Non
so quanto vi interessi, ma sono arrivata alla conclusione che Jonathan
Coe sia uno scrittore un po' sopravvalutato o quanto meno in discesa
libera ormai da qualche anno.
"La famiglia Winshaw" mi era piaciuto tanto, e così anche "La banda dei brocchi" e "La casa del sonno", ma mi pare che poi sia andato avanti a forza di rendita, confidando su lettori ormai fedeli (tipo me), ma senza sapersi rinnovare o evolvere. Sa tutto di già visto, sentito, stantio, come se ricorresse a una formula di scrittura ormai inflazionata e svuotata della sua originaria energia.
Trovo che il suo principale punto di forza - creazione di personaggi e situazioni al limite tra l'ironia e il grottesco su sfondo storico-politico - negli ultimi lavori sia diventato anche il suo principale difetto. I protagonisti mancano di spessore, di credibilità, sembrano figurine di cartone; la spinta verso il grottesco è talmente eccessiva da sforare nella caricatura e l'ambientazione storico-politica appena accennata. Atmosfere poco caratterizzate.
Inoltre in quest'ultimo romanzo, "Expo 58", si affida alla formula collaudata di spy-story con annessa storia d'amore.
Peccato che già un anno fa McEwan, suo connazionale, aveva fatto la stessa cosa con Miele, ma con risultati di gran lunga migliori, anzi direi che non si possono proprio paragonare.
In "Expo 58" ci sono passaggi interessanti, ad esempio eccellente la descrizione di un poema sinfonico suonato a un concerto, narrato talmente bene da sembrare di udire le note musicali, ma il resto, stati d'animo, descrizioni di ambienti ecc. non riescono a imprimersi visivamente.
"La famiglia Winshaw" mi era piaciuto tanto, e così anche "La banda dei brocchi" e "La casa del sonno", ma mi pare che poi sia andato avanti a forza di rendita, confidando su lettori ormai fedeli (tipo me), ma senza sapersi rinnovare o evolvere. Sa tutto di già visto, sentito, stantio, come se ricorresse a una formula di scrittura ormai inflazionata e svuotata della sua originaria energia.
Trovo che il suo principale punto di forza - creazione di personaggi e situazioni al limite tra l'ironia e il grottesco su sfondo storico-politico - negli ultimi lavori sia diventato anche il suo principale difetto. I protagonisti mancano di spessore, di credibilità, sembrano figurine di cartone; la spinta verso il grottesco è talmente eccessiva da sforare nella caricatura e l'ambientazione storico-politica appena accennata. Atmosfere poco caratterizzate.
Inoltre in quest'ultimo romanzo, "Expo 58", si affida alla formula collaudata di spy-story con annessa storia d'amore.
Peccato che già un anno fa McEwan, suo connazionale, aveva fatto la stessa cosa con Miele, ma con risultati di gran lunga migliori, anzi direi che non si possono proprio paragonare.
In "Expo 58" ci sono passaggi interessanti, ad esempio eccellente la descrizione di un poema sinfonico suonato a un concerto, narrato talmente bene da sembrare di udire le note musicali, ma il resto, stati d'animo, descrizioni di ambienti ecc. non riescono a imprimersi visivamente.
La storia è debole, gli eventi si susseguono con un certo automatismo, la frase più degna di nota che ho trovato è questa: "Inoltre, talvolta non conosciamo fino in fondo la nostra natura. Non sappiamo bene chi siamo, finché non sopravviene una nuova circostanza a rivelarcela". Ecco... rendiamoci conto del livello.
Si tratta di una commedia, sì, per carità, ma superficialità e leggerezza non sono proprio la stessa cosa.
Devo ancora finire di leggerlo, mi
mancano una cinquantina di pagine, dubito tuttavia di avere qualche sorpresa
positiva che mi faccia cambiare idea. In tal caso, vi farò sapere.
Come per il precedente, "I segreti di Maxwell Sim" - il romanzo con il finale più abborracciato e improvvisato del secolo, della serie: non so come farlo finire e quindi ricorro all'ormai vecchio stra-abusato cliché metanarrativo del protagonista che è solo un personaggio fittizio uscito dalla penna di uno scrittore che a un certo punto si stanca di scrivere, o non vuole più scrivere o comunque sia non sa più cosa inventarsi perché tanto la vita continua e nessuna storia mai finisce bla bla bla bla - ho la netta sensazione di aver buttato i miei soldi. Triste perché mai di nessun libro vorrei dire di aver sprecato denaro.
Come per il precedente, "I segreti di Maxwell Sim" - il romanzo con il finale più abborracciato e improvvisato del secolo, della serie: non so come farlo finire e quindi ricorro all'ormai vecchio stra-abusato cliché metanarrativo del protagonista che è solo un personaggio fittizio uscito dalla penna di uno scrittore che a un certo punto si stanca di scrivere, o non vuole più scrivere o comunque sia non sa più cosa inventarsi perché tanto la vita continua e nessuna storia mai finisce bla bla bla bla - ho la netta sensazione di aver buttato i miei soldi. Triste perché mai di nessun libro vorrei dire di aver sprecato denaro.
4 commenti:
Adoro Coe al punto di aver scelto la Scandinavia come meta del viaggio di nozze per vedere Skagen, luogo dove si svolgono, come ricordarai, fatti salienti ne La banda dei brocchi. Ho amato molto anche il seguito Circolo chiuso. Corro a comprare ogni suo nuovo romanzo e EXPO 58 mi è piaciuto molto.
Un saluto
Sandra, mi fa piacere per te. :-)
Io purtroppo dopo l'innamoramento non sono riuscita a trasformare il mio rapporto con Coe in una storia lunga e duratura. :-D
Ma può essere anche che siano semplicemente cambiati i miei gusti e le mie aspettative.
Comunque anche un paio di altre persone hanno avuto la mia stessa impressione, ossia che negli ultimi lavori non sia riuscito ad avvicinarsi agli ottimi livelli de La famiglia Winshaw, La banda dei brocchi ecc..
Un saluto a te e grazie per il tuo commento.
sono d'accordo con te
ti segnalo
http://www.uncommons.it/stories/le-micie-di-elio-matassi-459
Jonuzza
Grazie Jonuzza,
bellissimo pezzo questo di Elio Matassi, ho saputo della sua morte e spero che ora, chissà, magari si trovi in qualche posto con le sue adorate micie.
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