Ieri sera ho iniziato a leggere Perturbamento di Thomas Bernhard: una rivelazione.
Mi sento diversa, cambiata, più lucida, meno rabbiosa, più partecipe e al tempo stesso distaccata.
Potere della Letteratura.
Ecco, quando mi imbatto in autori così, in testi così, si rinnova tutto il mio amore per la Letteratura, per i libri, per la lettura.
E devo dire grazie a un'amica, che ha saputo instillarmi la curiosità per Bernhard, di cui avevo sempre sentito parlare, ma un conto è appunto sentirne parlare e pensare "prima o poi dovrò leggerlo", un altro è invece sentire che scatta qualcosa dentro, quel qualcosa che subito ti fa dire: "ecco, non posso più rimandarne la lettura".
Ogni cosa accade quando deve accadere. Incontri compresi.
Mi sento diversa, cambiata, più lucida, meno rabbiosa, più partecipe e al tempo stesso distaccata.
Potere della Letteratura.
Ecco, quando mi imbatto in autori così, in testi così, si rinnova tutto il mio amore per la Letteratura, per i libri, per la lettura.
E devo dire grazie a un'amica, che ha saputo instillarmi la curiosità per Bernhard, di cui avevo sempre sentito parlare, ma un conto è appunto sentirne parlare e pensare "prima o poi dovrò leggerlo", un altro è invece sentire che scatta qualcosa dentro, quel qualcosa che subito ti fa dire: "ecco, non posso più rimandarne la lettura".
Ogni cosa accade quando deve accadere. Incontri compresi.
E poi arriva quel momento in cui finalmente si smette di giudicare e solo si comincia a osservare ed è allora che ci si sente davvero liberi.
Quanto pesa il giudizio di noi, degli altri, che come una zavorra ci trasciniamo appresso e ci rende impediti nei movimenti, lo sguardo limitato, sempre più fisso davanti a sé e a quei tre o quattro punti che finiscono col diventare ossessioni a precludere tutto il resto?
Mi sembra che l'unica soluzione possibile non possa essere che questa allora, questa dello smettere di giudicare, di aver sempre un'opinione, una riflessione per tutto. Mi sembra che a forza di tutto questo pensare e voler esprimere un parere alla lunga diventi come un veleno per l'anima, un veleno che avvizzisce lo sguardo, rende gli occhi vitrei, gli arti stanchi, i muscoli flaccidi, la mente vizza e arida.
E basta pure col cinismo d'accatto, preso a prestito chissà dove.
Se invece ci limitassimo a osservare, ma non solo con lo sguardo, bensì con tutti i sensi, provando ad attuare una sorta di distacco partecipato, non tarderemmo a scoprire che tutto è inebriante, meraviglia, potere dell'esistere. Esistere e basta. Come sentire. Senza voler a tutti i costi capire. O prevedere, controllare, evitare. Meraviglia dell'esistere. Non dell'esistenza nel senso della "vita" per come tutti impariamo a conoscerla, ma dell'esistere proprio, in senso heideggeriano del termine. Che credo di aver intuito, ma non compreso. Comprendere in fondo è già assorbire, fare proprio e quindi fagocitare. L'intuizione può bastare. Fenomeni, epifanie, cos'altro?
14 commenti:
Curiosità! Dì di più! :-) A me di recente è capitato di godere da matti e meravigliarmi per la potenza e la bellezza di un grande narratore che non avevo mai letto finora: Victor Hugo...Mamma mia!
Victor Hugo è un grandissimo, grandissimo tra i grandi. Difetti e pregi amplificati al massimo, com'è sempre nei grandi, appunto.
Cos'hai letto? Io ho adorato L'uomo che ride. Ne ho parlato qualche volta qui sul blog. Se cerchi tra i tag forse lo trovi.
Su Perturbamento sicuramente ci scriverò qualcosa una volta che l'avro finito. Per il momento posso dirti che io narrante è il figlio maschio di un medico vedovo che insieme al padre gira un'intera vallata della Germania, nella regione della Stiria, per far visita ai vari malati. Ne vien fuori un affresco dolente, spesso arrabbiato, sprezzante quasi, ma anche, paradossalmente, immensamente compassionevole, dell'umanità, di un'umanità che è già tutta malata "sono tutti malati, anche i sani, pure se non lo sanno" condotto a forza di monologhi, pensieri, riflessioni, frasi perentorie che hanno il sapore di un aforisma, sull'esistenza in genere, ma anche sull'incomunicabilità, sull'impossibilità di farsi conoscere e conoscere. La prosa è ossessiva, a tratti ripetitiva, riflette la morbosità di certi pensieri malati, della malattia del corpo che diviene presto malattia della mente e viceversa. La natura che li circonda anche è oppressiva, cupa, però la sensazione che si prova leggendola è liberatoria, non saprei come spiegarti, devi leggerlo appunto. Sono più o meno a metà. Non ci sono dialoghi diretti, i discorsi tra i vari personaggi sono tutti riportati in maniera indiretta.
Questa mia amica mi ha consigliato di iniziare appunto con Perturbamento e poi anche Gelo e Estinzione, che saranno i prossimi che prenderò.
P.S.: errata corrige
Regione dell'Austria, volevo dire, non Germania. E' che scrive in lingua tedesca e mi sono confusa.
Ho sempre vissuto Bernhard come una via di fuga. Un'immensa via di fuga dalla mia mente. Paradossalmente, non si tratta di una fuga che si attua all'esterno, bensì di un calarsi sempre più profondamente all'interno di essa, fino ad arrivare in un angolo remoto in cui non se ne ha neanche più percezione. E' sconcertante, poi, in un attimo di lucidità, rendersi conto del fatto che è la stessa identica cosa che fanno anche i suoi personaggi. Lì capisci che quello che hai di fronte non è solo un testo, e che non è soltanto attraverso le parole che ti cattura. La sua arma è quella di riuscire a proiettare i suoi meccanismi interni sulla tua vita cognitiva ed emotiva, di portarti a ripercorrerli, e quindi a comprenderli senza sapere di comprenderli; in poche parole, a viverli tu stesso. La mia comprensione di Bernhard è puramente intuitiva, come si intuisce un qualcosa che non ha bisogno di essere analizzato o spiegato. So che ti farà bene, e sono sicura tu ne abbia bisogno, in questo momento. Così come ne ho bisogno io, che mi sono ritrovata a portarmelo dietro in borsa, soltanto per sapere che è lì, che mi accompagna, che mi parla attraverso le mie sottolineature in matita blu.
"La mia comprensione di Bernhard è puramente intuitiva, come si intuisce un qualcosa che non ha bisogno di essere analizzato o spiegato."
Già, esatto, credo che anche per me stia funzionando in questo modo.
E sento che mi sta già facendo bene.
Grazie ancora. :-)
Rita, ovviamente quale libro vuoi che abbia letto (e adorato)? L'uomo che ride!!!! Ma come, ero già pronto a registrare le divergenze politiche e cinematografiche delle ultime settimane, che mi salti fuori con una cosa così...Corro a leggere (se mi tiene la connessione visto che infostrada mi sta facendo incazzare ultimamente) sul tuo blog.
PS Quello che dici del libro di Bernhard mi ha ricordato Ursus!
Beh, meno male che abbiamo anche qualche divergenza, ma alla fine, come vedi, quando si tratta di opere (filmiche o letterarie) significative la nostra sensibilità torna a scoprirsi affine. ;-)
Nelle etichette non trovi niente di Hugo, comunque ne avevo parlato qui:
http://www.ildolcedomani.com/2011/12/fellini-kubrick-hugo-e-la-lavastoviglie.html
e poi in un altro post, ora cerco, aspetta...
Ecco, ora ho inserito i tag, trovi 3 post alla voce "Victor Hugo" (uno in realtà parla di un romanzo di Piero Chiara, ma si vede che avevo fatto un'associazione).
E' uno dei miei scrittori preferiti, uno di quelli che ho studiato e amato di più.
Bernhard ha scritto tanti capolavori, vedrai che hai scoperto una miniera.
Un saluto.
E infatti Dinamo mi ricordavo di aver letto qualcosa di lui anche da te.
Mi piace da morire la sua prosa, ha qualcosa di ipnotico.
Ho scoperto un altro autore, meno male va... ;-)
Benvenuta tra i bernhardiani! Ti suggerisco, se hai voglia, di leggerti La cantina, oppure Il respiro. Sono "panneli" della sua atuobiografia e sono stati il conforto di molte mie ore oscure.
Ciao
Ciao Massimo, e anche di te mi ricordavo che lo avevi citato spesso. In effetti era già da tempo che maturavo il desiderio di leggerlo, instillatomi anche proprio da voi, poi ho letto alcuni estratti dalle sue opere sulla pagina della mia amica, ho chiesto informazioni più dettagliate a lei ed eccomi qua. ;-)
Sì, ho letto questi pannelli della sua biografia e infatti mi hanno incuriosito molto, già dai titoli, pensa. Mi ricordano un po' quelli della biografia di Strindberg, anch'essa divisa in racconti separati.
Ha questo potere di confortare, seppure non parli affatto di temi confortanti.
P.S.: dicevo che ho letto di questi "pannelli", ma non li ho ancora letti. Prendo nota comunque.
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