giovedì 29 dicembre 2011

Lost


Premessa Personale

La sensazione non è nuova. Mi era già capitato altre volte. E del resto io sono quella che da bambina continuò a piangere ininterrottamente per due giorni di seguito dopo aver assistito, impotente, alla morte di King Kong (nel remake degli anni ’70) al cinema. Ma è tutto finto, non è morto davvero, non esiste nemmeno il gorilla, vedi, è un pupazzo? Continuavano a ripetermi i miei genitori, ma per me il dolore provato fu autentico e quella fu la prima, ma non l’ultima volta, che uscendo dalla sala di un cinema avrei portato con me e dentro di me parte di quel mondo di celluloide.
E non accadde solo con il cinema, ma anche con i libri, con i cartoni animati visti in tv, con le serie televisive; ricordo che quando morì Anthony di Candy Candy rimasi incredula e provai un dispiacere sordo, lacerante, come se fosse morto davvero qualcuno che conoscevo. Mia madre mi racconta che la prima manifestazione di questa totale sospensione dell’incredulità che da sempre mi accompagna quando guardo i film, leggo, vado al teatro - ed in qualsiasi altro modo possano aver preso forma l’immaginazione e la creatività umane trasformandosi in finzione - si manifestò quando ero davvero molto piccola, talmente piccola da pronunciare a malapena qualche parola e scoppiai a piangere a dirotto guardando un cartone animato in cui un agnellino veniva ucciso. E anche lì, lei mi racconta, a nulla valsero i suoi tentativi di rassicurarmi che era tutto finto e che l’agnellino non era morto davvero.
E del resto la finzione si è sempre fatta strada nel cuore degli uomini al pari di una realtà parallela, spesso sostituendosi - come valida e confortante sostituta - a quella vera, non sempre gratificante come la si vorrebbe.
Si racconta che quando Clarissa - noto personaggio dell’omonimo romanzo epistolare di Richardson uscito a puntate nella Londra settecentesca - morì, tutta la città suonò le campane a morto.
Io non ho mai guardato moltissimo la TV, però per le cosiddette serie televisive, specialmente quelle americane per ragazzi e che andavano in onda il pomeriggio o in pre-serata, ho sempre fatto un’eccezione e sono cresciuta con molte di esse, più o meno interessanti, più o meno di mio gradimento.
Negli ultimi anni, come sapete, ho smesso del tutto di guardare la TV, però quando sento parlare di qualche serie che sta avendo molto successo cerco di tenermela a mente, ripromettendomi di acquistarne - una volta che sia terminata - i cofanetti dvd delle varie stagioni.
E così i primi di dicembre io e il mio compagno - anche approfittando di una notevole offerta che c’era da Feltrinelli - abbiamo preso LOST

A proposito di Lost

Credo che Lost non abbia bisogno di presentazioni: dico solo che è stata definita la serie più innovativa dai tempi di Twin Peaks - peraltro è stata anche la serie più costosa di tutte le produzioni televisive - ha avuto ed ha milioni di fans in tutto il mondo e la messa in onda dell’ultimissima puntata (maggio 2010) è stata un vero evento mondiale, molto di più della finale di una Championship, molto di più di qualsiasi altro evento di pubblico interesse.
E a me, com’è sembrata? Vale davvero la pena di sorbirsi sei stagioni di episodi?
La mia risposta è: sì, ne vale la pena.
È un prodotto televisivo e questo non dobbiamo dimenticarlo, ma è uno di quei rari casi perfettamente riusciti di connubio tra qualità e prodotto di consumo di massa portatore di contenuti complessi, ma resi disponibili su più piani di lettura così da essere fruibili da un pubblico più che mai variegato.
Sul piano meramente narrativo si presenta come avventura infinita in cui i colpi di scena si susseguono uno dietro l’altro e per lo spettatore più ingenuo o che non abbia voglia di scendere in profondità potrebbe anche bastare, riuscendo tuttavia a far nascere in lui l’impressione che ci sia anche altro, molto altro, sebbene non immediatamente leggibile e fruibile. Per chi vorrà e saprà invece affidarsi alla guida della miriade dei simboli, delle metafore e delle citazioni sparse un po’ ovunque, Lost potrà essere letto e dispiegato al pari di un arazzo dal disegno complesso la cui miriade di fili conduce alle solite - eternamente riproposte e mai davvero esaurite con univoche risposte - domande: ontologia del bene e del male, senso ultimo dell’esistenza, fato o casualità, fede - nella sua accezione laica, come fede nella vita, capacità di accettazione del mistero e di ciò che resta inspiegabile, ma anche nella sua accezione religiosa, come credenza in un’entità divina e in una ricerca escatologica - dissidio, ma anche forse connubio, di essa, ossia di questa “fede” (intesa in tutti i significati possibili) con la scienza, e, sopra ogni cosa, su questo immenso arazzo, l’umanità ad emergere in primo piano, l’umano in tutte le sue caratteristiche, pregi e difetti, tanto capace di compiere la più elevata e nobile delle imprese, quanto anche la più infima delle bassezze. Male e bene come assoluti che si compenetrano l’uno nell’altro e che proprio in questa compenetrazione, a partire da questa compenetrazione, si relativizzano. Esseri umani capaci di compiere le più deprecabili azioni, ma al tempo stesso capaci di perdonarsi e di concedere il perdono. Esseri umani che si rivelano attraverso le scelte che compiono, quelle che si riveleranno giuste, ma ancor più quelle  sbagliate e l’emergere delle passioni e dei sentimenti che come un’onda travolgono chi ne è sopraffatto: invidia, rancore, vendetta, volontà di dominio, ma anche amore e senso profondo di solidale amicizia.
Un’isola che è come un principio in cui la Storia ha avuto inizio: quella della ricerca della conoscenza e della dualità manifestantesi ovunque, delle dieci sephirot emanazione della luce primigenia che non dovrà mai spegnersi.
Un’isola che è come una selva oscura in cui ci smarrisce (lost in inglese significa: perso, perduto, smarrito) e attraverso la quale iniziare un vero e proprio cammino di redenzione con tanto di guida al fianco (numerose le citazioni sparse: dai cunicoli, tane, pozzi, bunker sotterranei che rimandano alla tana del bianconiglio in cui scivola Alice nel Paese delle Meraviglie, al viaggio a stazioni attraverso la giungla del colonnello Kurtz di Cuore di Tenebra e di altri noti personaggi e situazioni fondanti la mitologia popolare, soprattutto americana, ma anche europea).
E questo è solo un piccolo assaggio di quello che è Lost.
Ho letto e sentito in giro che dalla quarta stagione in poi molti fans sono rimasti delusi giudicando il tutto poco credibile e un po’ troppo artificioso e che, specialmente il finale, abbia spaccato nettamente il pubblico a metà.
Beh, signori miei, quando ci si appresta a guardare una serie di questo tipo si deve poter mettere in atto un vero e proprio atto di “fede”, altrimenti detto, sospensione totale dell’incredulità, e ci si deve abbandonare all’idea di star per compiere un viaggio fantastico, unico, un viaggio oltre le “normali” coordinate spazio-temporali in cui ci troviamo a muoverci in ogni “normalissimo” giorno della nostra esistenza.
Lo spettatore deve essere in grado di lasciarsi totalmente andare affinché possa anch’egli perdersi insieme ai sopravvissuti del volo Oceanic Airlines 815 e possa, alla fine di tutto, avere la bellissima, inebriante sensazione di poter far parte della loro realtà - quale essa sia - e di poter far finalmente ritorno a casa - qualsiasi cosa significhi. La fine come inizio del tutto.
Lost è una serie che lascia dentro qualcosa e a cui non ci si rassegna all’idea di doverla lasciare andare. Si vorrebbe trattenere quei personaggi all’infinito, incapaci di accettare l’idea di non rivederli più.
Vivere insieme per non morire da soli. Questo il loro motto. Insieme a tante altre frasi, battute scherzose, soprannomi spiritosi che hanno caratterizzato ogni singolo personaggio e che sono divenuti già cult, già parte della cultura popolare.
E ieri sera, dopo che in quest’ultimo mese è come se avessi davvero vissuto in una sorta di realtà sdoppiata - quella di tutti i giorni e quella del momento in cui iniziavano ad apparire sullo schermo le prime immagini di Lost e ne venivano completamente coinvolta, emotivamente ed intellettualmente - ho provato veramente una vaga sensazione di angoscia - come scritto nella premessa, già provata altre volte in passato - all’idea di aver dovuto porgere l’ultimo saluto a tutti questi personaggi verso cui, giorno dopo giorno, episodio dopo episodio, ho iniziato ad affezionarmi. Anche a quelli apparentemente più antipatici e negativi, sebbene non ci sia un vero buono, né un vero cattivo. Ognuno di loro rivelatosi in grado di compiere azioni eroiche quanto meschine. Così come in definitiva è tutta la serie: grande, immensa, ma anche piena di tanti difetti e messaggi discutibili (le grandi opere sono tali nel bene e nel male, tanto nei pregi e valori, quandi nei difetti e dis-valori), quali ad esempio quello del continuo uso delle armi usate a scopo difensivo-offensivo - com’è tipico della cultura americana e della caccia come risorsa per procacciarsi cibo (ma, come ho detto, bisogna abbandonarsi alla sospensione dell’incredulità e suppongo che se mi trovassi su un’isola deserta, in assenza di altre risorse alimentari, forse un pesce, per sopravvivere, sarei costretta a mangiarlo anche io, anche se sicuramente farei tutto il possibile per nutrirmi solo di frutta e vegetali).
La Fine l’ho trovato fantastica, con l’unico finale davvero possibile e che, ovviamente non rivelerò.
Dunque, riassumendo, cos’è Lost? Lost è un’opera dal valore quindi polisemantico in cui - alla molteplice stratificazione di letture - si aggiunge un montaggio decisamente innovativo (almeno per una serie TV) e tutto un corredo di rimandi, simboli, metafore, citazioni (letterarie, bibliche, cinematografiche, fumettistiche, televisive), così che il tutto coinvolga e costringa lo spettatore a mettersi in gioco e a risolvere i vari enigmi e misteri che vengono disseminati di episodio in episodio, di scena in scena.
È un prodotto di intrattenimento, ma che si affida, riproponendoli in maniera originale, a tutti gli archetipi e i topoi della letteratura cosiddetta "alta".
La trama in fondo potrebbe essere riassunta in poche parole ed il bello è anche questo: il volo 815 della Oceanic Airlines (una compagnia fittizia creata appositamente a Hollywood, principalmente per Lost, ma citata anche in altri film e serie tv) decollato da Sidney e diretto a Los Angeles, precipita - spezzandosi in due - su un’isola del Pacifico e, allo schianto, sopravvivono 48 persone.
L’inizio è epico.
Inizia così l’avventura, il viaggio, l’esperienza, qualsiasi cosa sia, di queste persone che si troveranno ad affrontare più livelli di difficoltà: quello innanzitutto realistico e concreto della loro sopravvivenza su un’isola apparentemente deserta  (trovare acqua, cibo, accendere il fuoco, costruire dei ripari, cercare di comunicare per far giungere i soccorsi, curare le ferite, difendersi da ed adattarsi ad una natura benigna ed ostile al tempo stesso, stringere legami, amicizie, scontrarsi con avversari e superare ostacoli di ogni tipo e genere e via dicendo), ma che poi si scoprirà essere abitata da indigeni chiamati “Gli Altri”, da un mostro di fumo nero, da animali insoliti (orsi polari su un’isola del Pacifico?) ed essere stata luogo prescelto di un progetto molto ambizioso condotto da un gruppo di scienziati di fama mondiale - denominato progetto Dharma - che aveva lo scopo di salvare il mondo.
Dai sopravvissuti - inizialmente 48 - si distinguerà subito un gruppetto di persone che poi saranno i protagonisti principali ed ognuno di loro sembra avere già - o si manifesterà poi -  incontrato o avuto qualcosa a che fare con tutti gli altri, come se tra loro ci fosse già stato in qualche modo un legame invisibile - fosse stato anche un incrocio di sguardi, uno sfiorarsi le mani, un essersi rivolti la parola - e soprattutto ognuno di loro sembra essere stato “chiamato” dall’isola - l’isola, questo luogo denso e stratificato di enigmi, luogo reale ma simbolico al tempo stesso - per un motivo ben preciso: destino, predestinazione, una seconda possibilità, un percorso formativo, crescita, identità, accettazione? Cos’è l’isola e cosa farà ad ognuno e per ognuno di loro? Questo dovranno scoprirlo pian piano e noi spettatori insieme a loro.
Noi spettatori non sappiamo nulla di più e nulla di meno di quanto sappiano i personaggi. Non esiste la figura del narratore onniscente.
Jack, Hugo, Sawyer, Kate, Sun e Jin, Michael e Walt, Charlie, Claire e il piccolo Aaron, Boone, Shannon, Sayid, Bernard e Rose, il mitico John Locke, Desmond e Penny, il dolcissimo cagnone Vincent e poi altri che si aggiungeranno in seguito quali Ben, Juliet, Jacob, Richard ecc., sono dei personaggi a tutto tondo, caratteri i cui attributi caratteriali, le cui vicende biografiche ed eventi cardine del passato verranno presentati allo spettatore poco a poco, esattamente come avverrebbe nella vita reale casomai ci si trovasse a dover trascorrere del tempo (giorni, settimane, mesi, anni?) insieme a compagni di viaggio con cui ci si è trovati improvvisamente a condividere un’esperienza fondante ed importante della nostra esistenza (quale sarebbe appunto essere scampati ad un disastro aereo e finiti su un’isola deserta).
I personaggi sono degli anti-eroi, persone comunissime, né buone e né cattive, che durante la loro vita pre-isola hanno compiuto anche scelte ed azioni molto discutibili, ma mai realmente irreversibili, come nessuna azione può esserlo nel momento in cui viene elaborata, accettata, superata, perdonata.
Persone che in qualche modo sono state tradite o deluse, o che hanno a loro volta deluso e tradito, ingannato e truffato, state ingannate e truffate, persone che, letteralmente, ad un certo punto della loro esistenza, si sono perse.
Ovviamente il titolo Lost è, in questo senso, come già detto, emblematico.
Tutto viene raccontato - sia le avventure dell’isola, che gli eventi biografici dei personaggi - attraverso un sofisticato e spesso sorprendente montaggio in cui al presente si alternano flashback del passato e persino, inaspettamente, a partire dalla quarta stagione, flashforward del futuro (il primo flashforward giunge davvero memorabile ed inaspettato, irriconoscibile fino ad un certo punto)  fino ad arrivare all’ultima stagione in cui addirittura  si manifesteranno i cosiddetti flashsideway, ossia scene da una realtà parallela in cui - dopo una serie di complesse peripezie che hanno a che vedere con la fisica quantistica, i viaggi spazio-temporali e molto altro -  l’aereo riesce ad atterrare a Los Angeles come previsto senza schiantarsi sull’isola; il fine è riuscire a trovare uno scopo e a dare un senso a tutto quello che accade e, in qualche modo, a ricongiungere le diverse linee temporali e reali con la vicenda che ha dato inizio a tutto: il volo 815 dell’Oceanic Airlines precipitato sull’isola ed i suoi superstiti. 

L’isola si rivela per ognuno dei personaggi strumento efficace di elaborazione del passato e tentativo di superamento, quasi una seconda possibilità, un’opportunità di “rivelare” e portare a compimento ciò per cui sentono di essere destinati: l’essenza dell’animo di ciascuno essendo la realizzazione.
Accadrà di tutto su quell’isola in cui avvengono eventi sovrannaturali: viaggi nel tempo, allucinazioni, sogni profetici, visioni del futuro e del passato, avventure di ogni tipo, personaggi che appaiono in un modo e che l’attimo successivo si rivelano essere qualcos’altro, in un gioco continuo di approfondimento, spessore e ribaltamento del carattere di ognuno, e poi violenza, omicidi, torture, malattie, ma anche nascite, affetti che si consolidano, amicizie che si rompono ed amori che nascono o che perdurano nel tempo. Ognuno sperimenta la condizione di vittima e di aguzzino, di prigioniero e di “guardiano”, ognuno tradisce ed è tradito, ferisce ed è ferito, ed ognuno chiede scusa e perdona l’altro.
Perché Lost piace così tanto? Non è solo per l’avventura continua, per il clima di continua tensione che si viene a creare e per gli infiniti colpi di scena e  misteri che si susseguono, ma è soprattutto perché - al pari delle tragedie greche dell’età di Pericle - sebbene con un linguaggio adatto ai giorni nostri e molto più “massificato”, mette in scene le umane miserie e gloria dell’umanità e tenta di rispondere alle domande che l’essere umano continua a bisbigliarsi e rimpallarsi - da orecchio in orecchio, come nel vecchio giochino del telefono senza fili - da secoli; e può accadere, proprio come nel vecchio giochino, che le risposte si perdano, si distorcano o trovino ragioni, verità e sensi diversi a seconda delle diverse epoche, ma, in fin dei conti, sono sempre quelle due o tre cose che ci interessa davvero sapere.
Lost - proprio come in ogni opera che si rispetti - tenta di dare queste risposte e lo fa in maniera avventurosa, divertente, appassionante, senza mai un calo di tensione, in maniera formalmente e superbamente innovativa, e soprattutto con la precisa volontà di coinvolgere lo spettatore e di renderlo partecipe dell’avventura stessa che si propone di raccontare.
Credo che non si debba cercare di dare un'interpretazione univoca al finale, al significato dell'isola, alle intere vicende occorse, così come non esiste una verità assoluta o un senso della vita che possano dirsi uguale per tutti. La vita non ha alcun senso, se non quello che ad ognuno di noi piacerà dargli.
Così è l'isola. Qualcosa di diverso per ognuno dei personaggi, qualcosa di diverso per ogni spettatore. Per tutti, una grande opportunità, un percorso, un passaggio, in qualche modo, obbligato.
Mi dispiace immensamente di essere arrivata alla fine. Rimpiango quella domenica in cui io ed il mio compagno, dopo aver visto la prima stagione - presa per prova -  ci siamo precipitati al negozio a prendere tutti gli altri cofanetti (in offerta :-) ), con gli occhi che ci brillavano come quelli di due bambini in un magazzino di giocattoli.         
E’ un atteggiamento infantile, lo so, ma non mi interessa, perché a questo serve la finzione, a farci sognare di essere altro e di vivere tante, tante altre vite. Ché una sola, a volte non basta. O a evadere dalla propria, ché a volte è fin troppo pesante.
E spero di non crescere mai in questo senso, di restare sempre la bambina che si mise a piangere quando vide morire King Kong e che ieri sera si è commossa - e un pochino disperata - per La Fine di Lost.                   

30 commenti:

Caden Cotard ha detto...

Analisi impressionante.
Benvenuta tra quelli che hanno vissuto questa irripetibile esperienza (credo di essere tra i pochi in Italia, forse 100?, ad averlo visto sempre in diretta dalla prima puntata senza perderne nemmeno una e doverla recuperare poi).

LA cosa più grande che abbia mai visto tra cinema e tv.

E l'occhio di Jack che si chiude alla fine, quell'ultimissima immagine contrapposta alla primissima, sei anni prima, quando quell'occhio si apriva, è la cosa più grande, più bella, più emozionante che un'opera di finzione mi abbia mai regalato.







(ho lottato un anno con i detrattori, non ho più le forze. Sono solo orgoglioso di aver scritto un post 10 minuti dopo che tutto fosse finito perchè Lost è e deve restare un'emozione soprattutto personale che ognuno di noi deve elaborare come crede. Tra l'altro ho conosciuto il mondo dei blogger (Ad esempio James Ford e Valentina Ariete) proprio tramite Lost e quei post. Fino ad allora scrivevo il blog senza saper minimamente se ne esistessero degli altri, cosa fossero i lettori fissi (infatti non ne avevo nemmeno uno), senza immaginarmi assolutamente che certe passioni potevano essere condivise con altri.

Ancora complimenti.
Dai, stavolta glissiamo un pò sulla caccia :)

Un caro saluto.

Rita ha detto...

Buongiorno Oh Dae-Soo,
felice di essere in buona compagnia e soprattutto di rendermi conto che non sono l'unica ad aver provato così tante emozioni e ad essermi addolorata per la fine di Lost.
Io comunque penso di aver battuto ogni record: ho visto tutte le sei stagioni in poco più di venti giorni, facendo delle vere e proprie maratone notturne e guardando anche fino a 8-10 episodi al giorno. Vorrei averlo visto più dilatato nel tempo, ma avendo i dvd lì a portata di mano è impossibile smettere, è come una specie di droga. Poi la notte sognavo i personaggi ;-)
Diciamo che per me è stata un'esperienza molto intensa, a 360°.

Sono andata a leggere i tuoi post, con tutti i commenti e poi qualcos'altro in giro e ho visto che la gente si scervella a dare i significati più astrusi, a cercare di chiarire ogni aspetto, ma come dici tu nella vita sono tante le questioni che rimangono irrisolte, sospese, i fatti che non si spiegano, gli eventi cui non si riesce a dare un senso e non vedo perché su Lost invece ci si debba accanire e perché ogni scena debba essere sezionata chirurgicamente. Così si perde il senso complessivo e la bellezza del tutto.
Nella vita capita pure che a volte accadano fatti che lì per lì ci sembrano densi di significato e rivelatori di chissà quale promesse a venire, carichi di aspettative e determinanti per il futuro, mentre poi rimangono sospesi, poco a poco si svuotano del valore che gli avevamo attribuito e passano, confondendosi in un ricordo indistinto: ecco, probabilmente in Lost tante scene che lì per lì ci erano sembrate significative poi invece erano solo un tramite per andare avanti, per raggiungere dei punti, e allora? Che c'è di sbagliato in questo?

La scena finale che rimanda a quella iniziale e il cerchio che si chiude, con Vincent accanto a Jack è mitica, rimarrà nella storia della televisione, ma anche in quella degli spettatori, o almeno nel loro cuore.
E quella della morte di Charlie, di Sun e Jin, la famosa telefonata tra Penny e Desmond e molte altre... non le dimenticheremo mai. Bellissimo anche il tema musicale che si sente nelle scene d'amore (tipo appunto in quelle tra Penny e Desmond), vero?
Quali personaggi hai amato di più e quale storia ti è sembrata la più bella?
Una delle storie più belle per me resta quella tra Penny e Desmond e proprio perché sfida il tempo e lo spazio. Il loro amore come una "costante", è bellissimo.

Ti consiglio, ma già li avrai, sono sicura, di prendere i cofanetti perché sono ricchi di extra, di making of e tanto altro.
Ad esempio c'è un episodio in più, dopo La Fine, in cui si spiegano alcune cosette: Ben va nel magazzino dove venivano confezionati i prodotti Dharma e dice ai due operai che stanno preparando le scatole per spedirle che ormai non c'è più bisogno che lavorino, che d'ora in poi non servirà più e loro insistono per sapere almeno qualcosa, a cosa servissero, dove venissero spedite, a chi e Ben dice che accetterà di rispondere solo ad una domanda di ognuno, solo una e poi basta e quindi gli suggerisce di fare le domande giuste; a quel punto gli fa vedere il video della Dharma e gli spiega la questione degli orsi polari e anche della stanza n. 23.

Pensa che per girare la scena della morte di Jin e Sun sono rimasti immersi nell'acqua (cameramen e direttore della fotografia compresi) un'intera giornata. Dietro ogni scena c'è una preparazione che in Italia se la sognano. ;-)

E ora, dopo Lost, quale altra serie si potrebbe vedere? Mi sa che sarà difficile appassionarsi ad un'altra dopo la bellezza di Lost. E adesso nemmeno lo vorrei.

Caden Cotard ha detto...

1 non sei l'unica tranquilla, siamo in tantissimi...
2 quella full immersion che hai fatto te l'ha fatta praticamente chiunque sono riuscito a catturare nella rete in quei 6 anni. Io aspettavo ogni volta 7 giorni, un pò una tortura ma da un altro verso forse ancora più bello.

3 hai letto tutti i commenti?? Se non sbaglio furono quasi 150, complimenti!

4 perfetto, hai detto in maniera chiara e definitiva quello che io avevo cercato di dire a caldo e tutto infervorato. E' proprio così.

5 Io all'inizio ero pazzo di Locke ed odiavo Jack, mi sembrava un piagnone insopportabile... Poi sono arrivati Desmond e Penny...
"La costante" è la più bella puntata che mai serie tv potrà mai trasmettere, non ci sono ca..i.
Anche Greatest Hits, con i più bei momenti della vita di Charlie e la sua eroica morte sono qualcosa di indimenticabile.
Niente batte però i 10 minuti finali. Come ti dicevo non ho mai amato Jack ma nell'ultima stagione mi sono riavvicinato a lui moltissimo e nel finale ho pianto come fosse morto mio fratello (insomma, all'incirca :) ).

6 sì sì, tutti i cofanetti presi sempre appena usciti a metà novembre. Della 5° presi addirittura un'edizione limitata incredibile piena di gadget come la mappa dell'isola, gli stemmi della dharma da cucire sulle maglie e le vhs del suddetto progetto (almeno mi pare, l'ho avuta sottomano 5 minuti prima di regalarla a mio fratello, un lostiano di 3° o 4° generazione-ha iniziato in diretta dalla quarta serie dopo le prime 3 viste con i miei cofanetti- ma quello emozionalmente più coinvolto che abbia mai visto, il John Locke dei commenti). Era tutta anticata come fosse stata ritrovata proprio sull'isola...
La scena in più che citi l'ho vista il primo giorno che è venuta fuori su you tube caricata dagli americani.

7 E' proprio questo il problema, dopo Lost non sono riuscito a vedere altro. Prima di Lost le vette più alte per me l'ha raggiunte Six Feet Under.

Rita ha detto...

L'edizione limitata con i gadgets???
Ufff... la vogliooooooooooooooo!!!!

Ora guardo su ebay se si trova qualcosa.

Vero, un'altra scena bellissima e commovente è quella in cui Charlie scrive la lettera a Claire con la lista dei momenti più belli della sua vita e quando si arriva al quinto: "il giorno che ti ho incontrata", beh, lì sono scese le lacrime.
Un altro momento intenso è stato quando Sawyer torna indietro nel tempo e rivede Kate che aiuta Claire a partorire.

Io invece ho amato Jack sin dal primo istante, anche se in certi momenti non l'ho sopportato, a volte quella sua testardaggine era proprio irritante: un po' come accade nella vita reale, capita che se anche ami moltissimo qualcuno, poi arrivano quei momenti che invece gli sbatteresti la testa sul muro :-D

Inizialmente non mi piaceva Sawyer, lo trovavo antipatico, uno che si credeva di essere chissà chi, mentre poi come personaggio è cresciuto moltissimo; ma sai che alla fine mi è parso che avesse anche i lineamenti più addolciti, come se effettivamente si fosse verificato un cambiamento: inizialmente era uno diffidente, che non si fidava di nessuno, poi ha imparato a lasciarsi andare.

Uno dei personaggi più complessi è senz'altro Ben. E bravissimo l'attore. E poi John Locke ovviamente, quel suo sorriso, quegli occhi così trasparenti.

Mi è dispiaciuto anche quando è morto Boone, mi stava simpatico anche lui, peccato che sia uscito così presto.

Ah, poi Dan e Charlotte :-)

Caden Cotard ha detto...

Stai parlando di questa??

http://blog.screenweek.it/2009/07/lost-season-5-collectors-edition-48283.php

Naaa, non la trovi, quasi impossibile :)

Ti rispondo con calma al resto.

Rita ha detto...

Su Ebay l'ho trovata :-)
Ma costicchia un po', al momento non posso prenderla.

E indovina cosa c'è sempre su Ebay (a parte magliette, tute della Dharma ecc.)? La barretta di cioccolata Dharma (euro circa 223,00), e poi le lattine di birra.
Ho visto anche che in molti siti ci sono delle contraffazioni, ma su Ebay si trovano anche le originali usate per il film.

Per queste cose gli Americani sono troppo forti!

Sto leggicchiando in giro, forum, blog ecc..
E ho rivisto alcune scene su youtube. :-)

Non sarà facile riprendere la vita di tutti i giorni senza Lost :-(
(un po' scherzo, ma un po' dico anche sul serio).

Caden Cotard ha detto...

Ma hai trovato l'edizione americana o italiana? (credo americana)

E nuova o usata? (credo usata)

Perchè in usato ovvio che si trova tutto, nuovo -e italiano- avresti fatto veramente bingo, lo ritenevo (ritengo) impossibile.
No, comunque non sono un feticista in quel modo, preferirei rivedermi 10 volte la serie che prendere a 220 euro una barretta...

Se metti Lostpedia non ne esci più, dopo ogni puntata si formava materiale (ripeto, per ogni puntata) che altre serie tv non avevano per l'intera durata.
;)

Rita ha detto...

Credo quella americana.
Ma anche usata a me non importa, appena posso la prendo.
Per il resto: la barretta, le tute, le magliette in effetti non ci spenderei tutti quei soldi. Come dici tu è feticismo e basta. Oddio, se costassero meno sarebbe anche carino avere i vari gadgets, ma alla fine quello che conta è mantenere vivo il ricordo della serie nel cuore.

Ho visto Lostpedia sì, e sto trovando davvero di tutto in rete. E pensare che prima di arrivare alla fine non ho mai voluto leggere niente, nemmeno una riga, avevo paura degli spoilers.

lupogrigio ha detto...

Kost mi piaceva molto, ma non sono riuscito a vederlo tutto e alla fine ho lasciato perdere, non ci si capiva più nulla.
Ma da Feltri hai comprato i DVD di tutta la serie completa? E quanto hai speso?
Ultima domanda: quante ore di visione sono contenuto nell'opera omnia di LOST?
GraziBuon anno!

Rita ha detto...

Ciao Lupogrigio, e tanti auguri di buon anno anche a te, innanzitutto. :-)

Allora, in questo momento da Feltrinelli (almeno qui a Roma) c'è un'offerta speciale e praticamente ogni cofanetto viene poco più di 15 euro l'uno. Bisogna però prenderli tutti insieme perché è come un prendi due e paghi uno. Se ne compri uno per volta c'è comunque un valido sconto, mi sembra 30 euro anziché 50 e rotti, però per pagarne la metà (cioè solo uno ogni due che ne prendi) vanno presi insieme.
Ho speso circa cento euro in tutto.

In totale sono circa 75-80 ore di visione, esclusi i dvd speciali contenuti in ogni cofanetto, più gli extra di ogni singolo dvd.
Considera che fino alle terza stagione sono 23-24 episodi ciascuna, poi dalla quarta si riducono a 16-18.

Diciamo che la situazione si complica dalla quarta serie in poi e bisogna seguire ogni episodio con attenzione, quindi immagino che vederlo in tv, con la pubblicità e tutto e dovendo attendere ogni volta una settimana sia stata una specie di odissea (anche se, come diceva un mio amico oggi, che poi conosci anche tu, il caro Diego-Strangelove del nostro mitico vecchio forum, vederlo diluito in sei anni oppure in venti giorni come ho fatto io, sono due esperienze completamente diverse.
Io già in soli pochi giorni mi sono affezionata moltissimo ai personaggi, immagino in sei anni... capisco che ci sia gente che abbia letteralmente percepito un vuoto dopo la fine.

Io ti consiglio di rivederti tutto dall'inizio, a me ha dato moltissimo vedere questa serie.

Un abbraccio affettuoso.
Rita

Caden Cotard ha detto...

Rita (finalmente so il tuo nome), non è per voyeurismo ma mi piacerebbe sapere dove ti sei scontrata con James. Siccome sarà senz'altro una discussione su tematiche importanti (come piace a te) vorrei vedere cosa vi siete detti e quali sono le vostre posizioni.

Giuseppe (ma va bene anche oh dae-soo, no problem).

Caden Cotard ha detto...

Rita (finalmente so il tuo nome), non è per voyeurismo ma mi piacerebbe sapere dove ti sei scontrata con James. Siccome sarà senz'altro una discussione su tematiche importanti (come piace a te) vorrei vedere cosa vi siete detti e quali sono le vostre posizioni.

Giuseppe (ma va bene anche oh dae-soo, no problem).

Caden Cotard ha detto...

Lupogrigio, se ti sbrighi prendilo a 79 euro qua.

http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=search-alias%3Ddvd&field-keywords=lost&x=0&y=0

Rita ha detto...

@ Oh Dae-Soo

http://whiterussiancinema.blogspot.com/2011/06/paul.html

Buona lettura :-)

E auguri di Buon Anno ovviamente!

Emmeggì ha detto...

Io sono tra i "detrattori", uno dei rarissimi casi di allontanamento fra Togliatti e i Cccp :-P
Avevo però visto solo una puntata e mezzo, e quello che non mi era piaciuto era, grosso modo e in estrema sintesi:
- la complessità spostata troppo su un piano mentale e cervellotico
- la regia e il montaggio "scenografici", ma di poca "sostanza"
Come ricredermi? ;-)
Di Biancaneve già so, ma tu, Oh, che ne pensi di Dexter, The Walking Dead, e Breaking Bad (le serie che mi hanno succhiato più tempo, ovvero che mi sono davvero piaciute).

Bileonair ha detto...

Mai visto Lost, che so essere meritevole. Ci proverò. ;)

Rita ha detto...

@ Emmeggì:

Come puoi ricrederti?
Ma ovviamente guardandoti tutta Lost, dall'inizio alla fine, dedicandole l'attenzione che merita.

Troppo poco una puntata e mezza per giudicare; ti dico che a me le prime puntate - sebbene mi avessero preso a livello narrativo, cioè nel senso di avere curiosità di sapere cosa accade di puntata in puntata - avevano lasciato un po' perplessa proprio a livello di spessore: i personaggi mi sembravano troppo "tagliati con l'accetta" (mentre è solo uno strategemma narrativo quello di delinearli psicologicamente ed esistenzialmente a poco a poco) e il tutto mi sembrava troppo, come dire, superficiale (classica dicotomia buoni V cattivi, propaganda delle armi, caccia ecc. tipica della peggior cultura americana), mentre poi ho dovuto ricredermi.
Lost è un capolavoro, è alto cinema, siamo oltre la tv, sia formalmente, ma anche proprio a livello di significati.
Concedile una seconda chance: fidati!

Buon anno :-)

Rita ha detto...

@ marco poltiglia

Sì, secondo me è imperdibile. Ribalta proprio i canoni estetico-narrativi della serie tv.
Ti avverto però, è come una droga, ti consiglio di iniziarla in un momento in cui magari non sei sotto esame ;-)

Emmeggì ha detto...

Il fatto è che sei piuttosto convincente...Ma chissà quando ci sarà il tempo!

Rita ha detto...

Eh sì, per guardare una serie come Lost il tempo è un fattore essenziale (in ogni senso, poi capirai... ;-)). Per entrare in sintonia con i personaggi bisogna esserci, seguirli giorno dopo giorno, o comunque in maniera regolare. Scusa, datti due appuntamenti fissi a settimana, o tre se riesci, tipo lunedì, mercoledì e venerdì; ogni episodio dura solo quaranta minuti, magari ci impiegherai qualche mese, o anche un anno, che ti importa? La cosa che conta secondo me è la regolarità. E metti in conto di vedere qualche film in meno, infatti io ora devo recuperarne un sacco.
Ma Dexter com'è? Ci sto facendo un pensierino. Ci sono tematiche esistenziali? Perché a me poi alla fine quelle interessano.

Emmeggì ha detto...

Dexter ti prende, ti prende! E poi c'è una bellissima Miami, con tanta musica e colori. All'inizio della mia avventura blogghesca ne ho scritto qui e là, se ti interessa. Consiglio ancora, e caldamente, The Walking Dead (appena conclusa una seconda stagione molto bella, sopratutto per il discorso psicologico nel gruppo dei sopravvissuti, argomento che ai fan di Lost non potrà non accendere una lampadina ;-P - senza contare che è abbordabile per numero di ore e che ha una regia fantastica)

Rita ha detto...

Poi vado a leggere qualcosa sul tuo blog a proposito di Dexter.
Di The Walking Dead anche ho sentito parlare, il titolo mi ispira e poi in generale a me piacciono moltissimo le storie di sopravvissuti (anni fa lessi un libro molto appassionante, tratto da una storia vera - scritto proprio da uno dei veri protagonisti dell'"esperienza" - di una famiglia che mentre stava facendo un viaggio in barca a vela viene assalita da un'orca che aveva scambiato la loro imbarcazione per una preda e riesce a farla affondare, quindi tutti loro sono costretti a mettersi in salvo su un canotto di salvataggio dove andranno alla deriva per parecchi giorni, mi pare addirittura settimane (ora non ricordo bene), nutrendosi dei pochi viveri che erano riusciti a tenersi. Una storia davvero emozionante, specie perché vera. Lottano letteralmente contro la morte, oltre ai viveri che scarseggiano giorno dopo giorno, finiscono anche l'acqua, quindi escogitano un sistema per raccogliere quella piovana, ma ovviamente non piove tutti i giorni. C'è il resoconto cronachistico, avventuroso e poi la descrizione delle emozioni, della loro situazione psicologica, mi era piaciuto moltissimo. Non ricordo il titolo, non appena mi viene in mente ti faccio sapere, sempre che interessino anche a te le storie legate alla sopravvivenza in situazioni estreme.
Poi ovviamente c'è quella dei sopravvissuti delle Ande, che penso sia la più famosa.

In questi giorni sto guardando tutti gli extra di Lost, ce ne sono una caterva, interessantissimi. Ci sono finti documentari sui sopravvissuti, ma non hai idea di come siano fatti, sembrano autentici. Per queste cose gli Americani bisogna lasciarli stare, sono eccezionalmente bravi.

Caden Cotard ha detto...

Sono in debito di due risposte, quella alle serie tv e quella sull discussione Biancaneve-James.

Mi tengo l'appunto, prima o poi arrivo :)

Rita ha detto...

Non mi dire che ti sei letto tutta la discussione Biancaneve-James... complimenti per il coraggio e la pazienza! :-D

Tranquillo, quando vuoi e puoi, io sono qui, senza fretta. :-)

Non hai idea di quanti contenuti speciali ci siano nei cofanetti di Lost, alcuni sono nascosti, mi sto divertendo moltissimo, quasi quanto aver guardato la serie.
I soldi meglio spesi della mia vita (fatta eccezione per quelli spesi per salvare, nutrire e curare gli animali, ovviamente)!

Caden Cotard ha detto...

Letta tutta. :)

Non ho idea?

Forse dimentichi che li ho acquistati tutti lo stesso giorno di uscita vendita, anno dopo anno.

Extra strepitosi, ora su due piedi me ne ricordo pochissimi (mi fece impressione quella specie di talk show sui finti sopravvissuti al disastro aereo se ricordo bene) ma non c'era niente da buttare, uno meglio dell'altro.

Rear Window ha detto...

Secondo me LOST è la serie televisiva più rivoluzionaria ed appassionante mai realizzata. Con mia moglie a cavallo fra il 2010 ed il 2011 abbiamo fatto una "lost reloaded", riassoporando una stagione dopo l'altra.
Credo che mai nessuna serie sia mai riuscita così abilmente a mescolare cultura alta e bassa, sperimentazione e popolarità, filosofia e fantascienza, sfruttando fino in fondo i tempi lunghi della narrazione televisiva, ben diversi da quelli cinematografici.
CAPOLAVORO!

Rita ha detto...

@ Rear Window

Innanzitutto complimenti per la scelta del tuo nick. :-)

D'accordissimo con tutto quello che scrivi di Lost, hai perfettamente sintetizzato l'essenza di questa stupenda serie.

Un saluto.

Emmeggì ha detto...

Stroncatura in arrivo...:-P

Rita ha detto...

Attendo con curiosità. Ma non capisco come si possa stroncare una serie così unica. ;-) O meglio, intellettualmente sì, potrà avere svariati difetti, ma nella sua complessità e totalità non può non prendere... o no?
Vediamo che dirai. :-P

Emmeggì ha detto...

Non potrà essere una recensione come vorrei, sarebbe troppo impegnativo. Diciamo qualche elemento di giudizio e il mio parere / gusto personale...:-) "per fortuna" di stroncature ce ne sono di Lost, non sono una mosca bianca ;-P