lunedì 27 agosto 2012

Ma gli animali sono antispecisti?

Qualcuno ogni tanto si chiede (e si risponde): ma gli animali sono antispecisti? Perché se non lo sono, allora non c'è ragione per cui lo si debba essere noi.

La mia risposta è: sì. Gli animali sono naturalmente antispecisti, o meglio, sono a-specisti poiché nella storia della loro evoluzione lo specismo non si è mai venuto a strutturare.

Innanzitutto vediamo in cosa consista lo specismo: molti erroneamente ritengono che esso sia quel pregiudizio morale che ci fa considerare le altre specie inferiori e quindi nella convinzione di questa loro presunta inferiorità si formerebbe, giustificherebbe e legittimerebbe la prassi del loro sfruttamento. Questo assunto però non spiega affatto dove si formi l'idea dell'inferiorità delle altre specie rispetto a quella umana (a meno che non si abbia una visione rigorosamente cattolica secondo la quale solo gli esseri umani sarebbero dotati di un'anima mentre tutto il resto del creato è messo a loro disposizione affinché se ne servano). 
La verità è che si confonde la causa con l'effetto. Non è vero che gli animali sono sfruttati perché inferiori, è esattamente il contrario, ossia li consideriamo inferiori proprio perché viviamo all'interno di una cultura in cui essi, gli animali, sono ridotti a cose, sono sfruttati. 
Ora, le altre specie animali - tranne quella umana, appunto - non possono dirsi speciste perché, sebbene alcune per motivi di necessità legati alla loro natura siano predatrici, di certo non allevano, sfruttano o usano per esperimenti le prede che uccidono. Non considerano inferiori le loro prede, né le trattano come oggetti, semplicemente le cacciano per nutrirsene. Quindi lo specismo in natura non esiste. Esso è essenzialmente una prassi della cultura umana perché è la maniera in cui storicamente l'uomo ha sottomesso, schiavizzato, imparato a sfruttare altri esseri viventi (animali ed uomini compresi) per accumulare risorse a proprio esclusivo vantaggio. 
Lo specismo, al di fuori della Storia, non si dà. Esso è la storia dello sfruttamento del vivente da parte dell'uomo ed è ascrivibile solo all'interno della cultura umana.
Allo stesso modo calpestare una formica per sbaglio, non significhi che si sia specisti e che sia impossibile quindi divenire antispecisti perché tanto capiterà sempre che qualche animale muoia per mano nostra. Un conto è uccidere un vivente per sbaglio, un altro è agire lo sfruttamento per fini economici e culturali.
Quindi chi asserisce che essere antispecisti sia impossibile, non ha capito un punto fondamentale.
L'antispecismo è quella teoria e prassi che lotta per de-costruire il sistema dello sfruttamento del senziente, un sistema che si è andato configurando storicamente, antropologicamente, politicamente nel corso dei secoli. 
L'antispecismo non vuole annullare le diversità tra specie, ché esse rimangono incontestabili (il leone predatore continuerà sempre a mangiare la gazzella preda), né aspira a realizzare una sorta di utopia edenica in cui la pecora giacerà accanto al lupo ed il serpente accanto al topo e non ci sarà più dolore. No, affatto. Il ciclo della nascita-distruzione-vita-morte continuerà indisturbato. Quello che l'antispecismo si propone di abbattere è lo sfruttamento del vivente che si è andato strutturando storicamente, politicamente. 
E poiché esso è una prassi politica, è solo mettendone in discussione gli assunti base che lo si potrà decostruire.

Dividere il mondo in buoni (prede, agnelli ecc.) e cattivi (predatori, vivisettori, cacciatori ecc.) non serve a nulla. Questa divisione così astratta è del tutto arbitraria perché in realtà è solo entro certe precise dinamiche di sistema che si viene a configurare. Il nemico è il sistema, non il leone predatore o la persona che mangia carne perché vittima anch'essa del sistema.

Spero mi si perdoni l’estrema sintesi di questo breve articolo  – quasi una didascalia – ma del resto sono argomenti che sono stati già ampliamente ed originalmente trattati da Marco Maurizi nel suo “Al di là della natura” e che io mi sono limitata a riprendere in parte per provare a dare una risposta alla domanda posta nel titolo (dell’articolo).

Pubblicato anche su Asinus Novus.

13 commenti:

Rita ha detto...

P.S.:
In realtà sarebbe più corretto dire che la domanda del titolo in sé non ha molto senso. Sarebbe come chiedersi se gli animali divorziano: visto che non si sposano, ovvio che nemmeno divorziano.
Ma poiché ogni tanto qualcuno ce la pone...

Chumani ha detto...

Ho letto molto attentamente tutti i tuoi post sull'argomento e ho capito molte cose che prima non avevo ben chiare e ne ho scoperte altre che proprio non conoscevo.
Cerco, nel mio piccolo, di essere molto attenta anche sulle piccole cose: non compro prodotti testati sugli animali, ne capi in pelle ed io personalmente non mangio carne e sto imparando ad eliminare anche i derivati animali. I miei figli seguono con gioia i miei suggerimenti.
Andrò forse fuori tema e mi perdonerai, ma personalmente credo che un conto sia per le tribù dell'Amazzonia uccidere una scimmia per cibarsene e un'altra armarsi di doppietta per una quaglia. Sono anche contro il Palio di Siena e svariate altre cose simili e per questo ho aderito a "La coscienza degli animali" ( non mi interessa il colore politico), mi è piaciuto il loro manifesto e ho aderito con piacere,ho postato anche il loro banner.
Ti ringrazio per le importanti informazioni che apprendo.
Un caro saluto.

de spin ha detto...

@keiko
Peccato che la "Coscienza degli animali" non consideri i pesci, anzi permette ai propri leader (a una sopratutto) di far soldi con l'industria della pesca.

Non si tratta di colore politico ma del colore dei soldi e del sangue.

Enrico ha detto...

Ottimo post, mi è piaciuto e sono stato interessato dall'inizio alla fine! Condivido pienamente ciò che hai scritto, è una tematica che andrebbe trattata più spesso!
Se posso consigliarti una lettura, propongo Plutarco, "L'intelligenza degli animali". Era un filosofo greco ed era contro il consumo di carne da parte dell'uomo e a favore dei diritti degli animali.
Ancora complimenti, continuerò a seguirti,
Enrico

Zac ha detto...

Splendido post, davvero.

"a meno che non si abbia una visione rigorosamente cattolica secondo la quale solo gli esseri umani sarebbero dotati di un'anima mentre tutto il resto del creato è messo a loro disposizione affinché se ne servano"

Ti sei dimenticata di specificare che la visione rigorosamente cattolica definisce anche lo scrivente un essere inferiore, in quanto ateo, e per secoli si sono divertiti a bruciarli, quelli come me.

Ciao
Zac

Rita ha detto...

@ Keiko

Non ho mai dubitato della tua sensibilità e desiderio di imparare, conoscere, informarti. Sono felice che tu stia cercando di fare del tuo meglio, in fondo non è affatto difficile eliminare animali e derivati dalla propria alimentazione e stile di vita, sembra che lo sia perché siamo costantemente bombardati da messaggi, pubblicità e consumi basati sullo sfruttamento degli animali, ma le alternative ci sono, tantissime e tutte validissime.

Conosco poco il manifesto "La coscienza degli animali" perché tempo addietro avevo letto una dichiarazione di Susanna Tamaro (che pure vi aderisce) in cui invitava ad un consumo consapevole sostenendo che almeno bisognasse acquistare carne da allevamenti biologici - ho già spigato la truffa di questo termine - perché a suo dire almeno lì gli animali sarebbero vissuti meglio. Chi lotta per la liberazione del vivente e per la dignità della vita però difficilmente può ritenere che la vita di un animale comunque destinato al macello possa essere in qualche modo migliore di altre. Certo, sicuramente negli allevamenti intensivi gli animali stanno peggio, ma il concetto di base del loro sfruttamento è identico.
Preferisco sostenere quelle iniziative che non scendono a compromessi, quelle davvero antispeciste. Però per te questo, mi sembra di capire, è un mondo nuovo a cui ti stai avvicinando, per cui avrai tempo di fare le tue critiche, osservazioni, di ritrattare... io stessa da sostenitrice di un antispecismo diciamo etico (filosofico, metafisico) sono diventata ora sostenitrice di quello più specificamente politico (sempre comunque anche etico) perché è attraverso la prassi della politica (come agire nel mondo) che si struttura e cambia la società.
Un saluto. :-)

Rita ha detto...

@ Enrico

Grazie. Sono felice di avere un nuovo lettore (anche io ieri sera ho dato un'occhiata al tuo blog tornerò sicuramente a leggerti con più calma).

Ho sempre sentito parlare del testo di Plutarco, ma in verità non ho mai avuto ancora occasione di leggerlo. Ti ringrazio per il consiglio, sarà ora proprio ora che mi decida finalmente ad aggiungerlo alla lista infinita e sempre in crescita delle mie prossime letture. :-)

Rita ha detto...

@ Zac

"Ti sei dimenticata di specificare che la visione rigorosamente cattolica definisce anche lo scrivente un essere inferiore, in quanto ateo, e per secoli si sono divertiti a bruciarli, quelli come me."

No, figurati, non è che me ne sono dimenticata, è che l'ho già detto così tante volte ormai che quelli che mi seguono sanno come la penso. :-D
Io pure sarei stata certamente messa sul rogo e considerata seguace di Satana: donna che ama studiare, che non crede a verità preconfezionate, che non crede punto, ma pensa, vegana, amante dei gatti, libertina nello spirito... tu che dici? Altro che arsa viva, prima si sarebbero divertiti a torturarmi nel peggiore dei modi. ;-)

Un saluto e grazie per essere passato, mi fa sempre piacere ritrovarti, lo sai. :-)

Rita ha detto...

@ De Spin

Hai detto bene, non si tratta di colore politico, ma dei soldi e del sangue (soldi sporchi di sangue).

Alessandro Cassano ha detto...

Diciamo che un lupo non metterebbe su un lager per pecore al fine di ammazzarle al momento opportuno.

Volpina ha detto...

Già il titolo è tutto un programma. Come si fa solo a pensare che gli animali siano specisti? Meno film della Disney, gente. Per favore.

Cose del genere non possono che nascere dalla mente malata umana.
Mi piace molto quando dici che l'animale è considerato inferiore a causa della condizione di schiavitù in cui viene costretto e non viceversa.
Penso che racchiuda il pensiero di tutto l'articolo.

Rita ha detto...

@ Alessandro

ecco, direi proprio di no. :-D

@ Volpina

Hai ragione, nella Disney gli animali sono specisti (pure se io sono cresciuta con Topolino e mi piaceva tantissimo). Ma dove si è mai visto un papero che mangia il pollo? E poi non ho mai capito perché il Commissario Basettoni o la Banda Bassotti, che sono tutti dei cani, parlano, mentre Pluto no, fa il cane e basta. :-D

Volpina ha detto...

ODIO la Disney! E' insopportabile! Devia le menti dei bambini... quando ero piccola ho guardato davvero poco cartoni di questo genere.
Forse Bianca e Bernie e qualche film come Lady and the trump...

C'è da dire che comunque lo specismo ci viene inculcato sin da piccoli come una cosa naturale... e questo non va bene.