sabato 28 gennaio 2012

In Ricordo

Il 28 gennaio 1972, esattamente quarant'anni fa, in una clinica di Milano chiamata "La Madonnina", a causa di un tumore al pancreas, moriva uno dei più grandi scrittori e giornalisti (nonché originalissimo e creativo pittore) del novecento: Dino Buzzati.
Lo incontrai - non letteralmente, purtroppo, ma metaforicamente, si intende, attraverso le sue opere - quando avevo solo dodici anni, saccheggiando, come sempre, la libreria di mio padre. Lessi i Sessanta Racconti e, seppure con la scarsa capacità critica e di comprensione che potevo avere all'epoca, rimase in me impresso, per tutti gli anni a venire, il ricordo indelebile di una scrittura meravigliosa - e di un mondo e di una serie di personaggi, immersi in atmosfere spesso inquietanti e misteriose, fantastiche, surreali, oniriche, eppure allo stesso tempo sempre incredibilmente credibili e realistiche - di cui non avrei più trovato eguali.
Eh sì, perché Dino Buzzati era, ed è  tuttora, unico.
Più tardi, nel corso degli anni, e sempre con quella primissima e vividissima impressione della suggestività di quei suoi primi lavori letti, mi avvicinai ad altri suoi racconti (ne ha scritti moltissimi, alcuni brevissimi ma straordinariamente compiuti ed efficaci, così come incisivo e dalle qualità squisitamente narrative sapeva essere ogni suo articolo di giornale) e poi i romanzi, dai più noti ed acclamati, a quelli ritenuti minori, ma sempre apprezzatissimi da ogni suo fedele lettore.
Qui, per ricordarlo oggi, e per non diventare troppo prolissa (ma potrei stare giornate intere a rammentare le sue opere ed i suoi personaggi, la sua capacità di descrivere atmosfere e stati d'animo e di rendere reale l'irreale), citerò solo tre dei suoi bellissimi lavori: Il Deserto dei Tartari - Un Amore e Il Colombre (quest'ultimo è il racconto che dà il titolo all'omonima raccolta).
Si può dire che per l'intera sua esistenza egli non abbia fatto altro che interessarsi alla Morte: temuta, elaborata, raccontata,  riconoscibile, sotto le più svariate forme e metafore, in ogni suo scritto.
Il Deserto dei Tartari è il racconto di un'attesa. Protagonista è il Tenente Drogo, il quale, giovanissimo, viene mandato presso la Fortezza Bastiani, roccaforte estrema che domina la smisurata pianura denominata appunto, il deserto dei Tartari, dalla quale tener d'occhio una probabile avanzata dei nemici. Tuttavia, da molto tempo ormai, nessun nemico sembra più profilarsi all'orizzonte, rendendo l'attesa estenuante e l'atmosfera all'interno della fortezza quasi più simile  a quella di un luogo perso e dimenticato nel nulla, che non a quella di una reale organizzazione di un avamposto militare, per quanto le mansioni e le giornate continuino ad essere serrate e scandite secondo un preciso ritmo militaresco.
L'attesa dei nemici diviene così metafora di quel sentimento che ogni essere umano cova in sé sin dalla nascita e cioè quello di poter vedere finalmente compiersi un giorno nella propria esistenza quell'evento in grado di renderla altamente significativa, riscattandola così dalla monotonia di tanti giorni sempre uguali trascorsi nell'attesa di una svolta cardine capace di imprimerle un senso ed un valore tutto nuovi.
Un giorno però il Tenente Drogo, salendo gli scalini, avverte un senso di stanchezza e pesantezza sulle gambe e realizza così improvvisamente l'inesorabilità del tempo ormai trascorso e di essersi ormai lasciato alle spalle la propria giovinezza senza che l'evento dal quale si sarebbe aspettato gloria ed onori sia ancora giunto. Sentimento questo che si presta anch'esso a divenire metafora, questa volta dell'illusoria speranza covata in segreto da ciascuno di noi di poter restare eternamente giovani, illusione poi brutalmente spazzata via nel momento in cui si diviene consapevoli della propria finitezza nel tempo e della propria mortalità: l'evendo cardine che ciascuno si aspetta e a cui tende in segreto, essendo nient'altro che il confronto con la propria morte. La propria, ma anche la Morte intesa come presenza silenziosa sempre acquattata sulla spalla, sempre intenta a sorprenderci dietro l'angolo, fine ultimo di ogni esistenza.
I sentimenti del Tenente Drogo - della speranza, dell'illusione, dell'attesa, e infine della consapevolezza - esprimono dunque la condizione esistenziale di ciascuno di noi che aspetta, sogna e si illude di compiere chissà quali prodigiose imprese mentre intanto il tempo contina a scorrere e alla fine poco più rimane che un passato da ricordare, gambe stanche sulle quali avanzare ancora un poco e procedere oltre fino... a quel momento che tutti ci attende e che noi, invano, abbiamo creduto di poter sconfiggere ritenendoci capaci di divenire eroi in grado di compiere imprese eccezionali... ma poi si sa, anche gli eroi nulla possono contro il proprio destino.
Un amore è la storia dell'amore tormentato di un uomo per una ragazza molto più giovane di lui che sembra divertirsi a tenerlo sulla corda, a torturarlo sentimentalmente, a concedirglisi per poi sfuggirgli ancora, tenendolo in bilico su una situazione di mai acquisita certezza e stabilità emotiva.
L'uomo non anela altro che ad un po' di serenità sentimentale, a far sua quella ragazza nella speranza di poter vivere un tranquillo, appagante e gratificante quotidiano di coppia.
Tuttavia, ciò che un tempo gli era apparso come la peggiore delle torture possibili - questo rapporto tormentato che pure però lo animava, eccitava, entusiasmava, lo rendeva capace di vivere e sentire pienamente con tutti i sensi acuiti l'esperienza della passione - un giorno gli si rivelerà poi essere invece l'essenza stessa della vitalità e della vita nella sua accezione più piena. E, anche qui, dopo il brusco risveglio della consapevolezza sopravvenuta, null'altro si cela davanti agli occhi che la presenza ingombrante, cupamente maestosa, sovrastante della Morte.
Il Colombre è un racconto brevissimo, dal sapore metafisico, uno di quelli le cui righe finali ribaltano completamente la percezione del significato fino a quel momento intuito e, nel farlo, restituiscono al racconto tutta la completezza del suo senso più intimo e profondo.
Il Colombre è un mostro marino di proporzioni gigantesche, una creatura dai poteri misteriori e temibili che il protagonista Stefano Roi, avvistatola nel giorno del suo dodicesimo compleanno, inizia da quel momento a temere fino a restarne ossessionato per tutta la vita. Finché un giorno, stanco di essere vittima di quella che in cuor suo definisce l'ossessione di una persecuzione, decide di affrontarlo...
Per ovvie ragioni non posso rivelarvi il finale.
Per compensare la mancata rivelazione vi faccio però, a mo' di aneddoto personale, una piccola, personalissima, rivelazione: di tutta la produzione di Buzzati, Il Colombre è il racconto al quale sono più intimamente affezionata e questo perché, più di sette anni fa, ha contribuito a farmi innamorare del mio compagno. Era la prima sera che eravamo usciti insieme ed io non ero ancora del tutto convinta di volerlo rivedere per approfondire la sua conoscenza, poi, giunti a casa sua per un ultimo drink prima di riaccompagnarmi a casa (pensate pure a male se volete!), osservando i tanti libri che aveva nella libreria ed iniziando a discorrere di letteratura, la nostra attenzione cadde su Buzzati. A quel punto disse di volermi assolutamente leggere un racconto, a meno che non lo conoscessi già; si trattava, per l'appunto, de Il Colombre. Io acconsentii e mi misi seduta sul divano ad ascoltare. Arrivati alla fine, immensamente commossa dalla storia meravigliosa e straordinaria che avevo appena ascoltato, accadde qualcosa che potei distinguere e percepire chiaramente, sebbene non altrettanto bene definire e descrivere: fu come il clic di un coperchio che improvvisamente si solleva o come, anche, la sensazione di un movimento improvviso - potei quasi percepirne il suono dentro la mia testa e fin dentro le viscere del mio corpo - che produce una sorta di cambiamento. Fu come vedere lui, con il libro ancora in mano, lo sguardo lucidamente commosso, con occhi nuovi e diversi e fu allora, in quel preciso istante, che mi resi conto di volerlo rivedere ancora, di volerlo conoscere meglio, come se un legame - fino ad allora nascosto ed invisibile - si fosse improvvisamente palesato e ci avesse teso la mano.
E anche fu per me il momento di voler credere e di voler accettare quell'incontro con A. come un dono del destino.
Ed è anche, soprattutto, oltre che, ovviamente, a Buzzati, è anche soprattutto a lui che oggi dedico questo post, vista pure l'occasione della recentissima inaugurazione (appena ieri) del suo blog, Il Dialogo Probabilmente e dove ha  oggi ha pubblicato un brevissimo racconto sempre in ricordo del grande Dino Buzzati.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

"Il deserto dei tartari" è tra i due o tre miei romanzi italiani preferiti.

Massimo ha detto...

Biancaneve, mi hai battuto sul tempo! Volevo fare proprio un post su Buzzati e cosa vedo? Che l'hai già fatto tu.
Brava, Buzzati è il mio italiano preferito assieme a Berto.
Anch'io l'ho scoperto da ragazzino e da allora è una costante rilettura. Ho appena finito di ri-leggere Un amore: come tutte le opere d'arte veramente tali, acquista a ogni rilettura un sapore nuovo, una profondità (direi più, una vastità) sempre maggiore. Buzzati non ha fatto altro che cantare la morte, il destino, senza drammi, senza patetismi, ma così bello, è come respirare la giovinezza e l'incanto del tempo che passa.
Se non l'hai già fatto, ti consiglio di leggere Poema a fumetti, dove illustra con suoi disegni la mitica storia di Orfeo e Euridice. C'è un sottile erotismo, un amore per la vita, un candore, anche, che incantano.
"E nel buio, benché nessuno lo veda, sorride".
L'ultima frase del Deserto dei Tartari ce l'ho scolpita nella mente da almeno 30 anni, forse di più.

Massim ha detto...

E bella anche questa cosa dell'incontro con il tuo compagno ... Buzzati fa prodigi, è magico! Ciao

Rita ha detto...

@ some1elsenotme

Anche dei miei, è un romanzo indimenticabile. Curiosità: gli altri romanzi italiani che ami quali sono? :-)

Rita ha detto...

@ Massimo

Era un post a cui pensavo da tempo. :-)

Hai visto il video di questa conferenza che è stata organizzata a Milano proprio in occasione del quarantennale della sua scomparsa?

http://video.corriere.it/i-miracoli-val-morel/f70e6054-473e-11e1-8fa7-b2a5b83c8dfe

E' molto interessante. Tra il pubblico, in prima fila, c'è anche Almerina.
Andreoli ad un certo punto racconta che da giovani andavano a ballare insieme e che mentre Almerina si scatenava in pista, loro due (Buzzati e lo stesso Andreoli) si sedevano a terra e si mettevano a discutere di argomenti tragicissimi, della morte ecc. E soprattutto fa notare una cosa importante, ossia che nella parola "amore" è compresa la radice della parola "mor-te": amore quindi come barriera contro la morte, ma che la contiene sempre, la ricorda semre; direi che in Buzzati sono sempre presenti la passione, intesa anche proprio nelle sue sfumature carnali, erotiche e al tempo stesso il pensiero della morte.
Poema a Fumetti dovrei leggerlo meglio, mi sono limitata a guardare le bellissime figure (come una bambina). :-D

Anche Berto mi piace molto, pure se lo conosco pochissimo rispetto a Buzzati, avendo letto solo Il male oscuro e La cosa buffa.

Ciao Massimo, sono proprio contenta che anche a te piaccia Buzzati. :-)

Dinamo Seligneri ha detto...

Lascio anche io un caffè pagato alla cassa per Buzzati, per quando n'avrà voglia.

Martigot ha detto...

Il primo libro di Dino Buzzati che ho letto è stato La Boutique del Mistero, diversi anni fa (in effetti è da un po' che penso di rileggerlo), che ho apprezzato moltissimo, essendo le storie inquietanti e strane una mia grande passione letteraria.
Poi qualche anno fa ho letto Un Amore, libro bellissimo che tengo qui a Milano tra i romanzi a me più cari.
Un grande autore di cui assolutamente ho intenzione di leggere le altre opere.

Direi che Buzzati ti ha portato fortuna :)

Rita ha detto...

@ Dinamo

Vabbè, già che ci stai offrilo uno pure a me di caffè, va. :-)
A buon rendere ovviamente.

Rita ha detto...

@ Martigot

Ne La Boutique del Mistero ci sono alcuni tra i racconti più belli.

Secondo me ti piacerebbe molto Il Grande Ritratto, è un romanzo breve molto particolare e bizzarro.

E poi assolutamente imperdibile è Il Deserto dei Tartari.

Dinamo Seligneri ha detto...

Vabbè, uno anche a te e alla bella compagnia.

ilDin, affogato al caffè

Volpina ha detto...

Quanto ti leggo entro proprio in un altro mondo... scrivi benissimo, ma perchè non scrivi un libro?!

Rita ha detto...

Grazie Volpina,
sei troppo gentile.
Quello di scrivere un libro è la mia massima ambizione ed aspirazione e, come tale, un sogno enorme, spropositato che non so se riuscirò mai a realizzare.
Il fatto è che io, come avrai capito, amo moltissimo la letteratura e l'idea di scrivere magari un libro mediocre mi allontana dal volerci anche solo provare. So che è sbagliato, che invece dovrei buttarmi, scrivere, scrivere, scrivere ma... forse non è ancora arrivato il momento.
E poi, cosa importante, non ho una storia buona da raccontare.
Non basta saper scrivere, bisogna avere qualcosa di interessante e valido da raccontare. Mi vengono sempre mezze idee, ma mai definite, mai complete.
Forse non sono una scrittrice, ma solo una che sa scrivere. :-)
Comunque grazie per i tuoi complimenti, nulla mi fa più piacere di quando qualcuno mi dice che gli piace come scrivo. :-)

Volpina ha detto...

Beh, sono piccole soddisfazioni della vita!
Sono contenta di averti conosciuta e sono contenta anche di quello che hai scritto; è vero, bisogna ambire al massimo e non accontentarsi di qualcosa di mediocre.
Però continuo a sperare di poter leggere in un futuro un post con scritto "correte in libreria, Biancaneve vi aspetta!" :D

Rita ha detto...

Se un giorno avverrà, avrai una copia autografata in omaggio! E' una promessa! :-)

Volpina ha detto...

Yey!!!!!!!!!!!! Però voglio venire a prenderla personalmente! ^_^

Anonimo ha detto...

ciao a tutti! sapete da dove posso scaricare il video del corriere?
tante grazie

Rita ha detto...

Guarda, dovrebbe essere reperibile in questa pagina, diviso in più parti:

http://sitesearch.corriere.it/videoSearchEngine?queryString=Dino%20Buzzati

Ciao e grazie a te. :-)

Rita ha detto...

P.S.: guarda, andando a questo indirizzo lo trovi per intero, dall'inizio:

http://video.corriere.it/i-miracoli-val-morel/f70e6054-473e-11e1-8fa7-b2a5b83c8dfe