Ieri sera sono andata ad una festa di compleanno, una di quelle in cui, a parte il festeggiato e pochi altri, ci sono molte persone che non ho mai visto prima.
In situazioni così mi diverto ad osservare chi non conosco, cercando di farmene un’idea approssimativa, consapevole che l’apparenza non di rado inganna (ma qualche volta invece esprime esattamente quel che contiene).
Non posso fare a meno di notare, perché molto appariscente, una bella donna: bionda, fresca di piega dal parrucchiere, molto truccata ma in maniera accurata, non volgare insomma, vestita in maniera elegante, con un abito fine ma anche in grado di valorizzare le forme, sulla quarantina (o forse qualcosa in più ma ben portati, o magari qualcosa in meno ma male portati). Atteggiamento un po’ “snob”, di quelle che ti squadrano dalla testa ai piedi e ci tengono a farsi ammirare. Ma a me solitamente non dà fastidio questo atteggiamento di certe donne rivelatorio di un bisogno di sguardi perché dietro ci scorgo sempre una certa fragilità, una certa necessità di avere conferma che denota poca o scarsa stima di sé. E quindi, le donne così, più che invidia (come spesso pensano gli uomini) mi suscitano molta tenerezza.
Devo aggiungere poi che a me piace guardare le belle donne, così come guardo gli uomini, così come mi soffermo a guardare un bel quadro, un bel mobile, un bel paesaggio, un cane, un gatto, un fiore, una nuvola. A volte mi capita di fare anche delle figuracce perché magari le osservo in maniera forse fin troppo insistente, ma sempre con puro spirito innocente, giocoso.
E' che, semplicememente, mi piace la bellezza.
Peraltro ieri sera ho poi finito praticamente per passare la serata in contemplazione dei numerosi dipinti che erano appesi alle pareti, di notevole valore estetico: una casa che è quasi una pinacoteca.
Ai lati del salone ci sono anche diversi tavoli con molte cose da mangiare, quindi ad un certo punto decido di andare a dare una sbirciatina, anche perché, dopo aver già bevuto un paio di bicchieri di un ottimo rosso, inizia a girarmi la testa.
Passo velocemente in rassegna le varie vivande, sorvolo disgustata sui piatti di salumi, inizio col piluccare qualche patatina e qualche oliva, qualche tartina vegetariana e poi mi avvicino ad un’invitante teglia di pasta al forno che sembra proprio priva di carne; per sicurezza mi metto in cerca della padrona di casa per chiedere conferma, quando, dietro le mie spalle, superando di tono il vocìo in sottofondo sento sopraggiungere una voce squillante a chiedere: “c’è carne in quella pasta? C’è carne? Non c’è carne vero? E’ senza carne vero? Allora posso andare sicura? La posso mangiare tranquillamente?”. Mi volto e mi accorgo che colei che mi ha preceduta nella domanda che anche io stessa stavo per porre è la signora appariscente che non ho potuto fare a meno di notare al mio arrivo e che ho appena descritto sopra. Che bello, penso tra me e me, c’è una vegetariana, un’anima affine, vedi, mi dico, è proprio vero che non si deve mai giudicare dall’aspetto, pensavo che fosse una persona frivola, poco consapevole di sé se non a livello di mera apparenza, un po’ snob, sembrava anche vagamente antipatica (e magari lo è), però almeno non mangia gli animali, e qualsiasi persona che è stata in grado di compiere questa scelta deve avere sicuramente qualcosa di interessante dentro... e già mi avvicino aprendomi in un mezzo sorriso, contenta di aver trovato - in mezzo a tutte quelle persone che non conosco - un’anima affine, almeno sotto quell’aspetto e sto per dire: “anche io infatti stavo per fare la stessa domanda per sapere se c’è la carne o no “, quando sento una terza persona - un uomo - che, rivolgendosi alla bella donna bionda, mia presunta anima affine, le domanda: “ma perché vuoi sapere se c’è carne o meno, sei vegetariana?”. E la bella donna risponde: “no, no, figuriamoci... sono in QUARESIMA!”.
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Credetemi, se avessi visto Satana in persona me la sarei data a gambe meno velocemente.
Se c’è una cosa che mi ferisce ancor più di vedere una persona che mangia animali è una persona che, periodicamente, rinuncia a mangiarli per assecondare un credo religioso, implicando nell’atto stesso una sorta di sacrificio, di rinuncia - NON per rispettare un altro essere vivente - bensì per rispettare ed onorare un dogma, un credo, un’entità astratta.
Una persona così, come la donna di ieri sera, a me fa veramente paura.
Una persona così, che abdica alla propria capacità di ragionare per seguire i dettami di un credo religioso a me fa veramente paura. Mi fa paura perché sono convinta che un domani - se la chiesa riacquistasse il potere temporale - persone come me verrebbero direttamente messe al rogo da persone come quella di ieri sera. Perché sono convinta che la chiesa non sia per niente pentita del proprio truce passato, con l’inquisizione e le torture e la messa al rogo di persone che la pensavano diversamente, anzi, che pensavano e basta, senza “credere”.
A me fanno paura le persone che decidono di mangiare o non mangiare gli animali in nome di un credo religioso anziché come risultato di una presa di coscienza perché queste stesse persone, qualora il proprio credo chiedesse loro di sterminare... che so, tutti i gatti neri, o tutti i bambini con gli occhi verdi piuttosto che tutte le donne che hanno i capelli ricci, lo farebbero senza esitazione alcuna.
La bella signora bionda ora è in quaresima, quindi non mangia la carne (ma il pesce sì!), perché si avvicina la pasqua e bisogna prepararsi al grande evento della resurrezione. La bella signora poi, la domenica di pasqua, per festeggiare l’avvenuta resurrezione - fiera di aver mantenuto il suo impegno a rinunciare di mangiare la carne fino a quel giorno - affonderà - senza colpa e senza alcun tipo di remora - i denti in un bel cosciotto di agnello. Ecco, a me una persona così fa veramente paura.
Io mi auguro che tra tutte le persone come la bella signora ci possa essere - per qualcuno almeno - una vera resurrezione: quella della propria intelligenza, del proprio spirito ragionante, della propria capacità di pensare.
Non mettiamo a morte gli agnelli, mettiamo a morte i dogmi ed i credi religiosi.
16 commenti:
Che peccato scoprire che una così fregna è religiosa. Un vero spreco.
LOL
Già, è quello che ho pensato anche io ;-)
Io non credo che si ritornerà mai a quei tempi. Per quanto possono provarci, a ripristinare vecchi sistemi distribuendo bibbie nelle scuole o regalando ostie nelle chiese, sono destinati a scomparire. I segni li vedo già nelle nuove generazioni (ho a che fare con bambini settimanalmente: son troppo svegli per farsi fregare).
Purtroppo per loro, per i nostalgici, la religione non funziona. Se hai un'infezione, pregare non serve. Serve la penicellina. Anche le suore, quando attraversano la strada, guardano a destra e a sinistra (ok, questa è di House).
Ciò che si basava sul principio d'autorità, oggi, quando puoi avere ogni informazione a portata di mano in un pochi secondi, può essere smascherato con due click.
Ci vorrà tempo, sì, anche tanto, ma sono destinati a perdere.
PenicIllina, diobono della furia :)
Speriamo che sia davvero come dici tu; e però io scorgo anche tanti segnali preoccupanti: persone che mai avevano dimostrato interesse verso le religioni in genere - in particolare verso il cattolicesimo - persone che avevano dato prova di una discreta lucidità mentale, poi improvvisamente "convertitesi" ad un credo, convinte di aver raggiunto una "pace", di aver trovato una risposta.
Peggio ancora, noto persone talmente preoccupate dall'immigrazione di popoli di religione islamica, o meglio, da un certo tipo di fondamentalismo, che anziché rispondere tramite un discorso di apertura culturale, ribattono a colpi di chiusura offerti dalla religione cattolica, come se la risposta ad un "male" possa essere un altro tipo di "male".
Speriamo nelle nuove generazioni sì... ma a volte il rifugio in una risposta di tipo irrazionale può offrire - illusoriamente - il conforto di una soluzione a portata di mano a tutto ciò che - nell'esistenza - si presenta come indecifrabile o apparentemente inspiegabile. E' un discorso di natura psicologica che si appoggia sul bisogno delle persone di acquisire determinate certezze ontologiche.
Ciò che mi sconvolge di certe persone è proprio la chiusura totale, il rifiuto del pensiero a favore di un principio fideistico, un "I want to believe" assoluto (per citare una celebre frase tratta da una celebre serie) che porta ad escludere tutto il resto.
Il discorso estremamente sensato e razionalistico della penicillina funziona ma per certe persone permane il bisogno di un conforto irrazionale, quasi scaramantico. Altrimenti tutta la superstizione sarebbe dovuta sparire da secoli, invece resiste... come un residuo, un rivolo che continua a persistere, silente, nascosto, sotterraneo, ma, non escluderei ancora potenzialmente pericoloso.
Credo di aver vissuto qualcosa di simile.
Beh, se è per questo ho anche sentito dire da un sedicente buddista che mangia gli animali perché secondo lui sono a disposizione per quello.
In momenti come questi, di sconforto, mi tornano in mente le parole di un grande statista: «Ma sa di culo! E giratela!»
(lo leggo il tuo racconto, è che in questi giorni sono un po' impiccato, oltre che già pigro di mio)
(l'hai visto il video della barzelletta della mela, vero?)
P.S.:
comunque è vero che oggi i bambini sono molto più svegli, principalmente anche perché ricevono molti più "input" informativi rispetto, ad esempio, a quella che è stata la mia generazione. Hanno più strumenti.
Ad esempio il mio nipotino di nove anni, che va a scuola dalle suore e che adesso sta anche andando al catechismo e che quindi ha ricevuto un certo tipo di formazione, tempo fa, guardando un documentario sul Big Bang, ha detto alla madre: "ma com'è 'sta storia? Ma allora l'universo chi l'ha creato, Dio o il Big Bang?". Ha iniziato evidentemente a mettere in discussione ciò che gli viene detto evidentemente durante l'insegnamento della religione, dimostrando una capacità critica notevole; quantomeno ha saputo che esiste più di una teoria, che esistono svariate ipotesi, che non c'è UNA sola verità ed UNA sola storia.
Anche a scuola comunque - pur essendo gestita dalle suore - gli insegnano la teoria dell'evoluzione durante l'ora di scienze, infatti si sta molto interessando ai fossili, vuole guardare i documentari, leggere i libri. Quando ero piccola invece io non c'era internet, non c'erano tutti questi documentari di oggi, si avevano a disposizione meno strumenti ed era certamente più facile essere manipolati(per fortuna ho avuto un padre ateo ed una madre credente ma non praticante, quindi mi sono salvata lo stesso LOL ).
C'è però anche il discorso inverso da fare a proposito della grande informazione che le nuove generazioni possono avere oggi a disposizione: poiché sostanzialmente chiunque può scrivere di tutto ed il contrario di tutto, è anche difficile riuscire a discernere ciò che è serio da ciò che non lo è, difficile approfondire anche, c'è tanto, troppo, su tutto, e spesso riportato in maniera molto superficiale: un buon metodo anche questo per farsi mandare in pappa il cervello.
Inoltre, mi sembra di averlo letto proprio sul tuo blog, esiste una tecnica di manipolazione della "verità" molto subdola, che è quella di confondere il vero con il falso, cioè quella di mettere degli assunti provati scientificamente in mezzo ad ipotesi di pura follia e, poiché la mente umana è portata a soffermarsi su quello che riconosce come vero, trascurando ciò che è meno chiaro, meno evidente, di conseguenza è portata ad assumere come vero, ossia come "scientificamente provato", sbadatamente, anche tutto il resto che invece di "provato" non ha nulla.
"Dolcedopodomani" è bellissimo :-)
Non ho visto il video, però ho sentito la barzelletta; venerdì scorso sono stata a casa dei miei e mio padre mi ha fatto vedere su Sky un programma che si chiama "gli sgommati", non so se lo conosci, è un programma di satira politica in cui ci sono i "nostri" (anzi, miei niente affatto!) politici raffigurati tramite dei pupazzi di gomma, devo dire abbastanza divertente nell'insieme, anche se poco pungente per i miei gusti, tutto sommato abbastanza innocuo, e in uno di questi sketches appunto veniva raccontata la barzelletta. Che ho trovato volgare oltre misura ma non per la cosa in sé, ma perché non faceva per niente ridere, mi ha ricordato un po' le barzellette che raccontano i bambini su Pierino... quelle che sono tipiche di una certa fase infantile insomma.
Ecco, io trovo volgare ciò che non ha uno spessore, ciò che è becero, che si ferma lì... . Non c'è la minima arguzia in quella barzelletta, è solo stupida e per questo volgare.
(prenditela comoda per il racconto... tranquillo, con me sai che non devi farti di questi problemi, quando hai voglia di farti vivo, quando puoi, sai che ci sono, altrimenti ci sono lo stesso, in silenzio, e va bene lo stesso) :-)
P.S. per Dolcedopodomani ;-)
"In momenti come questi, di sconforto, mi tornano in mente le parole di un grande statista"
Ecco, questa figura retorica che hai usato si chiama "antifrasi", cioè il voler significare l'opposto di quello che si afferma.
(niente, è che mi è venuta in mente e così te l'ho detta) ;-)
""Peggio ancora, noto persone talmente preoccupate dall'immigrazione di popoli di religione islamica, o meglio, da un certo tipo di fondamentalismo, che anziché rispondere tramite un discorso di apertura culturale, ribattono a colpi di chiusura offerti dalla religione cattolica, come se la risposta ad un "male" possa essere un altro tipo di "male".""
Da una parte questo è vero. Dall'altra credo che il dover a che fare con le contraddizione e le sciocchezze di un'altra religione (più giovane di 600 anni, probabilmente estrema quasi come lo era quella cristiana 600 anni fa) possa portare ad un superamento di certe credenze. O almeno me lo auguro. Da parte mia cerco di fare in modo che le contraddizioni risaltino: di fronte ad un <> io ricordo - appunto - la Quaresima. E così via.
Ho alcuni problemi con i commenti. A volte non me li fa postare, a volte me li taglia :D. Comunque dicevo:
...
Da una parte questo è vero. Dall'altra credo che il dover a che fare con le contraddizione e le sciocchezze di un'altra religione (più giovane di 600 anni, probabilmente estrema quasi come lo era quella cristiana 600 anni fa) possa portare ad un superamento di certe credenze. O almeno me lo auguro. Da parte mia cerco di fare in modo che le contraddizioni risaltino: di fronte ad un "ma che fesseria è il Ramadan?" io ricordo - appunto - la Quaresima. E così via.
Ciao Rita, che bello il tuo blog e quanti spunti di riflessione!
Chissà, magari una volta che vengo a Roma (a studiare in un'Università vaticana!!!) ne parleremo di persona.
"per certe persone permane il bisogno di un conforto irrazionale, quasi scaramantico" questa, secondo me, non è religione (perlomeno non è quella cattolica). La religione (cattolica) è amore e libertà.
Io non vado molto d'accordo proprio con il concetto di "religione", quale essia sia. Così come sono restia ad abbracciare una qualsiasi "filosofia" intesa come sistema di pensiero chiuso, definito, che poggia su specifici assiomi e metodi escludendone altri.
La mia forma mentis mi porta ad interessarmi a tantissimi argomenti - anche di natura religiosa o di approfondimento filosofico - ma sempre con un'idea di speculazione in perenne movimento, di ricerca costante, piuttosto che come obiettivo e strumento per approdare ad un punto fermo.
A me non interessa, ad esempio, il concetto di "verità", mi interessa piuttosto quello dei tanti percorsi per approdare a più verità possibili, ad una fantasmagoria di diversi "sentire" e di diverse percezioni o ipotesi sulla natura ultima dell'universo e del nostro esserci e far parte di questo universo.
Per come l'ho conosciuta io, la religione cattolica è una forma di pensiero chiuso, che si esplica in se stesso. Vede un fine, stabilisce un senso delle nostre esistenze, postula verità ultime e finalità ulteriori e dogmi che sono del tutto estranei alla mia maniera di pensare e di vedere le cose.
Perché, ad esempio, metti tra parentesi, per meglio specificare, quel (cattolica)? Forse che allora le altre religioni siano meno degne di essere conosciute, osservate o praticate? Perché solo quella (cattolica) è amore e libertà? Noto una contraddizione in termini nello specificarne proprio una (cattolica), che predispone quindi già ad una forma di chiusura, ad un voler escludere automaticamente tutto il resto.
E le filosofie orientali allora, il buddhismo, l'induismo, il gianismo, non predicano anch'esse l'amore e la libertà?
Ma persino la religione islamica, con quella sua radice etimologica che significa "sottomissione", implica una certa qual forma di libertà poiché colui che si sottomette è in fin dei conti libero dal dover decidere e scegliere ogni volta, riponendo ogni risposta proprio nei dogmi in cui crede.
Per certuni infatti la parola libertà implica proprio - paradossalmente - l'esonero dalla fatica di dover pensare con la propria testa e decidere ogni volta cosa sia giusto fare. Molte persone, credimi, non saprebbero che farsene della libertà vera, sarebbero terrorizzate al pensiero di vivere senza una guida costante o uno stile di vita cui ispirarsi.
Per me libertà invece può avere solo questo significato: consapevolezza ed assunzione delle mie responsabilità. In totale assenza di dogmi.
(... continua nel messaggio successivo)
(... riprendo da dove avevo lasciato, è che blogspot non mi permette di scrivere messaggi oltre una certa lunghezza).
Se anche io oggi stesso incontrassi Dio in persona - avendo prova certa della sua esistenza - non per questo cambierei di una sola virgola la mia esistenza, basando il mio comportamento e le mie azioni su un sentire etico che sono arrivata a costruirmi negli anni, grazie a tanto pensare, riflettere, e ad un sentire empatico verso il mio prossimo.
Non faccio agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me, ma non perché me lo dice qualcuno ma perché mi sforzo sempre di mettermi nei panni altrui, di trasferire il mio specifico sentire anche al di fuori di me.
Non ho bisogno della religione perché non mi serve una guida secondo la quale impostare la mia esistenza o dalla quale far scaturire il mio agire.
A cosa potrebbe servirmi la religione? Ad amare e rispettare il mio prossimo? Mi sforzo di farlo già adesso. A credere nella resurrezione, nella vita eterna, nell'aldilà? Non ne ho bisogno. So per certo che ho questa vita e cerco di impiegarla al meglio, costruttivamente, per me e per gli altri.
Temo la morte? Certo, come tutti. E se fossi credente o religiosa (cattolica o di qualsiasi altra religione) la temerei di meno? Può essere. Ma mi sembrerebbe di ingannare me stessa, un illudermi su qualcosa che non ho il coraggio di affrontare e di guardare bene in faccia. Un po' come la famosa scommessa di Pascal: è meglio crederci perché ciò che potremmo averne in cambio sarebbe una ricompensa immensa . Mi reputo una persona troppo onesta intellettualmente (non che tu non lo sia, io mi riferisco sempre al MIO modo di essere e di vedere le cose) per svicolare in questo modo "lo spauracchio" della morte e della ricerca di senso dell'esistenza.
Io penso che la vita non abbia che un senso: quello che ad ognuno di noi piacerà darle. Personalissimo. Un percorso soggettivo per ognuno di noi.
E - nell'assenza di una spiegazione esaustiva - mi fermo ad accettare il "mistero", inteso non in senso teologico (non come Mistero Divino) ma come un arrendermi di fronte a ciò che mi appare inspiegabile. Lo accetto. Lo vivo. Vivo questa mia parziale e limitata comprensione delle cose. Molto umilmente. Non voglio saperne di più. Perché di più, con i mezzi della scienza e della razionalità che ci sono dati, non è possibile sapere ma un voler scavalcarli significherebbe un voler assumere un principio di fede, che è resa incondizionata a tutto ciò che di logico conosciamo.
Hai visto quella famosa serie televisiva degli anni novanta che è stata "X-Files"? Il protagonista maschile, che credeva fermamente nell'esistenza degli alieni, anche di fronte a prove che poi si dimostravano spiegabili razionalmente, diceva: "I want to believe", ossia, "Io voglio crederci".
La Fede è un atto di volontà preciso, una scelta. Un voler scegliere di credere nonostante tutto.
Comunque, sarò lietissima e disponibilissima a far due chiacchiere con te quando se ne presenterà l'occasione :-)
E sono davvero contenta che il mio blog ti piaccia e che ci trovi degli spunti di riflessione ;-)
Non mi parlare di Vaticano però perché davvero vado poco d'accordo con le gerarchie ecclesiastiche e anche con il concetto di Papa, che vedo come un ruolo ormai sorpassato e, francamente, ci colgo troppo interesse, troppo Potere ( di quello con la P maiuscola), troppa opulenza, troppe "maschere", troppi abiti, talari e non, troppo di tutto. E troppo poco pentimento verso gli errori del passato.
Non potranno mai piacermi persone che in nome di una religione, di una fede, di un'idea di verità hanno messo al rogo menti eccelse come il nostro Giordano Bruno, e perseguitato tanti altri che come unica colpa avevano quella di non pensarla come loro.
Sarò retorica? Forse. Ma la Storia è Storia. Ed è sempre bene prenderla come insegnamento. Prima di qualsiasi religione.
"Giainismo", ovviamente, e non "gianismo" come ho scritto erroneamente sopra.
(scrivo di fretta e a quest'ora inizia a calarmi anche la vista) :-(
wow!!!
Che bella risposta e quanti altri spunti di riflessione.
Tranquilla, non ti porto in Vaticano. :)
Magari ti mando una e-mail così ti dico quando vengo a Roma.
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