Qui un articolo di Animal Equality sull'intelligenza delle galline (come fonte una testimonianza di Bruce Friedrich, impegnato nelle politiche per gli animali 'da reddito'
presso Farm Sanctuary, un'organizzazione che lavora in difesa degli
animali, più una ricerca effettuata presso l'Università di Bristol, dal titolo "La gallina intelligente"). Ne riporto alcuni estratti per facilitarvi la lettura:
Le galline, proprio come qualsiasi altro essere senziente, hanno i loro interessi, desideri, personalità. Alcune sono timide, altre invece socievoli e gregarie. Proprio come accade per i cani, riconoscono i loro nomi. (...) Spiega la Dott.essa Christine Nicol, autrice della ricerca all'Università di Bristol, dal titolo La Gallina Intelligente, "Gli studi degli ultimi 20 anni hanno rivelato le loro capacità sensoriali finemente levigate, quella di pensare, trarre conclusioni, applicare la logica e pianificare in anticipo".
Le galline, proprio come qualsiasi altro essere senziente, hanno i loro interessi, desideri, personalità. Alcune sono timide, altre invece socievoli e gregarie. Proprio come accade per i cani, riconoscono i loro nomi. (...) Spiega la Dott.essa Christine Nicol, autrice della ricerca all'Università di Bristol, dal titolo La Gallina Intelligente, "Gli studi degli ultimi 20 anni hanno rivelato le loro capacità sensoriali finemente levigate, quella di pensare, trarre conclusioni, applicare la logica e pianificare in anticipo".
A seguire invece una breve descrizione del maiale (presa da una pagina di FB nata appositamente per imparare a "guardare ai maiali non come ad animali da mettere in tavola, ma
come a una famiglia lontana cui siamo legati da un’affinità profonda e
speciale"), un animale di cui misconosciamo la vera natura, ma con il cui corpo fatto a pezzi e trasformato in insaccati vari, ahimé, familiarizziamo da sempre:
"Siamo soliti associare i maiali alla sporcizia, ma l’unico motivo
per cui si rotolano nel fango è che protegge la loro pelle da pericolose
scottature solari, da mosche e parassiti.
I maiali hanno infatti le ghiandole sudoripare solo sul naso, (quindi "sudo come un maiale" è un altra fesseria) è essenziale quindi che non si surriscaldino. L’acqua non è in grado di rinfrescarli perchè evapora troppo in fretta, mente il fango ha un effetto più isolante e duraturo. (dopotutto lo fanno anche gli elefanti, ma nessuno ha mai pensato di attribuire loro la sporcizia)
Un maiale non sporca mai nella zona in cui dorme o mangia: scrofe artritiche si svegliano di prima mattina e sollevano il loro corpo irrigidito con enorme fatica, trascinandolo attraverso pozzanghere fangose, pur di allontanarsi dalla loro stalla prima di urinare. Possiamo solo immaginare quanto soffra un maiale costretto a defecare nel proprio box.
In un porcile pieno di fango ed escrementi cosa ci si aspetta? Che un animale voli e riesca a tenersi pulito per miracolo? Sono le condizioni in cui vengono tenuti i comuni maiali ad essere vergognose, non i maiali in se che non ne hanno alcuna colpa. Voi, in venti metri quadri di terra fangosa, costretti ad espletare i vostri bisogni sul terreno su cui camminate, riuscireste a restare puliti? Non credo proprio."
I maiali hanno infatti le ghiandole sudoripare solo sul naso, (quindi "sudo come un maiale" è un altra fesseria) è essenziale quindi che non si surriscaldino. L’acqua non è in grado di rinfrescarli perchè evapora troppo in fretta, mente il fango ha un effetto più isolante e duraturo. (dopotutto lo fanno anche gli elefanti, ma nessuno ha mai pensato di attribuire loro la sporcizia)
Un maiale non sporca mai nella zona in cui dorme o mangia: scrofe artritiche si svegliano di prima mattina e sollevano il loro corpo irrigidito con enorme fatica, trascinandolo attraverso pozzanghere fangose, pur di allontanarsi dalla loro stalla prima di urinare. Possiamo solo immaginare quanto soffra un maiale costretto a defecare nel proprio box.
In un porcile pieno di fango ed escrementi cosa ci si aspetta? Che un animale voli e riesca a tenersi pulito per miracolo? Sono le condizioni in cui vengono tenuti i comuni maiali ad essere vergognose, non i maiali in se che non ne hanno alcuna colpa. Voi, in venti metri quadri di terra fangosa, costretti ad espletare i vostri bisogni sul terreno su cui camminate, riuscireste a restare puliti? Non credo proprio."
E il punto è proprio questo: viviamo una scissione mentale talmente forte da non riuscire mai ad essere pienamente consapevoli di CHI ci mettiamo nel piatto. Come spiega Annamaria Manzoni nel suo Noi abbiamo un sogno: "La scissione è un meccanismo di difesa psicologicamente grave; è quello che consente di non integrare le caratteristiche dell'altro in immagini coese e di assolutizzare ora l'uno ora l'altro degli aspetti che vengono in contatto con la propria esperienza immediata e con le relative emozioni: così mentre amo tanto il porcellino rosa, lo mangio con grande gusto una volta scannato".
Quante stupidaggini che si dicono sui maiali e sugli animali in genere, usati come metro di paragone per denigrare talvolta gli esseri umani e per poter compiere quella sporca operazione del discriminare l'altro una volta che l'analogia è compiuta. Forse sarebbe ora di renderci conto che se continuiamo a usare espressioni del tipo "operai sfruttati come bestie", "immigrati ammassati come sui carri bestiame" è proprio perché esiste ed è legittimato quel termine di paragone che permette l'abuso, il dominio e lo sterminio tanto dei corpi degli uni, quanto degli altri che, per giustificazione, vi vengono assimilati.
La verità è che per poterci vantare della nostra superiorità in quanto specie homo sapiens abbiamo dovuto falsificare le caratteristiche reali degli animali, di gran lunga lontane dallo squallore di certi comportamenti tutti umani.
Come dire, distruggo l'altro, così da far risaltare meglio me stesso. Questa finzione, sottesa nella nostra cultura a partire dal linguaggio e supportata da filosofi del passato come Cartesio (animali come automi) è talmente radicata nelle nostre coscienze da perdurare ancora oggi, nonostante gli animal cognition prima e gli animal studies poi, ci abbiano svelato una realtà ben diversa e cioè che gli animali hanno pensieri, vita interiore, coscienza e autocoscienza; oltre ovviamente a provare, esattamente come noi, tutta la gamma di sentimenti e emozioni che vanno dalla paura alla gioia.
Credo che se facciamo così tanta fatica nello spazzare via i tanti pregiudizi e le tante falsità sulla loro natura è perché altrimenti il pensiero del loro sfruttamento ci risulterebbe insostenibile. Negare le loro caratteristiche emotive e fisiche è un meccanismo molto potente di autodifesa dalla consapevolezza del male che facciamo loro.
Quello che noi attivisti possiamo fare è raccontare al resto del mondo CHI sono loro.
Accendere una luce su questi individui mortificati e resi invisibili, trasformati negli ultimi degli ultimi, agonizzanti e uccisi a milioni ogni giorno. Invisibili sia fisicamente (gli allevamenti e i mattatoi sono ben lontani dal nostro sguardo), che simbolicamente, grazie al divario ontologico che nei secoli abbiamo costruito tra noi e loro.
Come dire, distruggo l'altro, così da far risaltare meglio me stesso. Questa finzione, sottesa nella nostra cultura a partire dal linguaggio e supportata da filosofi del passato come Cartesio (animali come automi) è talmente radicata nelle nostre coscienze da perdurare ancora oggi, nonostante gli animal cognition prima e gli animal studies poi, ci abbiano svelato una realtà ben diversa e cioè che gli animali hanno pensieri, vita interiore, coscienza e autocoscienza; oltre ovviamente a provare, esattamente come noi, tutta la gamma di sentimenti e emozioni che vanno dalla paura alla gioia.
Credo che se facciamo così tanta fatica nello spazzare via i tanti pregiudizi e le tante falsità sulla loro natura è perché altrimenti il pensiero del loro sfruttamento ci risulterebbe insostenibile. Negare le loro caratteristiche emotive e fisiche è un meccanismo molto potente di autodifesa dalla consapevolezza del male che facciamo loro.
Quello che noi attivisti possiamo fare è raccontare al resto del mondo CHI sono loro.
Accendere una luce su questi individui mortificati e resi invisibili, trasformati negli ultimi degli ultimi, agonizzanti e uccisi a milioni ogni giorno. Invisibili sia fisicamente (gli allevamenti e i mattatoi sono ben lontani dal nostro sguardo), che simbolicamente, grazie al divario ontologico che nei secoli abbiamo costruito tra noi e loro.
Degradando loro, abbiamo innalzato l'umano.
Dimenticando che invece siamo tutti animali che condividono il medesimo pianeta e soggetti al medesimo
destino: nascere, vivere, morire.
Raccontare la loro sofferenza, ma prima ancora svelare
la loro unicità di esseri senzienti perché solo agli esseri senzienti è
riconosciuta la capacità di soffrire, mentre i "numeri" - quali li
abbiamo resi e quali appaiono ai più - sono soltanto buoni a stilar
statistiche.
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