Tutti i giorni leggo notizie mostruose in
merito allo sfruttamento degli animali, tutti i giorni provo una fitta
al cuore osservando questa assurda realtà di sterminio e sopraffazione
dei più deboli.
Eppure ci sono storie che, chissà perché, mi colpiscono ancora in maniera assoluta, inedita, devastante, come se fosse la prima volta in cui ho aperto gli occhi sul dolore animale.
Così questa notizia di un cucciolo di bufala partorito in mezzo ai visitatori di una fiera, esposto agli sguardi indiscreti di chi si trovava lì per acquistare animali al pari di oggetti, mi ha fatto scoppiare a piangere.
Penso a quell'evento meraviglioso che sempre è la nascita (meraviglioso nel senso di "meraviglia", "stupore", proprio), penso al disagio e sofferenza di una madre che si contorce nei dolori del parto e poi all'intimità di tutto questo, penso allo stato di confusione del piccolo che respira la sua prima aria, al suo bisogno del contatto materno, alla necessità di essere accudito in un ambiente confortevole, ovattato, non certo rumoroso quale è quello di una fiera.
E penso alla brutalità del gesto di questo allevatore anempatico il quale, ben sapendo che la bufala era nell'imminenza del parto, non si è fatto scrupoli di trasportarla e di esporla, quale un fenomeno da baraccone, agli sguardi indiscreti dei visitatori.
Penso allo sguardo di chi in quel cucciolo e in quella madre ci vede solo oggetti, fonti di reddito, incapace di coglierne la bellezza dell'unicità di ogni vita. Lo sguardo di chi violenta la vita animale poiché ritenuta priva di valore. Lo sguardo di chi reifica gli esseri senzienti.
Tutto ciò mi ferisce, mi ferisce enormemente perché penso che se non si riesce a rispettare nemmeno un momento così, a saper andare oltre lo sguardo della consuetudine di quella "normalità" che induce alla reificazione degli animali non umani, allora è proprio la fine.
Eppure ci sono storie che, chissà perché, mi colpiscono ancora in maniera assoluta, inedita, devastante, come se fosse la prima volta in cui ho aperto gli occhi sul dolore animale.
Così questa notizia di un cucciolo di bufala partorito in mezzo ai visitatori di una fiera, esposto agli sguardi indiscreti di chi si trovava lì per acquistare animali al pari di oggetti, mi ha fatto scoppiare a piangere.
Penso a quell'evento meraviglioso che sempre è la nascita (meraviglioso nel senso di "meraviglia", "stupore", proprio), penso al disagio e sofferenza di una madre che si contorce nei dolori del parto e poi all'intimità di tutto questo, penso allo stato di confusione del piccolo che respira la sua prima aria, al suo bisogno del contatto materno, alla necessità di essere accudito in un ambiente confortevole, ovattato, non certo rumoroso quale è quello di una fiera.
E penso alla brutalità del gesto di questo allevatore anempatico il quale, ben sapendo che la bufala era nell'imminenza del parto, non si è fatto scrupoli di trasportarla e di esporla, quale un fenomeno da baraccone, agli sguardi indiscreti dei visitatori.
Penso allo sguardo di chi in quel cucciolo e in quella madre ci vede solo oggetti, fonti di reddito, incapace di coglierne la bellezza dell'unicità di ogni vita. Lo sguardo di chi violenta la vita animale poiché ritenuta priva di valore. Lo sguardo di chi reifica gli esseri senzienti.
Tutto ciò mi ferisce, mi ferisce enormemente perché penso che se non si riesce a rispettare nemmeno un momento così, a saper andare oltre lo sguardo della consuetudine di quella "normalità" che induce alla reificazione degli animali non umani, allora è proprio la fine.
8 commenti:
Cara Biancaneve, il tuo dolore è anche il mio, per quello che può servire. Purtroppo pare che la lista dei soprusi e della mancanza di sensibilità verso la vita degli animali sia infinita, e questo è angosciante, oltre che per loro, anche per le persone che hanno a cuore la loro sorte.
Riguardo le fiere di "bestiame" (orrenda parola), rivolte ad allevatori che quegli animali li sfrutteranno e che li considerano secondo me più che altro cose utili alla loro attività, le trovo tristissime, un'assoluta mancanza di rispetto nei confronti di inermi esseri viventi.
:-(
Che dire Martigot, un tempo si vendevano gli schiavi al mercato, insieme agli animali che, da quando la specie homo sapiens è comparsa sulla terra, non hanno più conosciuto la pace. Oggi gli schiavi umani non si vendono più, per fortuna (ma esistono ancora, e si vendono tramite transazioni meno visibili), sono rimasti gli animali, questi esseri meravigliosi visti solo come merce e risorse rinnovabili. Quel bufalino per l'allevatore è denaro, nient'altro che denaro. Magari sarà stato venduto il giorno stesso, sicuramente, tra non molto, verrà sottratto alla madre per essere trasformato in bistecche, se è maschio, se femmina, a sua volta verrà usata per produrre latte e mettere al mondo altri bufalini che a loro volta le verranno sottratti e così via in un ciclo "produttivo" infernale; peraltro i maschi li uccidono spesso appena nati, in quanto la carne di bufala non è che è così tanto apprezzata, mentre il latte sì perché ci si fanno le mozzarelle. Proprio di recente ho visto delle immagini a dir poco agghiaccianti, scattate in Campania, di bufalini uccisi e gettati nell'immondizia con ancora il cordone ombelicale attaccato. Che misero destino che è riservato loro.
E quanta tenerezza invece mi suscita quell'immagine, la madre sarà stata stanca, lui timoroso, costretti ad essere osservati dagli avventori della fiera.
che immane tristezza!
purtroppo sentendo notizie simili non riesco a provare comprensione per il genere umano.
tu ci riesci? come fai?
Cara Rò,
della specie umana facciamo parte anche io e te, così come tante altre persone che vorrebbero poter porre fine allo sfruttamento degli animali. Quindi non generalizzo mai, cerco sempre di contestualizzare i singoli casi.
Non ho comprensione per questo allevatore, né per l'apparato in sé della fiera, tanto meno per il sistema in cui siamo immersi che ha prodotto l'effetto di reificazione dell'animale. Cerco di analizzare e capire come mai si sia arrivati a tanto.
Un abbraccio.
:-)
Pur'io penso che il parto sia un evento spettacolare, nel senso che sia qualcosa di unico al mondo, per ogni volta che succede. Ma non per questo bisogna trasformarlo in uno show del cavolo... Tutto questo perchè molte persone mancano di empatia.
Chissà poi che brutta fine farà quel vitellino...
io ODIO questo mondo... povere creature.
Bellissimo titolo. Lo userò spesso per spiegare ai miei "amici" carnivori perché loro non sono in grado di "capirmi".
Grazie Volpina, sono contenta che ti sia piaciuto il titolo del mio post. :-)
Sappiamo già, purtroppo, la fine che farà il povero bufalino, presto verrà strappato alla madre, sarà venduto e macellato. Tieni presente che le bufale vengono allevate soprattutto per il latte, i bufali maschi vengono quasi sempre uccisi perché considerati improduttivi. Tutto ciò è semplicemente mostruoso e noi dobbiamo continuare a impegnarci per aprire gli occhi a tutte quelle persone che forse un briciolo di empatia ce l'avrebbero pure, ma immerse come sono nell'abitudinarietà ottundente di una realtà in cui gli esseri senzienti sono considerati cose, non riesce a emergere.
Un abbraccio.
Poverina, quanta desolazione e insensibilità.
Anche io, da quando mi sono interessata alla tutela degli animali, piango e soffro quasi ogni volta che apro blog e siti vari! ahahah, io cerco di controbattere, ma arriverà il giorno in cui non lo sopporterò più, chiuderò blog, baracca e burattini e mi metterò a predicare la via della lotta alla crudeltà contro gli animali distribuendo immagini di sensibilizzazione alla gente tenendomi gli occhi chiusi perchè non ne posso più!! Però mi fa stare bene sapere che esistono persone come te! I miei saluti e complimenti
Ciao SuperCoven e benvenuta nel mio blog, per l'intanto. :-)
Io ho scelto da tempo la via dell'informazione, sensibilizzazione e attivismo. Certo, spesso è frustrante perché ci si scontra con l'indifferenza della gente dettata dai pregiudizi nei confronti degli animali, ma impegnarsi in prima persona è anche l'unica maniera di lottare affinché cambino le cose.
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