"Sono
d’accordo che questo è un punto fondamentale: cambiate il sistema e
potrete cambiare le persone, poiché gli esseri umani sono creature più
sociali che razionali. Ma temo di essere giunto a questa conclusione non
per mezzo di ragionamenti profondi, bensì grazie alla mia esperienza
durante le campagne. Nella mia militanza politica, che risale al 1979,
ho sempre voluto ottenere dei risultati, non
sono mai stato soddisfatto della mera attività fine a se stessa.
All’epoca (con atteggiamento idealistico) pensavo che se avessi
raccontato a tutti qual era il problema, il problema sarebbe scomparso. E
un giorno mi sono reso conto che le cose non sono così semplici.
C’erano persone che erano molto favorevoli ai diritti animali, ma che
semplicemente non erano abbastanza motivate per diventare vegane.
D’altro canto, io stesso, pur avendo scoperto i problemi causati dalle
automobili all’ambiente, non ero sufficientemente motivato per smettere
di guidare. Tutto mi è invece diventato chiarissimo quando in Austria
venne approvato il divieto dei circhi con animali. Quando è iniziato il
nostro conflitto con i circhi, i media erano tendenzialmente contro di
noi e molte persone continuavano tranquillamente ad andare al circo
indipendentemente da quello che dicevamo loro. Alcune affermavano
perfino che erano d’accordo con noi, ma che erano i bambini a volerci
andare e altre scuse simili. Quando il divieto entrò in vigore,
improvvisamente i mezzi di comunicazione smisero di esprimersi a favore
dei circhi con animali e nessuno ha mai rimpianto quel tipo di
spettacolo. È chiaro che le persone agiscono più o meno come il loro
l’ambiente sociale si aspetta che facciano: vogliono integrarsi, non
sentirsi diversi; vogliono essere normali e accettate. Il cambiamento
del sistema, quindi, produce automaticamente un cambiamento nelle
persone, anche se magari solo a partire dalla generazione successiva"
(Martin Balluch, da un'intervista pubblicata sul numero 7 della rivista Liberazioni)
(Martin Balluch, da un'intervista pubblicata sul numero 7 della rivista Liberazioni)
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Stanotte (l'insonnia a volte è proficua) ho riflettuto molto su questa dichiarazione di Balluch e ne ho tratto la seguente conclusione.
Vero che la maggioranza delle persone tende a seguire il sistema e che anche la percezione della moralità delle nostre azioni e scelte dipende dalla legalità e normalizzazione delle stesse.
Tuttavia ci sono abitudini, comportamenti, stati di cose e pregiudizi inveterati e talmente radicati nel nostro profondo che temo che per essere ritenuti non più come giusti e normali necessitino di un cambiamento ancora più radicale rispetto all'abolizione delle pratiche che li generano e sostengono nel sistema. L'esempio che Balluch fa dell'abolizione dei circhi è particolare e non credo possa essere paradigmatico di tutta la cultura che sottende lo specismo nella nostra società. Innanzitutto andare al circo non è un'abitudine quotidiana che investe capillarmente le nostre vite ed è facile trovare persone che si convincano facilmente della bruttura del tenere animali selvatici in schiavitù. Voglio dire, per quanto, come dice Balluch, le stesse che magari in teoria erano contrarie poi comunque hanno continuato ad andarci fintanto che il circo è stato ritenuto legale (vuoi perché "sta lì, esiste, e quindi ci vado", vuoi perché magari non si crede tanto nella politica del boicottaggio), comunque sia, una volta che è stato abolito, non è che se ne è sentita così tanto la mancanza, essendo appunto il circo un diversivo, uno "spettacolo" in cui al massimo si portano i bambini un paio di volte all'anno. Quindi, una volta abolito, facile che sia scomparso anche dai pensieri delle persone, soprattutto perché sono sicura che intimamente ci fosse la consapevolezza che vedere animali selvatici tenuti in cattività e costretti a eseguire numeri lesivi della loro dignità non fosse una grande cosa.
Ma la questione dei macelli, allevamenti e altre forme di sfruttamento degli animali è molto diversa. Diversa perché se anche un domani, per qualche fortuita serie di casi (o anche perché divenissimo una minoranza capace di farsi ascoltare) si riuscisse a far abolire i macelli, ma senza aver prima lavorato a un cambiamento morale interiore che proprio abbia spazzato via per sempre dalle nostre teste anche la sola idea che si possa impunemente abusare delle altre specie - sol perché, appunto, diverse dalla nostra e incapaci di ribellarsi e di far valere il proprio diritto alla vita - allora in qualche modo non avremo debellato proprio niente, né lo specismo, né quel pregiudizio culturale che ci autorizza a considerarci il centro del mondo, diversi e superiori da tutto il resto dei viventi.
Inoltre, chiudere i macelli, ma senza aver prima lavorato in direzione di un rifiuto del nutrirsi di altri corpi di creature innocenti, favorirebbe sicuramente macellazioni clandestine e contrabbando (così come in passato è successo per il proibizionismo dell'alcool e oggi continua per quello delle droghe); quello che voglio dire è che se non si lavora per cambiare la mentalità delle persone nel profondo in direzione di una visione veramente antispecista, nessuna legge abolizionista potrà mai riuscire nell'intento di far considerare sbagliato a prescindere lo sfruttamento e il dominio su altri corpi. Basti pensare a quanto lo specismo sia radicato persino a livello di linguaggio.
Finché noi non lavoreremo per liberarci da un'idea malsana di umanità, ossia quella che sancisce e scandisce la nostra presunta e arbitraria superiorità, riconoscendoci totalmente nell'altro, "nel maiale che dunque siamo" (per parafrasare Leonardo Caffo, che a sua volta parafrasa Derrida), ritrovandoci e liberandoci in quanto animali che con tutti gli altri condividono la vita e la morte su questo pianeta, allora non riusciremo mai nemmeno a far avanzare ciò che più ci sta a cuore, ossia la liberazione animale.
Quindi, per concludere, va benissimo lavorare e fare pressioni ai vari governi e varie lobbies per far abolire questa o quella pratica, ma allo stesso tempo è assolutamente necessario lavorare in direzione di un'etica veramente animale, ossia di un'etica in cui tra noi e il maiale non ci sarà più scarto alcuno così da renderci la sua oppressione un qualcosa di non più sostenibile e praticabile.
Stanotte (l'insonnia a volte è proficua) ho riflettuto molto su questa dichiarazione di Balluch e ne ho tratto la seguente conclusione.
Vero che la maggioranza delle persone tende a seguire il sistema e che anche la percezione della moralità delle nostre azioni e scelte dipende dalla legalità e normalizzazione delle stesse.
Tuttavia ci sono abitudini, comportamenti, stati di cose e pregiudizi inveterati e talmente radicati nel nostro profondo che temo che per essere ritenuti non più come giusti e normali necessitino di un cambiamento ancora più radicale rispetto all'abolizione delle pratiche che li generano e sostengono nel sistema. L'esempio che Balluch fa dell'abolizione dei circhi è particolare e non credo possa essere paradigmatico di tutta la cultura che sottende lo specismo nella nostra società. Innanzitutto andare al circo non è un'abitudine quotidiana che investe capillarmente le nostre vite ed è facile trovare persone che si convincano facilmente della bruttura del tenere animali selvatici in schiavitù. Voglio dire, per quanto, come dice Balluch, le stesse che magari in teoria erano contrarie poi comunque hanno continuato ad andarci fintanto che il circo è stato ritenuto legale (vuoi perché "sta lì, esiste, e quindi ci vado", vuoi perché magari non si crede tanto nella politica del boicottaggio), comunque sia, una volta che è stato abolito, non è che se ne è sentita così tanto la mancanza, essendo appunto il circo un diversivo, uno "spettacolo" in cui al massimo si portano i bambini un paio di volte all'anno. Quindi, una volta abolito, facile che sia scomparso anche dai pensieri delle persone, soprattutto perché sono sicura che intimamente ci fosse la consapevolezza che vedere animali selvatici tenuti in cattività e costretti a eseguire numeri lesivi della loro dignità non fosse una grande cosa.
Ma la questione dei macelli, allevamenti e altre forme di sfruttamento degli animali è molto diversa. Diversa perché se anche un domani, per qualche fortuita serie di casi (o anche perché divenissimo una minoranza capace di farsi ascoltare) si riuscisse a far abolire i macelli, ma senza aver prima lavorato a un cambiamento morale interiore che proprio abbia spazzato via per sempre dalle nostre teste anche la sola idea che si possa impunemente abusare delle altre specie - sol perché, appunto, diverse dalla nostra e incapaci di ribellarsi e di far valere il proprio diritto alla vita - allora in qualche modo non avremo debellato proprio niente, né lo specismo, né quel pregiudizio culturale che ci autorizza a considerarci il centro del mondo, diversi e superiori da tutto il resto dei viventi.
Inoltre, chiudere i macelli, ma senza aver prima lavorato in direzione di un rifiuto del nutrirsi di altri corpi di creature innocenti, favorirebbe sicuramente macellazioni clandestine e contrabbando (così come in passato è successo per il proibizionismo dell'alcool e oggi continua per quello delle droghe); quello che voglio dire è che se non si lavora per cambiare la mentalità delle persone nel profondo in direzione di una visione veramente antispecista, nessuna legge abolizionista potrà mai riuscire nell'intento di far considerare sbagliato a prescindere lo sfruttamento e il dominio su altri corpi. Basti pensare a quanto lo specismo sia radicato persino a livello di linguaggio.
Finché noi non lavoreremo per liberarci da un'idea malsana di umanità, ossia quella che sancisce e scandisce la nostra presunta e arbitraria superiorità, riconoscendoci totalmente nell'altro, "nel maiale che dunque siamo" (per parafrasare Leonardo Caffo, che a sua volta parafrasa Derrida), ritrovandoci e liberandoci in quanto animali che con tutti gli altri condividono la vita e la morte su questo pianeta, allora non riusciremo mai nemmeno a far avanzare ciò che più ci sta a cuore, ossia la liberazione animale.
Quindi, per concludere, va benissimo lavorare e fare pressioni ai vari governi e varie lobbies per far abolire questa o quella pratica, ma allo stesso tempo è assolutamente necessario lavorare in direzione di un'etica veramente animale, ossia di un'etica in cui tra noi e il maiale non ci sarà più scarto alcuno così da renderci la sua oppressione un qualcosa di non più sostenibile e praticabile.
4 commenti:
ciao Rita, riguardo al commento di Balluch, devo dire che mi sembra un po' ingenuo (o magari lo sarò io, non lo so), ma secondo me una legge che riguardi qualche aspetto morale della nostra società per essere approvata deve rispecchiare il senso civico di una popolazione e quindi seguire questo e non viceversa. Cioè, mettiamo caso che domani venga approvata una legge che vieti la macellazione su tutto il territorio italiano, come minimo ci sarebbe una rivolta popolare in tutta Italia, e non tanto e non solo perchè la gente crede di aver bisogno di carne per nutrirsi in modo adeguato, ma soprattutto perchè ha bisogno di carne, cioè che gli animali vengano sfruttati, uccisi e ridotti a prelibatezze, per rimanere in cima alla scala antropocentrica dei viventi. Quindi credo che bisogna senz'altro creare prima una forza di propulsione tra la popolazione più o meno vasta, poi fare pressione sulle leggi, e poi ovviamente, come dice Balluch, una volta approvata la legge il senso civico generale della società lentamente si adeguerà. Forse era questo che voleva dire Balluch? Boh...
Ciao Riccardo, anche a me a dirla tutta quel suo commento è apparso molto ingenuo, tanto più che lo ha estrapolato dal caso del circo, facendone derivare una riflessione generale sulla lotta nel suo complesso, ma, come sappiamo, il caso del circo non può essere paradigmatico dello sfruttamento animale, essendo per sua stessa natura un caso marginale, particolare, che pertiene al divertimento e che riguarda gli animali selvatici.
Bisogna lavorare per arrivare a un cambiamento culturale e parallelamente fare pressioni e richieste legislative, i due percorsi, se intrapresi da soli, secondo me rimangono tentativi velleitari di cambiare le cose.
Ma soprattutto, chi mai farebbe una legge per abolire la macellazione, così di punto in bianco? Giusto un dittatore illuminato, ma appunto la maggioranza la percepirebbe come un'imposizione e alla fine si ribellerebbe.
Ripeto, il circo è un caso particolare perché comunque già esiste un minimo di senso civico (pure se poi le persone, per inerzia, ci vanno lo stesso), ma se domani stesso venisse abolito in tutto il mondo, non credo che a qualcuno importerebbe (ad accezione dei circensi, per ovvi motivi) o che lo rimpiangerebbe.
Quindi veramente la riflessione di Balluch mi è sembrata un po' sciocca, ma può essere che abbia voluto intendere altro o che abbia chiarito meglio il suo pensiero in un'altra parte del discorso. Bisognerebbe leggere Liberazioni (io l'estratto l'ho preso dalla bacheca di un mio amico che l'ha riportato su FB, non ho il testo intero sottomano).
ok capito. Io ho letto un suo articolo sempre apparso su Liberazioni, forse lo hai letto anche tu, è disponibile integralmente sul sito. L'ho letto un po' di tempo e non lo ricordo molto bene, pressapoco diceva, mi pare, che creare nelle persone una consapevolezza protezionistica porta all'emanazione di nuove leggi per il benessere animale e queste a loro volta contribuiscono a formare un pensiero nella società favorevole ai diritti animali, mi pare che dicevo questo o qualcosa del genere, forse era a questo che si riferiva in questo estratto, non so...
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