mercoledì 8 agosto 2012

È sempre stato così


(Al telefono con mio padre, che non è antispecista e non perde mai occasione per sfottermi sull’argomento):

- hai visto i vetturini delle botticelle, sono arrabbiati eh con voi animalisti?
- eh sì, ma hanno poco da arrabbiarsi, hanno torto marcio, cambiassero lavoro. Si prendessero un risciò per portare a spasso i turisti, gli costerebbe anche molto meno. In altre città, come Londra, funziona.
- beh, con il risciò si fatica...
- beh, così non costringerebbero i cavalli a faticare per loro.
- ma guarda che anche i vetturini hanno il loro bel da fare, mica solo i cavalli, anche loro stanno sotto al sole, al freddo... e poi dai, non è vero che trattano male i cavalli, loro ci guadagnano coi cavalli, per loro sono denaro, quindi figurati se li trattano male...
- appunto, l’hai detto, per loro non sono altro che guadagno, merce, oggetti, un mezzo di trasporto come un altro, alla stregua di un taxi. Non si può parlare di “buon trattamento” con questi presupposti. O diresti la stessa cosa dei papponi che sfruttano le mignotte? Certo gli danno da mangiare altrimenti non potrebbero farli trottare, certo la sera li mettono a dormire nei box, ma dopo... (con voce un tantino alterata)... dopo una cazzo di vita di così duro sfruttamento sai dove vanno a finire? Al macello, al macello li portano, manco la ricompensa di un prato su cui riposarsi finalmente liberi da briglie e peso di carrozze...  e che cazzo!
- ma ci vanno da vecchi al macello... quando sono ormai vecchi...
- ti ci porto pure a te? E non ti sembra orribile mandare degli esseri senzienti al macello per di più dopo una vita di sfruttamento?
- ah Rì, ma di quale sfruttamento stai parlando? I cavalli si sono sempre usati per il trasporto, da sempre, pensa prima dell’invenzione delle macchine... è sempre stato così!
-  sì, ma appunto ora abbiamo le macchine. Se la tecnologia è servita a qualcosa è stato appunto a sostituire il lavoro pesante degli esseri viventi con le macchine. Una volta c’erano gli schiavi che remavano per far navigare le imbarcazioni, una volta il contadino usava il bue per tirare l’aratro, oggi ci sono macchine che fanno tutto questo, con buona pace tanto degli uomini che degli animali. Dunque, visto che purtroppo gli animali continuano inesorabilmente però ad essere sfruttati in tantissimi altri settori, perché non cominciamo ad eliminare almeno quelle situazione su cui tutti, anche molti carnivori impenitenti, concordano che siano superflue e superati; appunto, le botticelle, a che servono? A quale turista? Ci sono gli autobus turistici aperti sopra che offrono una bella visuale panoramica. Ma poi, che significa “si è sempre fatto, è sempre stato così”? Non è una motivazione logica, non c’è una logica in quello che dici. Le azioni passate non possono essere una giustificazione per il presente.
- dico che i cavalli sono animali forti, resistenti, per quello li si sono sempre usati per trainare mezzi e per traspostare uomini, merci, è la loro natura, mica soffrono... i vetturini poi, te l’ho detto, li trattano benissimo...
- i cavalli sono animali favolosi nati per vivere liberi in natura, nessun animale - quanto forte e grande sia - nasce per essere usato dall’uomo, è l’uomo che si è arrogato questo diritto.
- e vabbè, dai, si è sempre fatto così, ora non mi sembra che il problema siano le botticelle, ci sono cose più serie cui pensare...
- certo... ad esempio quando sarà la prossima volta che andrai a prendere la porchetta dal porchettaro che viene da Ariccia, quella porchetta che non manchi mai di ribadirmi quanto è buona, quasi a volermi fare un dispetto... sì, certo.
- beh, ti passo la mamma.
- passami mamma.

Per inciso, io voglio tantissimo bene al mio papà, è una persona stupenda che mi ha dato moltissimo, che mi ha permesso di diventare quella che sono (e, modestamente, pure se potrei fare di meglio, mi accontento) senza mai intralciarmi nelle mie scelte e riportandomi alla ragione quelle volte in cui magari ne avrei fatte di sbagliate (oddio, questo non possiamo saperlo, ma sicuramente le sue intenzioni sono sempre state le migliori e dirette al mio bene, alla mia felicità, tanto immediata quanto futura. Gli esiti poi sono tutt’altra cosa e dipendono da un’infinità di variabili non calcolabili). Ovviamente sull’argomento diritti animali divergiamo assai. Non perché mio padre sia una persona insensibile. Ama gli animali d’affezione. Quando in passato abbiamo avuto una colonia di gatti in giardino si occupava e preoccupava di loro con dedizione, li curava, portava dal veterinario quando stavano male e gioiva nel vederli correre liberi in giardino. Vuole un mondo di bene a Marty (il "mio" adorabile jack russell), è come un nonno per lui, quando devo partire e non posso portarlo con me so che ha una casa pronta ad accoglierlo. Semplicemente è un uomo attaccato alle sue idee e concezione del mondo, non abituato a sentirsi messo in discussione. Un po’ rigido insomma. Scherzosamente io e le mie cugine, quando eravamo più giovani, specialmente nel classico periodo adolescenziale in cui si cerca in tutti i modi di far emergere la propria personalità (o meglio, si cerca di strutturarne una, di far venire qualcosa di probabile da quel bozzolo informe in cui siamo rinchiusi) e si discutono gli ordini genitoriali, lo avevamo tacciato di essere “comunista fuori, ma fascista nell’anima”, libretto rosso di Mao Tse Tung in bella vista in libreria  (ebbene sì), bastone sotto al letto! :-D

Beh, papà, se mi leggi, sappi che ti voglio tanto bene. Però pensaci che i maiali, tutti, dal primo all’ultimo, sono come Marty e che se una cosa si è fatta per tanto tempo non significa che debba esserci una giustificazione valida per continuare a farla. Anche i politici rubano da sempre eppure vorresti che le cose cambiassero. O debbo pensare che il libretto di Mao lo tenessi perché il rosso stava bene con il legno scuro della libreria, quella bellissima libreria piena di tanti libri interessanti che so compravi anche per me, soprattutto per me e per cui... credimi, non hai sprecato i tuoi soldi. E ti dico anche una cosa, già che ci sono, la mia eredità, da te, la ho già avuta, ed è la migliore che potessi avere, e sono tutti i libri che saccheggiavo di nascosto dai piani in alto della libreria, quelli che tu e mamma pensavate di nascondere perché convinti che non fossero adatti ad un'adolescente (o forse solo che non fossi in grado di comprenderli), e poi la tua integrità, onestà, altruismo, il tuo fare del bene al prossimo sapendo che in cambio non avresti avuto nemmeno la gratitudine. Certo, hai i tuoi difetti, e ne hai avuti tanti, ma ho sempre pensato che recriminare sia un atteggiamento sterile, e non sempre condivido le tue idee, ma forse, ecco, questa mia capacità di avere una visione critica, di elaborare i dati della realtà, di formarmi delle idee tutte mie, e, sopra ogni cosa, questa mia capacità di prendere il buono ed il cattivo delle persone, quindi anche di te, è il dono più prezioso che sei riuscito a farmi. 
Mamma dice che io ho sempre una giustificazione per tutti, per tutto, anche per le persone ed i comportamenti stronzi. E no, non è giustificazione. È comprensione. E comprendere forse è la cosa che più mi interessa al mondo.

10 commenti:

Lian ha detto...

ANCHE IO ADORO GLI AMICI ANIMALI ... SOPRATTUTTO CANI ... HO UN BELLISSIMO E DOLCISSIMO PASTORE TEDESCO ... TI SEGUIRò VOLENTIERI!!!!

Anonimo ha detto...

Anche con mio padre è impossibile parlare di animali, ma la cosa non mi tocca minimamente. Innanzitutto non ci parlo mai, non ho proprio un rapporto, e in secondo luogo è, secondo me, un uomo un po' autistico. Ha delle sue idee rigidissime che impone agli altri e se c'è un valore che ha tentato di trasmettermi non è certo stato la comprensione, ma la competizione. Figurati come può guardare agli animali, che chiamava "bestie" e ci impediva di tenere in casa (fortunatamente con mia nonna materna era tutta un'altra storia). In quarta ginnasio studiai come un ossessa per avere il risultato migliore della classe nella prima versione di latino: cosa che mi riuscì. Me lo ricordo come se fosse ieri, l'argomento del compito era il giudizio di Tantalo, voto nove e mezzo. Solo che quello stesso pomeriggio mi chiesi: ma che senso ha? Mentre gli altri si divertono, a me tocca ingobbirmi sui libri; mentre gli altri copiano o suggeriscono, io devo fare da sola e soprattutto non aiutare nessuno, o rischierò che mi raggiungano. Smisi di cercare di essere la prima, e lì cominciai veramente ad allontanarmi da mio padre, che fino ad allora era continuato a sembrarmi un mito (nonostante non ci fosse, perché i miei hanno divorziato che ero piccola). Che strano dev'essere avere un papà che legge Mao. Va be', scusa, sono andata molto off topic.

Un bacio :-)

P.S.: A me lo specismo dà più fastidio nelle persone di sinistra. Mio padre ad esempio è un liberal, quindi cosa vuoi che gliene freghi degli animali, dal momento che non gli importa molto nemmeno degli altri uomini. Ma se uno è impegnato nel sociale, insomma è capace di guardare al di là del proprio naso, come fa ad arrestarsi al confine di specie? Alcuni, addirittura, infieriscono. Come a dire "già mi faccio carico degli altri uomini, almeno degli animali posso fregarmene e gustarmi la mia bella salamella". Una cosa che mi intristisce moltissimo.

alpexex ha detto...

la regola del pappone e' botte a volonta'...

Rita ha detto...

Serena, adoro gli off topic, e poi questo per me è giorno di confidenze (mi riferisco al post sopra, appena pubblicato).

Guarda, per certi versi mio padre è un po' come il tuo, presente ma assente al tempo stesso, idee rigide e tutti quelli che non ragionano come lui sono matti. Il mio essere vegana è per lui una mania, fare sport è una mania (a lui non piace), stare al pc fino a notte fonda... solo i matti lo fanno (la penultima vera grande litigata che ci feci - l'ultima quando gli comunicai di essere diventata veg - fu quando abitavo ancora con loro e lo irritava vedermi stare tutto quel tempo al pc... chissà che pensavi facessi, in realtà scrivevo di cinema, letteratura sui forum... :-D).
E nemmeno io posso dire di parlarci granché, sì, parliamo, ma confidenze poche in 43 anni, rare e sempre tagliuzzate e rese dissonanti da quel filo di imbarazzo che non sparisce mai.
Mio padre è uno che detesta i sentimenti, per lui dire "ti voglio bene" equivale a recitare una battuta di Beautiful. :-D
Ma so che invece gli fa piacere sentirselo dire. E non glielo dico mai, eh, ché io pure sono una molto introversa con lui. E forse in generale. Boh.
A differenza del tuo invece mi ha insegnato il concetto del fare del proprio meglio, pure se poi le cose vanno male o i risultati non si raggiungono. Per lui ero bravissima pure se prendevo insufficiente. L'importante era provarci e forse nemmeno quello. Se non ci provavo nemmeno era lo stesso. Se una cosa non ti va di farla, non la fare (a parte alcuni doveri, ovvio). Per mamma no, invece, quella si arrabbiava se non portavo tutti otto e nove. Insomma, mio padre alla fine mi ha sempre lasciato tantissima libertà, ma su quelle cose su cui era intransigente non si poteva trasgredire.
E poi ha tutte le qualità che ho descritto.
Però, quello che sto cercando di dirti, Serena, è che io pure ne avrei di che lamentarmi, ma cerco di prendere il buono che mi ha trasmesso. Diciamo che lui, ecco, pur giudicando taluni matti, però poi li accetta, comprende nel senso di accogliere, davvero non dscrimina nessuno ed anzi è stato sempre dalla parte dei diseredati (questione animalista a parte).
Ecco, sono sicura che anche tuo padre qualcosa di buono ti avrà dato. Pensarci è un modo per accettarlo e quindi accettare anche te stessa che, bene o male, sei sempre carne della sua carne, che ti piaccia o meno (per carne della sua carne non intendo il dover riconoscere i doveri filiali o sforzarsi di provare i sentimenti filiali come pretende la società... mi viene in mente L'étranger di Camus, ma proprio accettare quella percezione ineludibile di avere anche qualcosa di lui, dei suoi geni, e quindi non è che puoi cancellare un genitore perché è come se cancellassi parte della tua genetica. E finiresti con l'odiarla a forza di volerla reprimere. Ma sono sicura che queste cose le sai e poi sto parlando a ruota libera... non conoscendo bene i particolari).

Rita ha detto...

@ Lian

Grazie per il tuo apprezzamento. Fa piacere trovare altre persone che amano gli animali.

Rita ha detto...

@ alpexex

Già, e lo stesso dicasi per quelli che sfruttano, domano, usano gli animali. Li domano con le botte, mica no. Pensa nei circhi.

Tu pensa, nello specifico alle botticelle, cosa avranno dovuto fare per abituare i cavalli a restare mansueti in mezzo al traffico.

Maura ha detto...

Sembra che gli "adulti" non possano cambiare in quanto tali...
Cambiare significa migliorare e non rinnegare quello che si è stati fino a quel momento.
Credo che per i nostri genitori e forse per tutte le persone più grandi questo risulti molto difficile anche se non è sempre una regola.
Provo per questo un velo di tristezza, perchè non sono persone totalmente libere nell'animo, costrette quasi ad avere questo atteggiamento perchè ormai è tardi, perchè sono adulte e poi si è sempre fatto così...
Non è mai troppo tardi per incominciare, non è mai troppo tardi per intraprendere la giusta strada, quella che ti farà sentire in pace con te stesso e con il mondo e con tutti gli ESSERI che lo popolano!

Rita ha detto...

Cara Maura,
hai proprio ragione, è esattamente così. Molti adulti si sentono imprigionati in un ruolo per loro ormai impossibile da dismettere. Fortunatamente io questo vizio non ce l'ho, per me non è mai troppo tardi. :-)
Pensa che mia madre veramente "ama" gli animali (lo metto tra virgolette perché comunque continua a mangiarli e quindi per me non può essere vero amore), si guarda i documentari, si intenerisce per la loro sorte, ha seguito con interesse il caso Green Hill ecc., ma quando puntualmente io le dico "mamma, ma lo sai che tra i cucccioli di Green Hill ed il maialino che hai nel piatto non c'è alcuna differenza?" lei mi risponde: "eh, lo so, hai ragione, ma io ormai sono vecchia, la mia cultura è stata questa, li ho sempre mangiati ecc.".

Claudio ha detto...

Mai dialogare.
Il dialogo serve solo a fortificare ciascuno dei due interlocutori sulle proprie posizioni peggiorando l'umore di entrambi.

Rita ha detto...

Dipende. Certamente su una questione così radicale come quella dell'antispecismo - radicale nel senso che o lo si è o non lo si è - in effetti dialogare serve a poco. Hai ragione, innervosisce e basta (e toglie energie che potrebbero essere spese in attività più proficue). Può servire nei casi in cui c'è un interesse, una curiosità, un'inclinazione.