la vita, nutro un profondo rispetto per ogni essere vivente,
cionondimeno non dimentico la lezione fondamentale e cioè che dare la vita è in
primo luogo condannare alla morte e prima ancora a invecchiare, ammalarsi,
soffrire (se tutto va bene).
Direte:
sì, vabbè, hai scoperto l’acqua calda. No, non ho scoperto l’acqua calda, ma ho
scoperto semplicemente che vivere per alcuni non è tutta questa gran cosa (e lo
dico da ottimista, da una che vede sempre il bicchiere mezzo pieno). C’è gente
là fuori che maledice ogni mattina l’istante in cui si rende conto di essere
viva, c’è gente che soffre dannatamente dei mali più improbabili, gente che non
ama vivere. Perché io dovrei decidere questo per altri, perché dovrei assumermi
la responsabilità di prendere una creatura indifesa, che non ha colpe e
gettarla nella mischia di questo mondo di cui non si capisce una beneamata
mazza?
Non
so, mi pare veramente di un egocentrismo assurdo voler riprodurre i propri
geni, come se davvero il mondo, l’universo ne avessero bisogno.
Cioè,
rendiamoci conto, in fondo la gente si riproduce perché non accetta l’idea di
morire, di veder svanire nel nulla la propria esistenza, perché, semplicemente,
non accetta, teme, odia la morte e però allo stesso tempo condanna qualcun
altro a questa stessa angoscia? Ma che è, ci facciamo i dispetti? Poiché
qualcuno ha condannato me a morire, allora tiè, farò lo stesso mettendo al
mondo un figlio? Se ami la vita, non riprodurla.
Mi
colpì molto una riflessione di Thomas Mann che è ne La montagna incantata: la
vita è come una sorta di tumore che cresce, una superfetazione. Proprio così.
Vedo il pianeta terra come un corpo felice e improvvisamente tutte queste vite
che nascono e che sono come tanti tumori che invadono e distruggono questo
corpo. Perché? Che senso ha?
Quindi
ho capito che in realtà quella che credevo fosse una mia forma di egoismo,
ossia non voler i figli, non è nulla rispetto alla forma di egoismo mille volte
più elevata di voler mettere al mondo un altro essere vivente solo per poter
soddisfare un proprio desiderio, che spesso non è neanche proprio, ma indotto
dalla società dei consumi (o dalle religioni o comunque da convenzioni
culturali).
Per
non parlare di alcune motivazioni assurde del fare i figli che purtroppo mi è
capitato di sentire: faccio i figli così almeno quando sarò vecchia avrò
qualcuno che si occupa di me. Faccio figli così almeno non mi sentirò più sola.
Faccio figli perché un matrimonio non è completo senza un bambino. Faccio figli
perché così mi realizzo come donna.
Mah.
Non voglio giudicare nessuno. E però chiedo anche di non essere giudicata io. E
invece purtroppo la mia dichiarazione di non voler esser madre suona ancora
così atipica in questa società che subito vengo tacciata di essere arida,
incapace di sentimenti, anormale, nella migliore delle ipotesi, bizzarra.
Un’altra
cosa che ho sempre trovato ridicola è che, indipendentemente dal volerlo o
meno, si definisce “madre” solo chi procrea biologicamente. Invece ho capito
che la maternità è, tutto sommato, una condizione che può sperimentare
chiunque.
Nella
mia vita ho fatto altre scelte, scelte diverse da quelle della maggioranza. Ho
adottato degli animali trovati abbandonati, feriti o comunque in situazioni di
pericolo. E non perché cercassi dei sostituti a dei figli, che non ho mai
consapevolmente voluto, appunto, ma proprio perché ho sempre avuto questa
empatia estesa verso le altre specie, questo amore per gli animali.
Probabilmente
non sarà come partorire un figlio proprio, ma posso dire che amo queste
creature non di meno di quanto una madre qualsiasi ami i propri figli.
Alla
fine questo sentimento della maternità di cui tanti blaterano non è per forza
quella cosa che ti fa desiderare di circondarti di pannolini e biberon, si può
provare in maniera estesa in quanto forma peculiare di amore, si possono amare
figli di altri, bambini orfani, animali, senza necessariamente assumersi
l’enorme responsabilità di mettere al mondo un altro ammasso di cellule che poi
diventerà una persona adulta.
In
fondo, se io non ho voluto figli, non è perché non amo abbastanza la vita, come
pensano alcuni, ma proprio perché amo ed ho rispetto della vita più di tanti
altri.
Questo
scritto/sfogo non vuole essere tuttavia un atto di accusa verso chi
consapevolmente, o anche no, ha voluto fare figli, è felice di averli fatti e
li ama. Se chi mi sta accanto è felice, sono felice anche io, a prescindere da
quanti figli abbia.
Vorrei
però che le donne riuscissero a uscir fuori da certi schemi, stereotipi,
condizionamenti sociali, religiosi e culturali perché purtroppo intorno a me
scorgo anche tanta infelicità, scorgo persone che hanno fatto figli tanto per
aderire a determinati modelli convenzionali di famiglia o come punto di arrivo
di un percorso ritenuto a torto obbligato (fidanzamento, matrimonio, figli) e
che se ne lamentano in continuazione. Si lamentano di non aver tempo, di essere
stanche, di aver rinunciato al lavoro o a questo e quell’altro. Persone che si
fanno il mazzo per poter mantenere due, tre figli.
Facile
risponder loro: ma chi te l’ha fatto fare? Ovvio che l’hanno fatto senza
rendersi conto fino in fondo di tutte le implicazioni che il mettere al mondo
un figlio comporta.
Soprattutto,
la cosa che più di tutte mi rattrista è vedere donne che veramente non si
sentono realizzate se non fanno figli, ricorrono alla fecondanzione assistita,
alla procreazione artificiale, si sottopongono a tremila esami e tutto e solo
perché qualcuno gli ha messo in testa che una donna che non diventa madre non è
una donna pienamente realizzata.
Ci
sono uomini che continuano a dire che mai nessuna donna è bella quanto una
donna incinta.
Ma
che state dicendo? Capisco che la maternità, per chi lo desideri, sia
un’esperienza bellissima, ma non vi rendete conto di quanto questi stereotipi
condizionino le donne e le facciano sentire in difetto se poi non riusciranno,
per qualche motivo, a diventare madri?
Mica tutte hanno avuto le idee chiare come me, ce ne sono alcune che si ammalano di depressione, che si sentono dimezzate, incapaci di valere solo perché non sono diventate madri.
Mica tutte hanno avuto le idee chiare come me, ce ne sono alcune che si ammalano di depressione, che si sentono dimezzate, incapaci di valere solo perché non sono diventate madri.
Donne,
ribellatevi, non è così, voi valete in quanto persone e non in quanto madri o
mogli o professioniste.
Poi,
ci sarebbe da parlare del ruolo pesantissimo che la religione occupa in tutto
ciò. Magari un’altra volta.
57 commenti:
dovrebbe essere sempre una questione di scelte personali, libere da i condizionamenti.
Personalmente m'infastidisce la retorica della maternità come dimensione ideale, ma quando mi imbatto in una donna incinta, mi comporto con smisurata venerazione.
La mattina invece quando vedo le giovani madri che accompagnano i bimbi a scuola, mi chiedo che vita fanno, se lavorano, se sono isolate, se sono realizzate.
Io invece questa venerazione per le donne incinte non l'ho mai capita. Così come non mi pare che un corpo deformato dalla gravidanza sia particolarmente bello e nemmeno armonioso.
Cioè, capisco l'attenzione che è giusto riservare a una donna incinta, nel senso di proteggerla perché si trova in una condizione particolare, quindi mi pare buon senso civico riservarle il posto in autobus o comunque facilitarle gli spostamenti quotidiani, ma si tratta appunto di rispetto, lo stesso che riserverei alle persone anziane, o invalide.
Venerazione... boh... alla fine si tratta di uno stato naturale, tra i più naturali del mondo. Non si sta compiendo qualcosa di eccezionale. :-D
Hai descritto la mia vita. Tutto quello che sento e penso lo hai scritto tu. Grazie :)
Quello che scrivi è allucinante. Mascheri con argomentazioni filosofiche una superficialità disarmante, sono davvero sconcertato.
@ Flo
Grazie a te. :-)
@ anonimo
Perché non provi ad argomentare? Superficiale o meno quello che ho scritto è il mio pensiero e il mio sentire, che comunque ho appunto provato ad argomentare. Cosa che invece non mi pare abbia saputo fare tu.
Inoltre qui la filosofia non c'entra nulla, c'entra appunto un diverso sentire, che come tale credo debba essere rispettato.
P.S.:
cosa c'è di allucinante nel dire che non ho mai voluto avere figli, scusa?
Vedi, su FB, dove ho condiviso il mio post, diverse donne hanno commentato e ri-condiviso il mio post, scrivendomi che si sono sentite vicine al mio pensiero.
Evidentemente ho espresso un sentire che in qualche modo, per quanto minoritario, è abbastanza comune.
La cosa triste è che molte donne si sentono "sbagliate" o "in colpa" per non aderire a un modello standard o a un sentire standard stabilito dalla società. Che poi è anche un po' il tema (sebbene sotto diversi e altri aspetti) de Lo Straniero di Camus.
Ma chi lo dice che si debba provare tutti gli stessi sentimenti e avere gli stessi desideri?
Tu, forse? La società?
Nel mio post ho solo voluto dare spazio a un diverso sentire, per l'appunto e di allucinante c'è solo il tuo esprimere giudizi senza nemmeno provare ad argomentare o ad elaborare il tema toccato.
condivido tutto quello che hai scritto, la penso come te
Condivido integralmente il tuo pensiero.
E' lo stesso che penso io e che ho varie volte tentato di spiegare agli altri.
Come vedi siamo in tante a pensarlo, solo che alla resa dei conti molte donne si lasciano condizionare e sembra automatico che: se stai con un uomo =matrimonio, prima o poi, se sei sposata=figli prima o poi... io invece so di non volere figli dall'età di 14-15 anni (e anche le bambole non mi sono mai piaciute tanto) e ora ne ho 36 e non ho cambiato idea.
Non è vero che con l'età si senta "l'orologio biologico".
Il desiderio di maternità deve essere spontaneo e non cercato e voluto,
ovvio che se si rimane incinta e si fa un figlio poi quel figlio lo si ama , ma in quel caso è un metodo biochimico (gli ormoni sono i responsabili del senso di maternità) e non un desiderio psicologico
Io non ho figli, non so come sarebbe stata la mia vita se li avessi avuti, ma credo che sia comunque una grande gioia.
Altro è il discorso di una società che inneggia alla maternità, salvo poi lasciare sulla donna l'onere maggiore e quindi per talune anche il sacrificio delle proprie aspettative, delle proprie ambizioni. Non mi piace la santificazione della rinuncia!
Una donna incinta mi emoziona tantissimo, forse proprio perché io non ho provato quest'esperienza, che sarà naturale quanto vuoi, ma a me sembra sempre un miracolo bellissimo. E'la Vita che continua altre noi.
@ Morgana
Verissimo, questa cosa dell'orologio biologico l'hanno detta tante volte anche a me, come se poi fossimo solo automi che rispondono a determinati istinti senza poterci riflettere.
@ Ariel
Grazie. Non mi aspettavo di trovare così tante condivisioni e questo mi conferma che spesso il desiderio della maternità è imposto proprio culturalmente.
Soprattutto in passato, quando le donne non studiavano, non lavoravano fuori casa e impostavano tutta la loro esistenza sul ruolo di moglie e madre, capitava che si sposassero molto presto e che divenissero madri molto presto, anche a vent'anni. Ma che vuoi che capisca una ragazzina a vent'anni? Ovvio che non si è consapevoli, nemmeno si è capito bene cos'è la vita, gli onori e sofferenze che comporta e già si pretende di darla?
Oggi che i tempi si sono dilatati e si ha infatti la possibilità di ragionarci un attimo, aumentano le donne che decidono di non avere figli.
@ Sara
Tu scrivi: "una donna incinta mi emoziona moltissimo, forse proprio perché io non ho provato questa esperienza."
Ecco, quello che ho voluto dire è che però fare un figlio è qualcosa di più del provare un'esperienza e che spesso il fatto di voler diventare madri per provare un'esperienza è un desiderio molto egoista.
So che tu non l'hai detto con questo intento, ma ti assicuro che molte donne pensano all'esperienza di diventare madri come appunto a un'esperienza da provare nella vita, senza tener conto di tutte le implicazioni implicite nel dare la vita.
La vita oltre noi può continuare in tanti altri modi.
Brava Rita, discorso coraggioso in un mondo di pregiudizi, condivido, seppur da parte maschile, anche se per ovvie ragioni il ruolo materno è molto più duro del ruolo paterno. Il discorso dell'infertilità è invece problematico anche per gli uomini. Ci sono anche uomini distrutti per questo, sebbene per un uomo non dovrebbe esserci nessuna differenza tra crescere un bambino procreato con il proprio seme e crescere un bambino adottato, è evidente che in questo caso si tratta di un puro processo frutto di un ragionamento indotto ("sangue del mio sangue" e cose simili). Tra l'altro, in questa particolare situazione economica ed ecologica, mettere al mondo dei figli significa giocare alla roulette russa, letteralmente. Anche io sono per l'adozione nell'eventualità. ciao a presto,
R
Ciao Riccardo, grazie.
Sì, poco fa si stava continuando la discussione su FB e infatti è vero che le pressioni arrivano spesso anche da parte maschile (non ne ho parlato perché ho voluto concentrarmi più su quelle che riguardano noi donne) e si tratta anche qui spesso di condizionamenti sociali e culturali: trasmettere i propri geni, il proprio nome, perpetuare le tradizioni della propria famiglia ecc..).
So di matrimoni naufragati perché l'uomo voleva figli e la donna ancora non si sentiva pronta (ma anche viceversa). Mi chiedo che senso avesse lo stare insieme allora, si preferisce mandare all'aria un amore per una vita che deve ancora nascere? Forse non c'era vero amore allora...
Io trovo che l'adozione sia una bellissima scelta. Veramente si può fare la differenza per qualcuno che già esiste, offrendogli aiuto.
Anche per quanto riguarda gli animali, sempre adottare, mai comprare. ;-)
Ciao Rita, io ho avuto un percorso e delle idee per tanti versi credo comuni ai tuoi. Poi, a un certo punto, le cose hanno cominciato a girare in un modo differente, che nemmeno mi aspettavo. E ho cominciato a LASCIARMI trasportare dalla vita, nella sua infinita bellezza, amore, ma anche solitudine e terrore. Ho cominciato a sentirmene parte, come un rivolo d'acqua che scorre in un bosco risonante. E dove sei mesi prima facevo analoghe considerazioni sul mettere al mondo un figlio, alcune energie appunto si sono mosse, e un figlio è arrivato e tutte quelle parole che altri genitori dicevano e che prima non capivo hanno acquisito sostanza. Gli stessi enormi sbattimenti diventano gesti di amore e di cura (perlomeno per me) ed è vero che sono enormi come l'adorazione e l'amore che si provano (non sempre beninteso...le ombre ci sono...ma così è la vita!). Ad ogni modo, per me è stato un amore inaspettato e senza limite, una scoperta di me, e un passo ancora avanti nel flusso della vita.
Per il resto, condivido in pieno il fatto che si possa essere madri e padri anche senza procreare, che ci sia un'investitura sociale e culturale che (con)forma il femminile e il maschile a stereotipi materni e paterni tutt'altro che genuini e vitali, mentre i percorsi dell'esistere possono portare verso altri lidi senza che ciò voglia significare un punto in più o in meno nella soddisfazione e realizzazione personale. Diciamo che per me la cosa non finisce lì, e che pure vi sono altre ragioni -in generale, nella mia esperienza a contatto con molte altre persone- per cui non ci si "sporca",e non ci si mette in ascolto ed in gioco con alcuni lati della vita; ma ognuno ha il suo percorso e non è possibile giudicare ma solo, secondo me, ascoltare e crescere nel rispetto e nella vita.
Le donne incinte sono una delle immagini e degli archetipi più potenti, che racchiudono l'aspetto materiale e quello spirituale/misterico in modo così naturale, "rotondo" e umano...La stessa Madonna, che non è altro che una nuova rielaborazione edulcorata delle diverse rappresentazioni delle Dee nelle diverse culture nella storia umana, in alcune sue più significative rappresentazioni figura incinta, totalmente in primo piano rispetto a un evventuale presenza del figlio, nera.
@ Emmeggì
La tua esperienza, il tuo percorso sono appunto la tua esperienza e il tuo percorso e sono anch'essi una testimonianza al pari di altre, ognuna portatrice di un diverso punto di vista e di una diversa maniera di intendere l'esistenza.
Trovo però che nella rappresentazione iconica della donna incinta che riporti ci sia appunto molto di "culturale", di "costruito"; tu stesso scrivi: "La stessa Madonna, che non è altro che una nuova rielaborazione edulcorata delle diverse rappresentazioni delle Dee nelle diverse culture nella storia umana, in alcune sue più significative rappresentazioni figura incinta, totalmente in primo piano rispetto a un evventuale presenza del figlio, nera.".
Appunto: una rielaborazione ecc. delle Dee nelle diverse culture. Il concetto di "deità" stesso è culturale.
P.S.: grazie per il tuo commento così sentito ad ogni modo. ;-)
nemmeno io desideravo figli, nè pensavo che ne avrei voluti, nè prima nè poi. poi(il poi alla fine è arrivato) mi sono innamorata e mi è scattato qualcosa. solo che i figli non sono arrivati. dopo parecchi anni, senza aspettarmelo, sono rimasta incinta, e sono felice, ma non sarà la maternità a realizzarmi perchè sono già serena ed appagata. Credo che quello che dici sia cosa buona e giusta. il desiderio di maternità è cosa personalissima e non certo innato. in molti casi è indotto e lì sì che si fanno disastri, sia nella vita delle donne che dei bambini. a me è arrivato così, all'improvviso, e spero di continuare ad essere una donna, oltre che una madre. io sono pronta ad affrontare questo mega cambiamento, pronta senza orpelli, passeggini, carrozzine, scaldabiberon e ciucci, ma munita di una fascia e un po' di amore e pazienza. ci sto dentro. ma apprezzo ugualmente chi decide di no. donna non vuol dire automaticamente mamma.
Ciao Rita, grazie a te per lo spazio e le questioni che sollevi. Conosco e reputo importanti i problami e le "storture"-chiamiamole così- che vi sono in questo campo...Il fatto è che (io personalmente) ne vedo anche altre.
Comunque, quello che mi dici vale anche per te.
Nella mia visione presente delle cose, alludevo in generale, vi sono sovente altre questioni, di natura sociale, personale, che spingono alcune persone a non cercare o desiderare (o comunque spesso incosciamente a non concepire, pur se cercandoli) figli, e non è questa la sede per discutere di questi aspetti, così come tu porti alcuni comportamenti di tue conoscenze e tuoi relativi pensieri su cosa secondo te "stride" in alcuni di questi percorsi, evidenzi o teorizzi condizionamenti o
E' la tua visione e la tua esperienza -che io in parte condivido, come dicevo prima. Quello che mi sembrava interessante aggiungere è che diventando genitori può accadere -e accade spesso lasciando(si) andare- di cambiare questo corso, visione, sensibilità, e raccontavo quello che a me (e a tanti altri) è successo e che francamente non pensavo possibile (nemmeno quando io e la mia compagna eravamo "incinti"). Può accadere più facilmente in questo frangente perchè è di per sè un'esperienza "notevole" da ogni punto di vista. Rivoluzionaria.
Per quanto riguarda l'ultima parte, mi sento vicino a chi considera compito primario della cultura quello di mantenerci vicini agli aspetti invisibili. Altro non saprei che aggiungere.
Ciao!
La procreazione è una pratica di BDSM estremo: ti godi la scopata solo se poi ottieni una vita di disagi.
@ Giulia
Concordo, donna non vuol dire automaticamente "mamma".
@ Emmeggì
Sì, capisco quello che dici, forse anche i miei pensieri sono stato frutto di esperienze personali, in qualche modo tutti siamo condizionati da qualcosa, se non dal sistema e cultura in cui viviamo, appunto dalle proprie esperienze. L'importante, secondo me, è esserne almeno consapevoli, così da poter scegliere con un pochina più di autonomia.
E mi rendo anche conto che l'esperienza della maternità o paternità, voluta o meno, in qualche modo aggiunge o toglie qualcosa.
Io ho spesso messo sulla bilancia i pro e i contro e mi è sempre sembrato che i contro fossero maggiori, può essere che mi sbagli, non dico di no, il punto è che non me la son sentita di fare questa prova, ecco. Non sentivo proprio la spinta in me nel voler provare questa esperienza.
@ Claudio
Ecco, sì, potrebbe essere vista anche così ;-) :-D
Pensa a quelli che fanno la fecondazione assistita, manco la scopata si godono. :-D
Non procreate bambini, grazie.
Consiglio per le giovani generazioni: crescete, ma per favore non moltiplicatevi.
Bambini: “costosi e inquinanti” Ti sta a cuore l’ambiente? Non fare figli!
http://valericcione.ch/2013/10/08/no-kids/
Il punto è la continua spinta culturale all' eterosessualità procreativa, deve essere ben chiaro a tutti che non è obbligatorio né essere etero né procreare.
Detto questo, io non ho l' utero ma avrei voluto tanto avere dei figli ma da donna.
che poi io sono etero e vorrei dei figli, eh si mi sento donna ( ho identità di genere femminile ) ma non posso averli.
comunque mi sento mamma di tutti quelli che hanno bisogno d' aiuto e anche degli animali :-)
Ciao Rita,
hai riassunto a 360° ciò che è anche il mio pensiero e il mio percorso di vita in ogni sua sfaccettatura!
Mi ha molto colpito la tua profondità e intelligenza nell'esporre ciò che oggi è una realtà felice per molte di noi.
Una realtà che non è una vera e propria scelta di vita, ma piuttosto un percorso spontaneo e consapevole.
Saluti!
Elena
@ Vale
Sono d'accordo, siamo troppi sul pianeta terra, non c' bisogno di procreare ancora, prima bisognerebbe quantomeno offrire una famiglia a tutti i bambini orfani che vivono negli Istituti.
@ Erika
Ma infatti, come ho detto, per essere madre non si deve necessariamente procreare, ci si può sentire mamma di un animale adottato o adottare proprio un bimbo o ancora, come giustamente hai detto tu, mamma di tutte le persone e animali cui si tende una mano.
@ Elena
Grazie, sono contenta che molte persone si siano ritrovate nelle mie riflessioni. :-)
Rita sai io ti considero un po' mia mamma perché sei la prima persona con cui mi confrontai quando ero vegetariana qui su internet ( insieme a de spin che quindi sarebbe il mio papino ahahah
http://www.vhemt.org/iindex.htm
@ Erika
Che dolce che sei. :-) Mi fa piacere che mi consideri così.
@ anonimo
Sì, conosco il sito sull'estinzionismo, ma io non penso di essere estinzionista, cioè, non ho la pretesa di stabilire cosa dovrà fare la specie umana nei prossimi decenni e secoli (ammesso che ci arrivi), per quanto non pensi molto bene della nostra specie (soprattutto per l'attitudine al dominio che abbiamo) l'atto di volerci estinguere mi pare veramente supererogatorio e quindi impossibile.
Sono però certamente a favore di una politica riduzionista, quindi del controllo delle nascite, di una maggiore informazione sui mezzi contraccettivi e soprattutto vorrei che ci fosse meno propaganda sulla maniera di concepire la maternità.
Sì, certe volte penso che per il bene del pianeta e delle altre specie l'unica cosa che dovremmo fare è estinguerci, ma la vedo come una riflessione velleitaria, nel senso che l'atto di estinguerci richiederebbe appunto una spinta altruistica che però è proprio quella che ci manca. Non so se mi spiego. Se veramente fossimo così altruisti da volerci estinguere per il bene del pianeta, allora intanto potremmo cominciare col rispettare questo pianeta, cosa che non mi sembra stia avvenendo. Poi uno, singolarmente, può decidere di non procreare, come ho fatto io, ma metterci tutti d'accordo per estinguerci, la vedo come una cosa impossibile...
Ho letto con molto piacere questo tuo scritto, Rita, e condivido in gran parte quello che dici. Un abbraccio.
Grazie Rita, un caro abbraccio a te. ;-)
Credo che il tuo pensiero non sia criticabile, (anzi lo appoggio), quando scrivi in favore della libertà di auto-realizzarsi come donne..La maternità può essere una scelta più o meno desiderata, c'è chi la desidera e chi ci si ritrova per sbaglio..i casi sono tanti e le maternità infinite, non c'è un solo modo di viverla,credo..mi piace infatti quando scrivi che si può essere e vivere la maternità anche senza essere biologicamente madri, è vero..ho conosciuto tante persone materne senza che fossero genitori di un essere umano..(non intendiamo forse la maternità come capacità di prendersi cura?) mi trovi d'accordo anche sul fatto che la società pressi ancora molto le donne sul diventare madri(meno dei tempi di mia nonna, chiaro) e che ci sia una vera e propria merceficazione dell'infanzia,prodotti inutili a non-finire..C'è da dire però che oggi la donna-madre deve essere anche una lavoratrice agli occhi degli altri e paradossalmente chi vorrebbe vivere esclusivamente questo ruolo nella maggior casi non può farlo e alla meglio si sentirà giudicata..non ti nascondo che rimango un pò stranita,seppur rispettando il tuo punto di vista, quando scrivi delle donne incinta come corpi deformi..di un animale non umano pensi lo stesso?
Ciao,
Fede
Ciao Fede,
grazie per il commento.
Al corpo deforme degli animali non umani non ho mai pensato a dire il vero, cioè, non ci ho mai riflettuto in questo senso.
Forse, pensandoci bene, quello che più mi disturba è l'idea del MIO corpo deformato da una gravidanza, più che quello delle altre donne in genere.
Sicuramente ha molto a che vedere con idiosincrasie e ossessioni tutte mie, non dico di no :-D
Grazie per avermici fatto pensare comunque, motivo di riflessione.
Ma non è che sei della bilancia? :D (scusa ma non ho resistito)
Ciao,
Fede
No, sagittario. :-)
Ciao, leggo per caso il tuo blog, perché mi trovo in una situazione non bella. Sono un uomo di 39 anni e mia moglie ne ha 35. Sono un paio di anni che cerchiamo di avere un figlio ma la natura non c'è venuta incontro. Adesso stiamo seguendo delle strade alternative, facendoci aiutare da un istituto specializzato, per vedere di capire ed avere finalmente questo figlio.
Tutto sarebbe perfetto.... Il problema è che negli ultimi mesi rifletto molto sul fatto di avere o meno un figlio. Qualche anno fa avevo un grosso desiderio di averlo, lo volevo veramente, era un desiderio che partiva da dentro me stesso. Adesso questo desiderio è calato. Non mi vergogno a dirlo: ho paura di fare un figlio. La mia paura deriva da una semplice considerazione: già adesso facciamo una vita del cavolo e io mi ammazzo di lavoro ed entrambi abbiamo già poco tempo per noi due. Mi chiedo, seriamente, dove e come troverò il tempo per mio figlio. Si, ok, volere è potere ma è anche vero che non dobbiamo raccontarci barzellette. La vita è breve (ma larga come dicevano in un blog) ed è giusto che sia una vita piena di piaceri e non solo di doveri. Vedo in continuazione coppie con figli che si ammazzano per stare dietro e sono tutti al limite, non ne possono più. Lavorano e quando non lavorano sono dietro ai figli sempre di corsa. Non hanno più tempo per se stessi, per la coppia, per l'amore. Figli, Figli e ancora figli (e dietro lamentele a non finire sulla vita di merda che fanno).
Si perché oggi lamentarsi dei figli è come bestemmiare ma la realtà è che molte coppie pagherebbero oro per tornare indietro.
Boh, sono molto confuso. Non mi accusate di superficialità o egoismo, credetemi la cosa è molto profonda, purtroppo in poche righe è difficile trasmettere quello che si prova dentro.
Tra l'altro ho paura ad affrontare con mia moglie questo argomento, perché sono sicuro che ora sarebbe un casino. Lei è partita in quarta, è felicissima, ormai vede l'obiettivo figli in arrivo.
Io, invece, mi sento già un oppressione sul petto, come quando anni fa pensavo di prendere un mutuo per 35 anni.
Un saluto a tutti, spero di non aver offeso nessuno con i miei ragionamenti.
Ciao anonimo, io ti posso dire che sono padre da 4 anni (ne ho 35) e sto bene, non vado in giro a dire che tornerei indietro, ecc ecc! E ti garantisco che come me ci sono molte donne, uomini e famiglie. Certo che avere un figlio mette in discussione equilibri e può creare problemi, quindi la cosa va un minimo ponderata e non forzata. Ma se senti che c'è spazio "emotivo", non farti troppe pippe, le paure -anche grosse- ci stanno, ma si affrontano, anche. Per quanto riguarda il lato economico, non ti cambierà moltissimo, soprattutto se hai delle buone relazioni di rete (famiglia, comunità, ecc) tutti possono darti qualcosa e il bimbo/a, se riesci a scrollarti di dosso le immani cazzate dei bisogni indotti da una pubblicità & co molto aggressiva (e in generale da una cultura paranoica, edonistica, idealistica, egocentrica), si mantiene davvero con poco e ti regalerà un prima inconcepibile senso di amore!
Ciao anonimo,
grazie per il tuo commento innanzitutto.
Io sono l'ultima persona al mondo che potrebbe giudicarti egoista o superficiale, come avrai letto nel mio post ho sempre avuto le tue stesse "resistenze" riguardo al mettere al mondo un figlio e per questo non me la sono mai sentita di diventare madre; certamente però ogni situazione è unica e non posso nemmeno darti consigli su una questione così delicata e personale.
Penso che l'unica sia parlarne invece con tua moglie, per quanto possa restarci male.
Può essere che questa oppressione sul petto che senti sia il sintomo di un'insicurezza e che la scelta di diventare padre non sia più sicura come un tempo, come può essere che sia soltanto un momentaneo spavento al pensiero della tua vita che cambierà ecc..
Forse potresti parlarne con un esperto dell'infanzia, qualcuno che possa spiegarti nel dettaglio gli stravolgimenti di vita e gli impegni cui andrai incontro. La questione tempo certamente non è secondaria, tra il lavoro e tutto penso sia normale che tu ti senta spaventato all'idea di non riuscire più ad avere tempo per te, però è anche vero che sareste in due e che tutto dipende anche da un'eventuale rete di sostegno familiare (ci sarebbero i nonni o eventuali altri parenti a darvi una mano?).
Che altro dirti? Mi dispiace non poterti essere più utile, ma se è vero che possa parlare per me stessa, non me la sento però di indicare agli altri cosa fare o non fare, e non credo sarebbe giusto.
Un saluto a te e tranquillo, non hai offeso proprio nessuno, hai espresso quelle che sono riflessioni e preoccupazioni legittime.
Ciao Rita e MG, vi ringrazio delle vostre risposte.
Sono molto confuso, non è facile gestire questa situazione. Proverò prima a capire bene me stesso e poi una volta sicuro, mi confronterò con mia moglie.
Il problema è che anche il semplice parlarne rischierebbe di mandare in frantumi un equilibrio splendido e di mettere in serio pericolo la nostra coppia.
E' vero non dovrebbe essere così. Ma i rapporti, anche quelli più solidi, hanno dei punti deboli, come i punti di rottura di un cristallo.
Ho paura di rovinare tutto. Purtroppo non saremmo la prima coppia che va a rotoli perché uno dei due vuole assolutamente un figlio.
Ma l'idea, la sola minima idea, di mettere al mondo una creatura che non desidero realmente, mi fa venire i brividi. Sarebbe una commedia triste.
E' vero con il tempo potrei convincermi e fare il bravo papà ma potrebbe essere anche l'incontrario e il tutto diventerebbe un incubo.
Cavolo, mettere al mondo un figlio, non è come ordinare un cheeseburger!
Ho un enorme rispetto per la vita e credo che un figlio meriti l'amore incondizionato di due persone, il padre e la madre.
Comunque vi ringrazio di cuore, perché sono in continua autocritica con me stesso, per capire realmente cosa provo dentro, quale sia realmente il motivo per cui tremo adesso all'idea di avere un figlio.
Non ci piove che è bene provare a capirsi un po' meglio. Puoi anche parlare con qualcuno, in questo senso. E anche quel che dici sul tuo rapporto di coppia merita molta attenzione. Meglio affrontare prima le cose, ma magari le tue paure possono trovare una sponda, un argine, se provi a parlarne, non lo so, io ti direi di provarci, perchè non sono così strane e terrificanti. E' proprio se non ti confronti con qualcuno che sai che possa aiutarti a metterti in gioco (o se peggio non ti confronti con nessuno del tutto) che le paure ti sembreranno sempre più minacciose. Detto questo, se da un lato c'è questo groviglio, quello che ti posso dire io, da exnonvoglio assolutamenteunfiglio, è che è tutto impegnativo, bellissimo, MA che rispetto a quando si è "incinti" dopo si creano nuovi equilibri e nascono nuove energie (certo, se uno si lascia un minimo andare e accetta di mettersi in gioco). E tutto è molto diverso da come uno se lo immagina prima, soprattutto basandosi sui commenti superificiali che sente in giro dai genitori o sul mondo commerciale che prova ad avvolgere questa fase della vita (come le altre, però: matrimonio, morte, anche amicizia, relazioni e sesso, per esteso). Non idealizzare, nel bene e nel male, ma ascolta te stesso e il mondo che hai intorno. Un figlio non è obbligatorio, ma dall'altro lato non va visto solo come una responsabilità, ma come un atto di libertà, amore, di apertura al flusso della vita che non è mai del tutto univoca, micidiale ed oscura. Un figlio è un essere, non (non solo!) una tua proiezione, come tale avrà il suo eprcorso, i suoi dolori, la famiglia perfetta, così come il mondo perfetto, non esistono, sono un'illusione dall'alto contenuto tossico...:-)
Brava Rita, hai espresso con una grande padronanza dell'italiano quello che penso anch'io e che non sono mai riuscito a scrivere :-)
Complimenti davvero.
Grazie Gianni. :-)
Ciao Rita,i tuoi sono bellissimi pensieri,sarò breve, essere donna non implica certo il fatto di essere madre,deve essere una libera scelta e non un'imposizione che deriva dalla famiglia nel senso che se non hai figli non sei una vera donna e balle varie ma si ritorna a come è stata costruita e si è evoluta questa società fondata sul patriarcato. In un rapporto di coppia spesso a risentirne di più è sicuramente l'uomo che deve dimostrare la sua virilità agli occhi degli altri...concludo dicendo che ognuno/a è libero/a di essere ciò ché vuole e dovremmo distruggere proprio anche il concetto di famiglia,che cos'è poi la famiglia tradizionale di cui le destre si riempiono la bocca? Ci hanno insegnato la morale,che gli uomini devono fare sesso con le donne e viceversa ma l'amore è così libero che deve essere incondizionato non ci devono essere dei paletti e non è detto che si possa amare una sola persona,non esistono leggi in natura a stabilirlo e rinunciarvi significherebbe solo reprimere i propri sentimenti e i propri desideri, e questo solo per far contento chi ti sta intorno, viviamo la nostra vita come ci pare liberamente e si all'aborto in fondo è solo una scelta delle donne visto che sono loro a dover tenere in grembo un/a eventuale nascituro/a, perché mettere al mondo creature quando ce ne sono a milioni al mondo che non hanno neanche da mangiare,sono d'accordissimo per l'adozione ma anche qua salta fuori il problema del figlio "nostro". Salviamo chi è già al mondo ed è in difficoltà senza creare altri infelici.
Ciao Alessandro,
grazie per il tuo commento, mi trovi totalmente d'accordo con le tue riflessioni e sul tema del concetto di famiglia, di coppia e di amore ci sarebbe da scrivere moltissimo.
Purtroppo ci hanno insegnato e trasmesso culturalmente che la famiglia sia uomo + donna + figli e ovviamente la religione rema per rafforzare e lasciare inalterata questa visione, ma in fondo è soltanto appunto una convenzione sociale.
Anche sull'amare una sola persona lo sai come la penso, ne abbiamo già parlato mi pare su FB, trovo concretamente possibile amare più persone nello stesso tempo, ogni relazione è unica e peculiare, così come è per i rapporti di amicizia del resto, non è che abbiamo solo un amico o amica, ne abbiamo più di uno e l'affetto c'è per tutti. Certo, quel sentimento atavico (o trasmessoci culturalmente?) che è la gelosia rende poi questi discorsi più complicati all'atto pratico, ma intanto accettarli intellettualmente e sforzarci di evolverci in questa direzione è già un primo passo. La gelosia è un sentimento che andrebbe elaborato e analizzato. Di cosa abbiamo paura? Di perdere l'altro? Dunque vediamo l'amore come possesso? Ecco, secondo
me son queste le domande che dovremmo farci in tutta sincerità.
Come dicevo a Rita, ho pubblicato da me un post inerente la tematica, con tanto di tabella (di segno opposto) rispetto a quella della commentatrice Vale.
Sarei curioso di raccogliere le impressioni di chi si è detto molto vicino alle parole di Rita.
Ecco il link: http://mulosetaccioepiccone.blogspot.it/2014/07/niente-declatante-parte-lesistere-e-il.html
tu ami e rispetti la vita come la ama e la rispetta tanta gente che ha figli nè più ne meno. Circondarsi di biberon e pannolini è legittimo come circondarsi di animali, Non se migliore di chi ha figli e ha una relazione monogama o vorrebbe averla e loro non sono migliori di te
così come chi crede nell'amore monogamo non è per forza una vittima di stereotipi sbagliati o un pazzo possessivo
Chi vuol vivere diversamente è libero di farlo, ma io credo nella monogamia e nell'amore come appartenenza reciproca nella libertà fatta di passione e fiducia reciproca (che può essere ben riposta o mal riposta ma è un altro discorso) che tiene a bada eventuali gelosie e fa sì che non diventino ossessioni possessive e distruttive.
insomma a questo mondo c'è chi vuole dei figli e chi no, chi ne vorrebbe ma non può averli, chi non ci pensava e cambia idea e li fa magari in seguito ad una gravidanza non programmata, e sono scelte che vanno tutte rispettate come va rispettata la scelta di abortire
e il desiderio di sposarsi è autentico come il suo contrario
Paolo, sì, ma è indubbio che io rispetti ogni scelta, la mia voleva essere più che altro una riflessione su quanto a volte si facciano scelte non tanto consapevoli, ma solo per essere conformi a come la società ci dice di essere.
capisco. a me non piace giudicare il grado di consapevolezza altrui a prescindere da quanto queste scelte siano statisticamente diffuse
Paolo, ma guarda che non si tratta di giudicare, bensì di prendere atto del tipo di società in cui viviamo.
P.S.: se dico che il livello di consapevolezza delle persone comuni per quanto riguarda, ad esempio, lo sfruttamento degli animali, è assai basso, non sto giudicando, ma descrivendo la realtà della situazione.
Descrivere, osservare, riportare non è giudicare in senso "cattolico".
Sei un probabilmente "maschio" cosa vuoi saperne delle pressioni che subisce una femmina in quanto portatrice di un utero
Rita tu sei una "aliena" contemporanea o nel migliore dei casi sei anacronistica in questa epoca. Non ci vuole molto a scorgere della logica fluente nelle tue dichiarazioni, anzi la cosa imbarazzante è articolare così tanto una cosa che, in un ambiente che pullula di intelligenza, dovrebbe essere la norma. Capisci però che oggi (o meglio da sempre) la follia è il germe che più infesta la mente umana. C'è davvero solo un concetto che non mi è chiaro:
Se ami la vita, non riprodurla.
Adottando probabilmente il contesto che ci circonda probabilmente hai ragione, ma non credo valga ovunque. Ci sono posti dove si può vivere felici, ragion per cui riprodursi non necessariamente vuol dire condannare un essere vivente. Anche io sono padre di due bimbi e credimi quando ti dico che sicuramente nessun genitore ha la più pallida idea del caos lo aspetta. Nessuno è preparato a questa situazione. Come sempre ribadisco i miei attestati di stima per la tua persona. Un abbraccio.
Rita tu sei una "aliena" contemporanea o nel migliore dei casi sei anacronistica in questa epoca. Non ci vuole molto a scorgere della logica fluente nelle tue dichiarazioni, anzi la cosa imbarazzante è articolare così tanto una cosa che, in un ambiente che pullula di intelligenza, dovrebbe essere la norma. Capisci però che oggi (o meglio da sempre) la follia è il germe che più infesta la mente umana. C'è davvero solo un concetto che non mi è chiaro:
Se ami la vita, non riprodurla.
Adottando probabilmente il contesto che ci circonda probabilmente hai ragione, ma non credo valga ovunque. Ci sono posti dove si può vivere felici, ragion per cui riprodursi non necessariamente vuol dire condannare un essere vivente. Anche io sono padre di due bimbi e credimi quando ti dico che sicuramente nessun genitore ha la più pallida idea del caos lo aspetta. Nessuno è preparato a questa situazione. Come sempre ribadisco i miei attestati di stima per la tua persona. Un abbraccio.
Ciao, mi chiamo Claudia e la penso come te anche se ogni tanto mi vengono dei dubbi e un piccolo adulto per insegnargli la natura il rispetto per la montagna per gli animali, a cavalcare.. ecc. Non mi dispiacerebbe. Penso che sarebbe bello essere due o più coppie e quando alternarsi a giorni e tenere i figli propri e degli altri in modo da fare libertà ! Anche io non ho il coraggio di farlo perché tanto troppo alla mia libertà, alle galoppata con il mio amico cavallo e godermi il silenzio.. la zia mi piacerebbe perche sarebbe tenere il bimbo a "tempo determinato" e poi riportarlo dai genitori!ma sorella non ne ho.. mi piacere invece da vecchia avere i nipoti, ma vorrei saltare la fase dei genitore: mi sa che sarebbe possibile! ;)
@ Marco
Ricambio il tuo abbraccio.
Vorrei ribadire, a scanso di equivoci, che in questo mio pezzo ho espresso quelle che sono le mie personali motivazioni per non aver voluto avere figli, ma non dubito che possano esserci tanti genitori e bambini felici e per cui la vita sia comunque e sempre da considerare un'esperienza che vada vissuta, nel bene e nel male.
@Claudia
Ti ringrazio per il tuo commento, anche se credo che equitazione e rispetto per gli animali mal si sposino. Ma se leggi il mio blog saprai sicuramente come la penso in proposito.
Visto che i commenti sono moderati sicuramente questo non passa...
I commenti in questo post, a parte alcuni, sono pieni di parole ma intrinsecamente banali, vuoti.
Siete dei poveri robot cui è stato inculcato che avere figli è male.
Comunque, bene che non vogliate riprodurvi. Così si spera evitate di propagare queste sciocchezze.
Io ho rispetto di chi vuole figli e non può averne, e di chi semplicemente dice "Io non voglio figli" senza denigrare chi invece una famiglia ce l'ha e cresce i propri figli con amore, sacrificio, responsabilità.
Che questo mi dà fastidio: come te la canti e te la suoni tu, superiore alle tue amiche mamme esauste.
Beh, te lo garantisco: un giorno loro saranno mamme fiere (che i figli crescono) e seguiranno le meraviglie dei loro figli che diventano grandi. Tu invece ti limiterai ad avere i tuoi animali. Ma è giusto così, bene che sei contenta.
Caro anonimo,
si vede che non hai capito niente di questo mio post, che non vuole certo essere un'accusa verso chi decide di fare i figli, ma ha solo l'intento di rivendicare il diritto di sentirsi donne anche senza procreare. Non mi sento superiore a nessuno. Ma figurati.
La moderazione l'ho messa per i troll, quelli fastidiosi che arrivano quasi a stalkerare (ce ne sono). Tu invece sei solo un poverino/a, pure per il fatto che non hai avuto il coraggio di firmarti.
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